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Political scorrect

Post n°188 pubblicato il 19 Dicembre 2009 da pioggiachescroscia

Ho fatto la doccia, stamane. Ma lo sporco non andava via.

Governare non è facile, per governare con il Paese in recessione ci vorrebbero le menti migliori della nostra generazione. Abbiamo permesso che andassero al potere, tranne rare eccezioni, personalità scadenti, che inondano di compiaciuta incompetenza gli studi televisivi. A Ballarò, da Vespa, da Santoro, al Tg1,  al Tg5, Cicchitto, Dalla Vedova, Gasparri, Brunetta, Bondi, Di Pietro. Non vi fanno rizzare i capelli?

Ma non ne avete abbastanza dei guitti?

La banalità, l’approssimazione, quelli che ripetono che la responsabilità di questa crisi “è di chi ha immesso nel mercato prodotti tossici”, vi accorgete che non sanno di cosa stanno parlando? Sono politici da quinta elementare, anime da contrabbando, caporalato. Chiedetegli che cosa sia esattamente un prodotto derivato o chi fosse Vasco De Gama, perché il grano costa di meno e il pane è triplicato, se il concerto numero 3 di Rachmaninov è per pianoforte o per violino, o perché due quattordicenni a settimana si suicidano. Non lo sanno, hanno occhi da carpe, portafogli da calciatori, sono stati viziati dal potere, la forbice fra noi e loro è spalancata come quella fra i sempre più ricchi e il resto del Paese. Li abbiamo eletti noi. Non tutti possono essere Benedetto Croce o Luigi Einaudi o Berlinguer. Ma di chi è la colpa, se tutti i santi giorni, da vent’anni, l’onorevole Casini ripete che “La famiglia è la base di questo paese” e l’applaudono pure? Tu mi leggeresti, fratello, se scrivessi solo questa frase mille volte di seguito: “Uno più uno fa due?” La colpa è nostra, prendiamone coscienza. Oggi siamo indifferenti. Il martellamento d’informazioni sta saturando i cervelli che non sono più in grado di distinguere una buona politica da un danno. Un uomo di Stato da una carpa. Come ha scritto Oliver Clerc: “Le nere proiezioni per il nostro futuro, invece di suscitare reazioni e misure preventive, non fanno altro che preparare psicologicamente la gente ad accettare condizioni di vita ancora più decadenti e drammatiche”.

         Abbiamo più colpa noi del governo, la rottura dell’unità sindacale, Casini, Al Quaeda, l’Onu, o dello svelto onorevole Lupi, new entry. Siamo noi che stiamo andando alla deriva. Non loro. Nessuno ci vieta di cambiare rotta, con uno specchio in tasca e tanto coraggio. Altrimenti a che servono le crisi? Mettiamo i piedi nella Storia. Quando la Storia ti mette i piedi in testa, non serve cantare “Ma che colpa abbiamo noi?”

d.c.

 
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