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La peste nera

Post n°714 pubblicato il 09 Febbraio 2008 da tanksgodisfriday
 

Anno del Signore 1350: John Clyn è rimasto solo nel convento irlandese di Kilkenny e non può ignorare che a breve toccherà anche a lui. Si cruccia solo di una cosa, teme che non rimanga nessuno che possa continuare la sua cronaca della maledizione arrivata da lontano, dalla Crimea: la peste bubbonica.

Caffa, emporio dei traffici genovesi in Crimea, sulla costa del Mar Nero, tre anni prima: i Tartari assediano la città, che però resiste abbastanza bene, potendo contare sul pressocché indisturbato accesso via mare.
Khan Djanisberg, alla guida degli assedianti, ha un'idea, inventa un'arma batteriologica ante litteram. Nella zona è arrivata una malattia strana, mortale, contagiosa; assale con febbre fortissima, allucinazioni, poi un grosso bubbone all'inguine e la morte: la peste nera.
Ci sono già dei casi tra i soldati che assediano Caffa, i cadaveri vanno accuratamente isolati per impedire la diffusione della malattia. Il Khan, probabilmente anche figlio di un gran Khan, pensa bene di catapultarli nella città assediata.

In breve anche a Caffa si contano i morti per peste e alcuni mercanti genovesi decidono che è ora di cambiare aria: dodici navi prendono il largo, toccando le coste della Turchia, dell'Egitto, attraccando poi a Messina. E seminando il contagio in ogni porto.

Da Messina vengono scacciati in tutta fretta, ma ormai è tardi: l'epidemia si diffonde nell'isola. Le navi toccheranno ancora la Sardegna, verranno scacciate da Genova, comunque lasciando anche lì il loro carico di morte, e attraccheranno a Marsiglia.
L'epidemia può ora proseguire via terra in tutta l'Italia (il cronista fiorentino Giovanni Villani morirà lasciando a metà una frase), e in tutta Europa. Fino a stroncare anche il nostro monaco nella lontana Irlanda.

Alla fine i morti saranno 25 milioni sugli 80 che popolano l'Europa.
Le conoscenze mediche dell'epoca non bastano a capire che il contagio si propaga anche grazie ai topi, o meglio alle loro pulci, e le pulci sono un fastidio tollerato, ci si convive. L'igiene è scarsetta, basti pensare che Edoardo II, e siamo negli anni a cavallo del 1300, fa tre bagni in tre mesi e la cosa produce pettegolezzi a non finire: cos'avrà avuto da doversi lavare così spesso?
A Parigi può capitare che ci diano indirizzi come Rue Merdeux, Rue des Merdons e Rue Merdière. La toponomastica aiuta a farsi un'idea di che zone fossero, ma le fogne a cielo aperto sono la norma, dappertutto.

La peste ha anche conseguenze sociali micidiali: nessuno si fida più degli altri, inclusi i congiunti, tutti tendono ad isolarsi. La popolazione non ricomincerà a crescere che nei primi anni del 1400, benché l'epidemia si sia esaurita in pochi anni. Insieme alla crescita della popolazione riprendono anche i commerci e si riprende a vivere.
La Chiesa si è arricchita con la peste, ereditando i beni di moltissime persone portate via dall'epidemia, ma la sua popolarità ne esce scossa, la religione non ha saputo spiegare perché sia arrivato questo castigo per l'uomo.
È un aiuto a ragionare, e il Rinascimento è alle porte.

Da dove viene questo mio improvviso e imprevisto interesse per la storia? Semplice, vai a un incontro al Politecnico di Torino su "Matematica e Medicina", pensando di portarti a casa qualche curiosità matematica, e invece ti affascina l'intervento di Vincenzo Fontana dell'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro (IST) di Genova, che ti regala, tra le altre cose, la curiosità di approfondire un pezzo di storia del 300. Per la cronaca, l'intervento era su "Epidemiologia geografica del cancro".

Buon sabato.

[Approfondimenti su wikipedia e medioevo.it]
[Nell'immagine: "Il medico della peste“, acquaforte di Paulus Fürst, ma siamo nel 1656, la medicina ha fatto passi da gigante]

 
Rispondi al commento:
mara2003
mara2003 il 10/02/08 alle 08:36 via WEB
controlla bene ciò che hai scritto...erano loro ad avere la peste...noi siamo più intelligenti, siamo quelli che quando stavamo per retrocedere in serie B avevamo un unico pensiero...mannaggia, proprio ora che il messina sale in A...ma lo sai che qualcosa ci accomuna? sia di qua che di là è frequente sentir dire che reggio e messina sarebebro splendide se ad abitarle non fossero reggini (reggitani!) e messinesi...io ovviamente non faccio testo perchè sono nata altrove, e ciò che mi cotraddistingue e la buona memoria...mai direi ad un amico di ripetermi ciò che ha detto...
 
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