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Musica elettronica

Post n°384 pubblicato il 22 Febbraio 2007 da tanksgodisfriday
 
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Ci sono capitato per caso, come spesso succede su Internet.
Partito da un blog americano, makezine.com, sono passato dal sito di un artista americano che fabbrica oggetti strani, K. Lo Bue. Ne seguo uno, un theremin, e finisco su wikipedia che mi chiarisce tutto.
Il theremin segna la nascita della musica elettronica, ma lo fa nel 1920! È almeno vent'anni prima dell'anno su cui avrei scommesso io, che mi sarei fermato agli anni 40, senza andare così indietro.
E lo strumento è veramente sorprendente. È basato sul concetto che è possibile variare la frequenza di oscillazione di un circuito elettronico di un cicinin, di poco, insomma, rendendo udibile il suo battimento con la frequenza generata da un altro oscillatore. Il battimento è l'oscillazione di frequenza pari alla differenza delle frequenze delle due oscillazioni.
Basta muovere una mano intorno all'antenna che si trova sulla parte superiore della scatola, e uno dei due oscillatori cambia frequenza; Se la differenza cade nel campo dell'udibile, dai 20 ai 20.000 Hz, allora si sente una nota. Spostando la mano si può variare l'altezza della nota.
Di lato c'è una seconda antenna, controlla un altro oscillatore. Anche qui, spostando la mano, l'altra questa volta, cambia la frequenza di oscillazione. Il battimento ottenuto viene utilizzato elettronicamente per variare l'ampiezza del suono.
Riepilogando: agitando la sinistra cambio nota, agitando la destra regolo il volume. O viceversa, e i mancini faranno al contrario, anche nel caso del viceversa, penso.
L'inventò Leon Theremin, un fisico russo che allo stesso tempo era anche un ottimo violoncellista. Incoraggiato dall'apprezzamento dei suoi colleghi, perfezionò la sua invenzione producendo il primo eterofono. Il prefisso deriva da etere, la sostanza che si riteneva riempisse il vuoto e consentisse la propagazione delle onde elettromagnetiche, e non da etero, perché lo strumento non faceva discriminazioni sessuali, di questo posso rassicurarvi.
Fu anche organizzato un tour europeo per presentare l'eterofono, a Parigi ci furono addirittura disordini, tanti furono quelli che rimasero senza un posto in teatro. Poi l'eterofono sbarcò negli Stati uniti, nel 1928, fu ribattezzato theremin, sopravvisse alla guerra, approfittò della nascita dei transistor. E, informa wikipedia, è ancora usato, ad esempio dalla Blues Explosion di Jon Spencer, che non so chi siano, passando per l'utilizzo in colonne sonore di film, come "Io ti salverò" di Alfred Hitchcock.

Il theremin mi riporta agli anni '65-'68, adolescente astigmatico e brufoloso, con aspirazione da radioamatore. Si dissaldavano i transistor da schede elettroniche dell' IBM recuperate per due lire dagli scassi; ce n'era uno alla periferia  di Napoli, a Gianturco, proprio a due passi dalla fermata della metropolitana. E con quelli si provava a costruire radio, amplificatori e oscillatori.
Un oscillatore è un amplificatore in cui si riporta all'ingresso un po' di quello che esce. Non so se avete presente il fischio che si scatena dagli amplificatori quando non sono ben sistemati altopalanti e microfoni, l'effetto Larsen si chiama: l'oscillatore funziona sullo stesso principio.
Il problema era che, se si partiva per realizzare un oscillatore, non c'era verso di sentire niente dall'altoparlante; se invece il progetto era quello di un amplificatore, era tutto un fischiare, sibilare. E poi c'erano le radio, l'emozione di sentire in cuffia, fosse pure Radio1, l'unica pervasiva, ripetitore a Marcianise, a 6 km.
E il robottino! Progetto preso dalla rivista CQ Elettronica. aveva due motorini: uno regolava l'avanzamento, l'altro consentiva di girare il robottino. Un amplificatore posto sul davanti del robottino cominciava a fischiare per effetto Larsen quando si avvicinava un ostacolo. A questo punto interveniva il secondo motore, e l'aggeggio cambiava strada.
Dove andava il robottino? Da nessuna parte, girava come se avesse un obiettivo, ma non aveva motivazioni. L'intelligenza artificiale arriverà dopo.

Io invece una motivazione ce l'ho, il pane quotidiano, e mi diverto pure a guadagnarmelo. Quindi vado.
Buon giovedì!

 
 
 
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