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bijoux

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I MIEI LIBRI

Il vecchio e il mare

"Sentì il ferro conficcarsi e vi si appoggiò sopra

e lo immerse più profondamente

e poi lo spinse con tutto il peso del suo corpo.

Allora il pesce torno in vita,

recando in sè la sua morte,

e si librò alto fuori dall'acqua

mostrando tutta la sua grande lunghezza

e larghezza

e tutta la sua forza e bellezza.

Parve restare sospeso nell'aria

sul vecchio nella barca.

Poi precipitò in acqua in un crollo

che coprì di spuma il vecchio e tutta la barca"

("Il vecchio e il mare"_Ernest Hemingway)

 

 

 

PARADISO...NON POTEVI ATTENDERE?

Napoli è in ogni sketch,in ogni film di Massimo.

Massimo Troisi

E' come un filo conduttore che attraversa tutta la sua produzione.

Napoli,come disse l'attore stesso in una intervista,era parte di sè stesso.

Anche quando non compariva,c'era.

Ma non come realtà specifica,come fenomeno particolare,piuttosto come frammento di una realtà di più ampio respiro che varca i confini regionali.

E' lo specchio dello smarrimento esistenziale,del crollo delle ideologie,delle sopraffazioni,delle ingiustizie,di una inaccettabile rassegnazione,che appartengono al vissuto di tutti,non solo dei napoletani.

I personaggi che interpreta parlano napoletano ma,secondo l'attore,avrebbero potuto parlare qualsiasi altro dialetto.

D'altra parte,Troisi era di Napoli(San Giorgio a Cremano)e Napoli è sempre stata una città così complessa e difficile,da offrire una vastissima gamma di stimoli alle forze della creatività!

Trovatemi un napoletano che non sia creativo..

che non abbia una battuta sempre pronta per tutto..

Massimo ci ha rappresentati e ancora ci rappresenta..

..GRAZIE MASSIMO

 

 

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Memoria e memorie..

Post n°900 pubblicato il 26 Gennaio 2010 da lesfleur
 

Avevo circa 13 anni quando,dietro consiglio della Prof,comprai il suo libro e mi immersi totalmente nella lettura di quelle pagine talmente dure e crudeli da non poterle credere foriere di verità.

Parlo del"Diario di Anne Frank",diario che lei cominciò a scrivere nel giorno del suo 13° compleanno,fu un regalo dei suoi genitori..

«il primo che mi apparve fosti tu, forse uno dei più belli fra i miei doni».

Anna è una ragazza ebrea che, per sfuggire alla persecuzione nazista, è costretta a trasferirsi con la famiglia ad Amsterdam.
Quel diario l’accompagnerà nei giorni più bui della sua esistenza e in quelle pagine, che immagina di indirizzare a Kitty, un’amica immaginaria, racconta le incomprensioni con la madre, il difficile rapporto con la sorella Margot, le paure che attanagliano il suo cuore, il desiderio di vivere la vita normale di qualsiasi adolescente, l’amore per Peter, che vive la sua stessa situazione di clandestina ma soprattutto l’orrore per le atrocità che la circondano e che poi vivrà..
Scrivere queste sue giornate in quek diario è stato per Anna «un gran sostegno», e per noi rappresenta una testimonianza simbolo dell’orrore,visto con gli di una tenera adolescente ma soprattutto è un invito a riflettere sulla crudeltà umana e ad adoperarci affinché tali atrocità non si verifichino mai più.


Questo libro mi ha colpito molto per la ricchezza dei sentimenti che una ragazzina della sua età ha saputo esprimere così profondamente;la semplicità del linguaggio, la naturalezza con cui Anna racconta le discriminazioni e le violenze contro gli ebrei, fanno sì che questo libro sia adatto a lettori di tutte le età e sinceramente lo consiglio molto più del film;attraverso le sue pagine potrete leggere e apprendere ciò che in un film non si può far vedere ma solo lasciare immaginare..

« È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo. »

(unico filmato esistente di Anne Frank)

Altra vicenda che presenta sorprendenti affinità e analogie a quella della Frank

è la storia di un'altra vittima storica della Shoa,

Helga Deen.

Il suo diario "Stettino, 6 aprile 1925 ,Campo di sterminio di Sobibór, 16 luglio 1943" in cui descrive la sua prigionìa in un campo di concentramento nazista durante la seconda guerra mondiale, prima di essere trasferita, assieme alla sua famiglia, nel campo di sterminio di Sobibór.

Tale diario/documento

 è stato pubblicato postumo nel 2005

con il titolo di

 "Kamp Vught "

perchè l'autrice,che al momento dell'arresto frequentava l'ultimo anno delle scuole superiori,riuscì a far avere il diario ed altre sue piccole cose (tra cui una penna stilografica, alcune lettere e cartoline e una ciocca di capelli) racchiuse in una borsetta al suo fidanzato, il fotografo Kee van den Berg, che lo ha tenuto nascosto come una reliquia fino alla morte, avvenuta nel 2004.

« Se da qui guardo fuori dalla finestra vedo betulle, abeti, il cielo azzurro con delle nuvole bianche »

(Helga Deen,Kamp Vught)

 
 
 
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