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Non ho seguito nel dettaglio, ma qualcosa non mi torna nelle proteste del Centro-Destra.
Una simulazione dei tecnici del Ministero delle Finanze dice che con 28.000 € lordi l'anno si risparmieranno 43 euro/mese di IRPEF, mentre con 50.000 € lordi si pagheranno 30 €/mese in più. Con stipendi più bassi aumenta il risparmio, se invece si ha uno stipendio più alto, ci si rimetterà un po' di più. Ieri il Presidente del Consiglio Prodi ha anche precisato che il 90% dei contribuenti sarebbe nelle condizioni di pagare meno IRPEF nel 2007.
E' sempre complicato districarsi tra le misure "lorde". Passando al netto, l'articolo di Repubblica precisa:
La famiglia tipo di un lavoratore dipendente, con moglie e due figli a carico e che guadagna 1.468 euro netti al mese (per 13 mensilità), guadagnerà 61 euro netti al mese (sempre per 13 mensilità). Se lo stipendio netto mensile arriva invece a 4.133 euro si perderanno 66 euro.
In maniera molto semplificata, una famiglia che porta a casa poco più di 1400 € netti al mese, si vedrà passati circa 60 euro da una che guadagna poco meno del triplo. Non mi sembra uno svenamento, 66 € è il costo di un cd ed una pizza per tre al mese, mi sembra piuttosto un piccolo riequilibrio: forse qualcuno potrà portare di nuovo ogni tanto la famiglia a mangiare una pizza, sicuramente ci sarà chi avrà meno difficoltà ad arrivare a fine mese.
Viene allora da pensare che le proteste siano un atto di egoismo sociale che, se trovasse un effettivo riscontro nella base elettorale del centro-destra, sarebbe terribile. Significherebbe che c'è un 10% della popolazione, quelli che dovranno pagare più IRPEF, che non rinuncerebbe a nulla del suo superfluo a vantaggio della qualità della vita di chi sta peggio, e a vantaggio del riequilibrio dei conti.
E a questo proposito, questo 10% di noi, come pensa che andrebbero rimessi a posto i conti? Chi, a loro giudizio, dovrebbe mettere mano alla tasca, non importa se avvenga attraverso tasse o tagli alla spesa? Gli altri? E la pizza se la mangino a casa, davanti al alla tivù? Il La tivù e il narcotico che ci fanno passare, altro capitolo, ne parliamo unaltra volta.
Spero che chi aderirà ai girotondi chiamati dalla Destra abbia capito davvero per cosa sta protestando.
Continua il mio impegno per prepararvi ad Halloween. Questa volta è un costume da cubo di Rubiks. Buon lunedì.
"Mangiare davanti al tv" non mi sembra in effetti molto intelligente, l'agggeggio potrebbe anche essere spento (o forse spegnerlo sarebbe la cosa giusta? boh). "Mangiare davanti alla tv" comunica più precisamente il mio concetto. Con buona pace del professor Gagliardi da Messina, quindi, correggo il termine al femminile.
Ma proprio chiudendo il commento mi assale il dubbio, ormai comincio a conoscere la prof e il suo stile: non imponi, ma guidi alla scoperta, una specie di "maieutica" (briciola di ricordo dalla filosofia liceale, isolata in un mare oscuro di oblio, mamma mia). Va bene, ci sono arrivato, grazie ancora una volta, prof.
Il nostro problema credo si possa riassumere in: conti sballati, una forte quota di evasione fiscale, una distribuzione non equa della ricchezza.
Va in questa direzione diminuire i trasferimenti agli enti locali, lasciando loro discrezionalità di imposizione. Basta che abbiano le leve per controllare le spese. E' il tema della decentralizzazione della gestione, così malamente affrontata dallo scorso governo (la "devolution", giusto?).
Non credo che ci sia da illudersi sul recupero totale e istantaneo dell'evasione. C'è solo da sperare che si arrivi a far pagare qualcosa non con la formula pessima dei condoni, ma con la presa di coscienza che le tasse servono a pagare i servizi di cui tutti facciamo uso. E con regole certe.
Al contempo spero che non prevalga il massimalismo di certa sinistra di ottenere subito l'equità, massimalismo non privo di volontà punitiva (vedi l'infelicissimo e inopportuno "anche i ricchi piangano" di questi giorni). Le cose si risolvono col consenso, con la mediazione, questo vuol dire fare politica e governare. L'alternativa è sventolare bandiere e fare l'opposizione, lasciando che torni a governare chi ci ha portati in questa situazione. E' un rischio che trovo concreto, tra l'altro.
E' chiaro che nessuno voglia docilmente trovarsi a pagare più tasse da un anno all'altro, ma non ci vedo alternative, o meglio l'alternativa c'è, ridurre progressivamente i servizi pubblici, ma non mi piace per nulla.
Come ci si arriva? Credo che la strada del governo Prodi porti lì. Speriamo ce lo facciano arrivare.
Le tasse (il prelievo fiscale dal reddito) vanno a pagare quei servizi minimi che la società decide di erogare gratis o a costi ridotti (istruzione primaria e secondaria, sanità di base) o essenziali alla vita della società (manutenzione e gestione delle cose comuni, raccolta rifiuti e così via).
Il reddito che guadagnamo dal lavoro va a pagare una serie di bisogni che puoi vedere ordinati per necessità: prima quelli vitali (mangiare, coprirsi, fornitura di energia, dormire sotto un tetto, spostarsi, istruirsi), poi quelli ormai essenziali anche se non vitali (mangiare meglio, una casa in cui ti ritrovi, comunicare, viaggiare comodi, una vacanza che ti faccia staccare, informarsi con giornali, teatro e cinema). Ancora dopo siamo sul superfluo (il ristorante di grido per vedere cos'ha di particolare, la macchina dei sogni, la vacanza esclusiva, la barchetta) e infine l'esagerazione (non saprei nemmeno che scriverci qui).
Un criterio di giustizia sociale suggerisce di prelevare le tasse in maniera progressiva, lasciando in pace la prima quota di reddito (quella che paga i bisogni vitali), con una percentuale bassa la quota successiva (a coprire i bisogni essenziali) e via via incarognendosi all'aumentare del reddito.