elaborando

Il giovanotto afferma: «The lesson is 'don't judge just by outer appearances».
Non giudicare dalle apparenze. Perché, dice lui, effettivamente tutti rimangono sgomenti a guardare i resti umani appesi ai ganci del suo atelier, ma poi, al momento di assaggiarli, cambiano espressione: «Buono! morbido e fragrante come non mi sarei mai immaginato!».
Il tutto avviene a Bangkok e il giovanotto è Kittiwat Unarrom, ventotto anni, studente d'arte ormai alla tesi alla Silpakorn University, il suo atelier il retro di un panettiere. Spero plasmi anche rassicuranti pagnotte, miconi, filoni e filoncini, ma è balzato alla notorietà perché si diverte a modellare la pasta ispirandosi al manuale di anatomia, che tiene sempre aperto sul tavolo da lavoro.
Dice di essere mosso da due motivazioni: fare una bella tesi di laurea e richiamare l'attenzione delle persone sul cibo che mangiano ogni giorno senza porsi nessuna domanda. «Siamo noi che mangiamo il cibo, o lui che mangia noi?» aggiunge, riferendosi al fatto che ci fermiamo a giudicare l'esteriorità degli alimenti, senza curarci di chiederci se può essere pericoloso per la nostra salute.
Non so, sarei tentato di condividere, ma credo che non riuscirei ad addentare una sua creazione. Non adesso, almeno, non in questo momento. Magari tra qualche ora potrei desiderare di azzannare il polpaccio di qualcuno, e allora potrebbe tornare utile avere un negozio simile a portata di mano. Mi informo, potrebbe essere un'alternativa alla soluzione che qualche anno fa lessi essere popolare in Giappone: una stanza insonorizzata all'interno dell'azienda, con dentro dei fantocci straordinariamente simili ai manager dell'azienda stessa. A richiesta, un impiegato poteva prenotare la stanza, prendersi il suo manager e riempirlo di botte. E poi tornare rilassato alla scrivania.
Beh, se non trovo un panettiere così qui, mando delle foto e ordino per corrispondenza.

Buon lunedì.