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"Se Questo è un Sopravvissuto"

Post n°62 pubblicato il 20 Dicembre 2022 da dynastis

Vorrei riuscire a spiegare la pressione, lo stress, la tristezza, il senso di vuoto e la solitudine anche in compagnia... vorrei spiegare cosa significa vedere tutti come nemici, non riuscire a fidarti di nessuno, nemmeno delle tue idee, di ciò che tu stessa percepisci. Vorrei riuscire a spiegare questa voglia di essere lasciata in pace dalla vita.

Annaspo in continuazione cercando di soddisfare tutti i criteri che la vita mi impone per sopravvivere ma che non mi appartengono: il lavoro, le richieste sociali, le richieste materiali, quello che bisognerebbe fare, lo scorrere delle cose, della vita... cerco solo di assolvere richieste nella speranza che una volta terminate tutte possa ritirarmi ma le richieste, l'ansia, lo stress e le cose difficili, complicate a cui devo rispondere, che devo risolvere e a cui devo assolvere, non finiscono mai.

Vorrei non avere questa forza che mi porta a sopravvivere in ogni circostanza, sempre, andando avanti. Vorrei riuscire a mollare perchè anche sopravvivere lo vivo come un dovere. E' stressante anche quello.

Sembra che tutti mi ignorino e che non sia indispensabile davvero per nessuno ma poi le richieste le fanno tutte a me ed è indispensabile che le assolva tutte. E non è vero che non chiedo aiuto a nessuno. Io chiedo aiuto a tutti. Talmente tanto da essere alle volte pesante forse, da ricevere le frasi scontate oppure da rendermi conto che nessuno riesce ad aiutarmi eppure, proprio per la mia incapacità a mollare, chiedo aiuto anche consapevole di tutto questo. Lo chiedo agli amici, ai miei, al mio capo, a professionisti, alle persone che incontro e alle volte anche a chi non conosco sperando che un giorno qualcuno possa dirmi qualcosa che non mi aspetto e che mi possa aiutare. Forse io sono l'unica persona che si può aiutare ma non ne sono più capace.

Credo che la maggior parte delle persone spesso vorrebbero avere le forze per andare avanti, io vorrei avere le forze per mollare invece.
Mi ricordo di quel libro sul trauma in cui, per la prima volta, ho dato un senso alla mia condizione. Ho capito di essere una sopravvissuta e di sentirmi come si sentono tutti i sopravvissuti, costretti ad andare avanti portandosi dietro quel peso che ti fa sopravvivere ma non vivere.

Questa cosa mi fa venire in mente Primo Levi. La verità è che la maggior parte delle persone della mia generazione lo conosce per i suoi libri, materiale indispensabile nel percorso di studi a scuola. L'abbiamo letto tutti. E' indispensabile conoscerlo, aver letto i suoi libri altrimenti sei un ingnorante. Eppure tutta la celebrità che ha agli occhi di milioni di persone non lo hanno aiutato a guarire dalla malattia di essere sopravvissuto.
Primo Levi ha scritto "la Tregua" ma la vera tregua non l'ha mai vissuta perchè era un sopravvissuto e, per uno scherzo quasi del destino, 5 mesi esatti prima della mia nascita ha deciso che non si poteva sopravvivere solamente e ha avuto il coraggio di mollare. Io non credo che abbia scritto tutti i libri che ha scritto per diventare celebre tra i banchi di scuola... io credo che sperava gli servissero per elaborare, per chiedere aiuto, per tentare di far capire... forse sperando che qualcuno gli dicesse qualcosa di illuminante dopo aver letto ma la verità è che non lo poteva aiutare nessuno e lui da solo non è riuscito a salvarsi.
Primo Levi è morto l'11 aprile del 1987, buttandosi dalla tromba delle scale del suo palazzo dopo essere sopravvissuto per ben 44 anni alla deportazione nazista, al rientro, al procedere della vita perchè era sopravvissuto e doveva andare avanti, ha fatto tutto quello che doveva fare portandosi quel peso: si è sposato, ha avuto figli, ha scritto libri, ha chiesto aiuto e, alla fine, ad un anno dalla pubblicazione di "Sommersi e Salvati", ha deciso che l'unica strada per la salvezza era la tromba delle scale e se la poteva dare solamente da solo. Dopo più di quaranta anni a sopravvivere, non riusciva più nemmeno a scrivere ma le persone continuavano a chiedere: libri da pubblicare e addirittura di diventare presidente della casa editrice mentre probabilmente lui cercava solamente un modo per uscirne.
Oggi, Primo Levi per tutti è un grande scrittore. E' conosciuto per i suoi libri. E' studiato nelle scuole. E' celebre, è uno degli autori più googlati della storia. 
Nessuno però ha mai capito Primo Levi, in nessuna scuola del mondo, in nessun festival della letteratura. Primo Levi era un uomo che ha tentato di sopravvivere chiedendo aiuto a tutti e senza nemmeno rendersene conto continua a chiederne anche alle generazioni che sono venute dopo quando ormai nemmeno lui ha più bisogno di aiuto, ne ha chiesto così tanto senza avere mai una risposta cercando di andare avanti e sperando che ce l'avrebbe fatta che ha fatto, inconsapevolmente, la Storia ma cercava solo il modo giusto per smettere di sopravvivere e, quando probabilmente aveva finito le risorse e il suo dolore gli aveva fatto costruire qualcosa che solamente gli altri apprezzavano e per cui era conosciuto, i suoi libri, ha capito che poteva solo salvarsi da solo e si è reso conto di non saperlo fare.

Quando qualcuno mi chiede chi sia Primo Levi, io rispondo sempre: un sopravvissuto ai campi di concentramento. Non cito mai i suoi libri anche se li ho letti tutti e li apprezzo. Lo faccio per rispetto ad un Uomo che, prima di essere uno scrittore, è soprattutto un sopravvissuto che alla fine non ce l'ha fatta più e anche se, per molti, è incomprensibile come chi ha passato certe cose molli proprio dopo, io so che essere un sopravvissuto quando i riflettori si spengono e la vita va avanti e tu non sei uno che vive come gli altri ma uno che tenta di salvarsi nella tempesta della vita per tentare di stare a galla con una zavorra attaccata al piede, invisibile a tutti, è molto più doloroso dell'evento che ti ha portato fino a lì.

 
 
 
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