Creato da dream.of_fable il 24/06/2010

dream of fable

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La bella e la bestia 4 parte (favola originale)

Post n°6 pubblicato il 24 Giugno 2010 da dream.of_fable

"Ingrato!" gridò, "io ti ho salvato la vita, e tu, per ricompensa, mi rubi le rose, i fiori che più mi sono cari al mondo. Meriteresti un castigo. Raccomanda l'anima a Dio perché tra poco morirai." Il mercante si gettò in ginocchio terrorizzato: "Perdonatemi, signore ... anche una mia figliola ama tanto le rose che me ne ha chiesta una, e io non sapevo dove trovarla. Perciò ..." incominciò a balbettare, non riuscendo a trovare una giustificazione, ma il mostro continuò con voce terribile e cavernosa: "Non chiamarmi signore. Guardami: ti sembro forse un signore? Io sono soltanto una Bestia, e il mio nome è proprio la Bestia; ti farò grazia della vita soltanto a un patto: che tua figlia venga qui, e si sacrifichi al tuo posto. Ma se non verrà, dovrai ritornare tu, fra tre mesi." Il mercante non pensò neppure per un attimo di mandare la figliola a morire in vece sua, ma si sentì un po' consolato, perché la Bestia gli lasciava il tempo di riabbracciare i suoi figlioli. "Vi ringrazio" disse con fervore, "fra tre mesi sarò qui." La Bestia lo guardò per un momento, poi disse con voce un pò rabbonita: "Non voglio che tu torni a casa a mani vuote. Nella sala in cui sei entrato troverai un grande cofano. Mettici dentro ciò che vuoi. Penserò io a mandarlo."

Detto questo la Bestia si ritirò e il mercante rimase solo. Ritornò malinconicamente nella grande sala e vide davvero il cofano, che non c'era prima, e, intorno, mucchi di monete e di gioielli. Quasi meccanicamente li raccolse e riempì il cofano, pensando che non avrebbe mai goduto di quelle ricchezze, ma che almeno ne avrebbero goduto i suoi figlioli; e questo pensiero lo confortò. Andò a prendere il cavallo e salì in sella pensando alla sorte che lo aspettava, dopo i tre mesi. Il cavallo trovò da solo la via di casa, e il suo nitrito, quando giunse, fece accorrere fuori i figlioli. Essi lo aiutarono a scendere di sella e Bella accese il fuoco nel cammino, mentre le figlie maggiori accorrevano per ritirare i loro vestiti. Vedendoli tutti riuniti intorno a sé, il mercante incominciò a piangere, porse il ramoscello a Bella e disse: "Eccoti le rose che desideravi. Costeranno ben care al tuo povero padre."

A quelle parole i figli lo tempestarono di domande, e finalmente lo sventurato si decise a raccontare ogni cosa. Le figlie maggiori si scagliarono con violenza contro Bella. "E' colpa tua, se rimarremo orfane! Hai voluto fare la santarellina, chiedendo una cosa piccola piccola, e non un vestito o un gioiello come noi! Eccone le conseguenze! E non ti disperi! Non piangi nemmeno, tu che sei la causa della rovina di nostro padre! "Perché dovrei piangere?" chiese Bella con calma. "Dato che la Bestia si accontenta di me, andrò io al castello, naturalmente." In cuor suo era spaventassima: si sentiva come un uccellino inseguito da un gufo. Ma pensava che era giusto che fosse così. Lei aveva chiesto quel dono assurdo; lei doveva pagare. E la gioia di sapere il buon babbo vivo, l'avrebbe consolata da ogni male. "No, sorellina cara, no!" gridarono i fratelli, "Noi non permetteremo mai che tu corra incontro alla morte, e troveremo il modo di uccidere la Bestia. "Voi non correrete rischi per colpa mia" replicò Bella, "non saprei sopravvivere, se vi capitasse una disgrazia. "Quella Bestia è invincibile" singhiozzò il padre. "Non v'è altro rimedio se non la mia partenza, fra tre mesi. Io sono vecchio: ormai mi rimane così poco tempo da vivere che non vale la pena di rimpiangerlo. "No, caro babbo",disse ancora Bella con la solita fermezza. "Io sono giovane, ma non amo la vita a tal punto da lasciarti morire al posto mio. Senza contare che, perduto te, morirei di dolore anche perché mi sentirei colpevole della tua morte.

Continuarono a lungo a discutere, e finalmente il mercante si rassegnò a partire per il castello assieme a Bella. Poi, strada facendo, avrebbero deciso il da farsi. Udito questo, le sorelle nascosero a stento la loro gioia. Finalmente sarebbe sparita Bella, colei che le aveva fatte sempre sfigurare! Senza quel confronto, sarebbero apparse meno sciocherelle e vane! Andarono a letto soddisfatte, e il padre, quando entrò in camera sua, ebbe una sorpresa: accanto al letto c'era il cofano pieno di monete e di gioielli. Era la ricchezza di nuovo! Ma che cosa poteva importare ormai! Bella, avvertita, pregò il padre di adoperare quel denaro per fare la dote alle sorelle, affinché potessero sposare due giovani gentiluomini che le avrebbero chieste in moglie, se non fossero state così povere.poi andò a letto anche lei e sognò una bellissima signora, con l'abito azzurro tempestato di stelle, che le diceva: "La tua bontà e il tuo coraggio meritano un premio. Spera sempre e vedrai che le tue sofferenze avranno fine." Quel sogno confortò un poco Bella e suo padre, che tuttavia piansero amaramente quando dovettero lasciare la loro casa e inoltrarsi nel fitto del bosco dove, in lontananza, brillava tenue il lumicino ...

Il castello era sfarzosamente illuminato, come se aspettasse l'arrivo di un ospite di riguardo, ma nei cortili e nel salone non c'era anima viva. Il cavallo entrò da solo nella scuderia, e Bella e suo padre trovarono, in una sala, una tavola imbandita con cibi prelibati, e un bel fuoco nel camino. " La Bestia vuole ingrassarmi, prima di mangiarmi " pensò la ragazza; ma nascose il suo terrore ed esortò il padre a prendere un po' di cibo. Anzi, anche lei simulò di mangiare con buon appetito. Avevano appena terminato che udirono un gran rumore nelle stanze interne e la Bestia entrò. Sebbene preparata, Bella sentì un tuffo al cuore. Quell'essere era veramente orribile, anche se parlava con voce pacata e cortese. Egli guardò Bella a lungo, poi domandò: "Sei venuta di tua spontanea volontà, oppure ti hanno obbligata? "Sono io che ho voluto venire!" affermò Bella, "ho procurato tanti guai a mio padre chiedendogli una rosa, ed è giusto che sia io a pagare. "Sei onesta e generosa" commentò il mostro, e rivolgendosi al mercante aggiunse: "Tu puoi andartene domattina: addio." Poi si ritirò, e i due, rimasti soli, cercarono di farsi coraggio a vicenda. "La Bestia non è cattiva: vedi che non mi ha mangiata?" disse Bella; ma in cuor suo pensò che forse l'avrebbe fatto la sera dopo. Tuttavia, poiché si era fatto tardi, andarono a letto in due eleganti camere, e contrariamente alla loro aspettativa si addormentarono subito. Al mattino venne il momento di separarsi. Padre e figlia si abbracciarono piansero, quindi il mercante si allontanò e Bella rimase a guardarlo fin che fu scomparso.

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