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La velocità della giustizia

Post n°1291 pubblicato il 29 Settembre 2009 da tanksgodisfriday
 

Commerce, Texas:
 ho appena fatto un giro, cercando il Commerce Hardware and Feed, classico negozio della provincia americana, dove trovi tutto. D'altra parte in paesini così piccoli non c'è spazio per la specializzazione nella vendita.
Il Commerce Hardware and Feed lo trovate sulla Mangum Street, una traversa della Park Street, mezzo miglio oltre la First Christian Church, uscendo verso sud. Potenza di Google e del suo Streetview.

Negozio chiuso, peccato. Volevo esprimere la mia solidarietà alla cassiera, vittima di un'aggressione a sfondo sessuale, pochi giorni fa. L'aggressore, di cui la polizia non ha ancora rivelato le generalità, addurrà quasi certamente la solita attenuante: «Ho perso la testa». Comprensibile perdere la testa (a chi non è capitato almeno una volta nella vita?) ma certamente non è giustificabile l'aggressione, l'attenzione del prossimo va conquistata con altri mezzi.

Certo, a volte si rimane proprio attratti. Da cosa? Dipende, non siamo tutti uguali. Gli occhi sono sicuramente nella top 5 dell'attrazione, come il sorriso, il seno, gambe e andatura. Ok, anche il sedere, così siamo a cinque, e la lista è completa. La top 5 dell'ignoto signore americano è diversa, però, comincia infatti con lo starnuto: quando lei starnutisce, lui perde la testa.

E, se un sorriso va strappato cercando la complicità di lei, uno starnuto può essere procurato a tradimento, ad esempio soffiando un po' di pepe bianco verso il suo volto. L'aggressione è avvenuta proprio così: lei ha poi denunciato l'accaduto, l'uomo è stato identificato e poi arrestato. Adesso attende il processo (notizia letta su Corrispondenti.net).

Mi sorprende sempre questo aspetto della giustizia americana: combina i suoi bravi disastri, come e forse più della nostra, ma almeno è efficientissima, macina a pieno ritmo grandi e piccole questioni. E uno finisce anche per fidarsi.

Buon martedì.

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Commenti al Post:
france.dagostino
france.dagostino il 29/09/09 alle 23:49 via WEB
Sono assolutamente affascinato dagli Stati Uniti e dalle Americhe in generale. La sola parola "America" mi provoca una tensione interna, un desiderio di partire. Non ci sono mai stato. Il mio sogno è un coast to coast in motocicletta, ma piano, molto piano. Voglio assaporare l'America. Questa la premessa. E vengo alla giustizia: non baratterei la discussa, inefficiente e sgangherata pseudo-giustizia dell'odierna italietta con quella americana. Ma manco morto. Sulla sua efficienza, ad esempio, che pure si misurerà attraverso dei parametri, scommetto che avremmo risultati differenti secondo la razza dei protagonisti delle vicende giudiziarie. Per non parlare delle garanzie di un cittadino straniero accusato da una americano! Al contrario, credo davvero che si finisca per non fidarsi.
 
 
tanksgodisfriday
tanksgodisfriday il 30/09/09 alle 09:49 via WEB
La severità della giustizia statunitense, quando mal diretta, diventa orribile accanimento. Giusto un paio di casi:
- Carlo Parlanti
- Chico Forti
- e, da quanto ho capito, il recente caso di Roman Polanski.
Anche da loro è decisivo potersi pagare una tutela legale di qualità, peccato che strati estesi di società non possano permetterselo, con conseguenze terribili.
Invidio invece la loro efficienza nel giudicare, mi accontenterei di averne una pallida imitazione in casa nostra.
 
torospensierato
torospensierato il 30/09/09 alle 14:32 via WEB
il sistema dei 12 giurati non togati (il richiamo agli apostoli è evidente) con il Giudice terzo anche rispetto a loro non consente al giudice stesso di rintuzzare con energia la decisione "di pancia" rispetto a quella di diritto. Ricordiamo inoltre che la "maggior velocità" deriva dal fatto che oltre l'80% dei giudizi PENALI si decide fuori delle aule con accordi fra PM e accusati, questo perchè i PM sono eletti e se perdono troppe cause difficilmente lo saranno di nuovo per cui vanno in aula solo sul sicuro, che è raro come e più di qui. Tenuto conto che noi non si patteggia neppure la causa condominiale con chi mette il motorino nel portone, i tempi della nostra giustizia (facendo il rapporto fra il numero di casi presentati alla corte e i tempi di decisione) non sono così lontani da quella USA, ovviamente in valore assoluto sono tempi biblici.

quando studiavo i testi ci dicevano "meglio un colpevole fuori che un innocente dentro" ma ora osservo che neppure dopo scontata la pena l'opinione publica si accontenta ..tutti in galera a vita. negli USA, dove le pene sono molto più severe e si scontano, la devianza e la delinquenza sono anche molto maggiori, forse si dovrebbe usare più "testa" e meno "pancia"

 
france.dagostino
france.dagostino il 30/09/09 alle 16:05 via WEB
Ho visitato il blog di Carlo Parlanti, che non conoscevo: grazie per il link. Per tornare un attimo sul tema giustizia, ricordo che anni fa lessi "Dei delitti e delle pene", di Cesare Beccaria (comprato in edicola a 1000 lire). All'epoca preparavo l'esame di statistica e calcolo delle probabilità, disciplina che mi stava letteralmente rapendo. Scoprii che il Beccaria, già un paio di secoli prima, faceva distinzione tra i due rischi della giustizia: quello che un innocente sia dichiarato colpevole e quello che un colpevole sia dichiarato innocente. Con mio assoluto stupore, Egli associava ai due eventi altrettanti "rischi", sebbene il linguaggio adoperato nel testo è dissimile da quello razionale, matematico e contemporaneo che noi conosciamo. Pur ignorando cosa fosse un test d'ipotesi, Beccaria ragiona (uso il presente) su tali rischi, cosciente che siano relati e del fatto che un qualunque giudice dovrebbe carpirne la portata. Non esiste giustizia al mondo che abbia risolto il problema della definizione di tali due rischi, in modo che siano uguali per tutti i giudici, per tutti i processi, per tutti gli imputati.
 
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