Creato da tanksgodisfriday il 26/03/2006
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Noi e i terremotiIl link l'avevo inviato a un'amica originaria dell'Aquila lo scorso 20 marzo: Google aveva appena rilasciato Street View per alcune città italiane, tra cui proprio il capoluogo abruzzese. Un giro virtuale per la città, anche per chi, come me, non ci ha mai messo piede. Invia un sms al 48580. 1 euro per l'Abruzzo. Notizie terribili. Ieri mattina ascoltavo alla radio numeri già dolorosi, ma che era facile immaginare sarebbero cresciuti con le ore. E la mente è tornata all'angoscia a quel novembre dell'80: a mille chilometri di distanza, la nostra bimba che non aveva ancora un mese, poche notizie, familiari irraggiungibili al telefono (per i cellulari ci sarebbe voluta ancora una quindicina di anni). Notizie. Il rituale delle notizie dei nostri terremoti è sempre lo stesso, nel giro di un'ora o due, dopo i numeri del dolore, spuntano: si poteva prevedere? perché non abbiamo la mappa degli edifici a rischio? perché ne abbiamo, di edifici a rischio, e perché tra questi ci sono anche gli ospedali, le scuole? Si poteva prevedere? Non sono un esperto ed evito di parlare di cose che non conosco, ma credo che al più si possa arrivare a stabilire delle probabilità più o meno alte. Prevedere con precisione, al punto da organizzare lo sfollamento, no, non ancora perlomeno. Prevedere vuol dire però aver modo di concentrare l'azione di prevenzione dove è più probabile che serva. Agire, quindi, e in questo i nostri governi, centrali e locali, sono spesso carenti. Questo dovrebbe essere il tema di discussione centrale: che ci si svegli, che parta l'azione di risanamento delle nostre città, e si vigili sulla sua completa attuazione. Il "piano casa"? Con quale controllo che vengano ampliati gli edifici sicuri, e non quelli a rischio? Non sarebbe meglio spendere per sistemare questi ultimi, invece? Con accanimento tutto italico vedo però che il tema è un altro, e si sono ormai schierati i due eserciti: da una parte i difensori dello scienziato incompreso, ma qualcuno già si affretta a precisare che sarebbe "solo un perito elettronico", come se fosse questo l'aspetto importante della questione, il prestigio di chi parla e non cosa dice; dall'altra quelli che "sanno a priori", che pontificano su cose su cui non hanno la minima competenza, arrogandosi comunque il "diritto della ragione". Ieri sera, nelle trasmissioni radiofoniche di discussione con gli ascoltatori era un trionfo del tema. Come quando eravamo tutti esperti di bio-etica e medicina, qualche mese fa, nella vicenda della povera Englaro. Tra qualche settimane avremo scordato tutto, il tema ci avrà stancato, verremo distratti da una nuova polemica. |
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