elaborando

Non mi sembra strano, tifare può avere le motivazioni più varie.
Mia moglie mi ha rivelato qualche sera fa, a cena, di tifare Inter. Un po' strano, questo dicembre chiuderemo i trent'anni di matrimonio e lei al calcio è stata sempre refrattaria, Nazionale a parte.
«Perché l'Inter?» - le ho chiesto - «I ragazzi di terza mi hanno chiesto per chi tifassi, hanno insistito che dovevo per forza dirne una, e allora ho scelto quella che vincerà, l'Inter.»
È in quel momento che si è deciso il campionato, mi spiace per tutte le analisi che avrete letto sui giornali stamattina, nessuna ha dato la versione giusta.
Il mio tifo, invece, adesso è sopito, ma ne conservo perfino data e ora di nascita: 21 Febbraio 1962, 38' del primo tempo, Sivori segna la rete con cui la Juventus piegherà il Real Madrid al Bernabeu. Un'impresa che lava l'onta dell'andata a Torino (0-1 per gli spagnoli). Poi lo spareggio sarà del Real (3-1 a Parigi), ma ormai sono juventino; dopo qualche mese compio 10 anni, e le epiche radiocronache di Carosio (che ci metteva del suo nell'epica, eh) e di "Tutto il Calcio minuto per Minuto" faranno sognare la mia adolescenza.
Diversi anni dopo, primo lavoro, a Ivrea mi ritrovo gomito a gomito con piemontesi juventini e un po' razzisti. Inevitabile che dopo qualche anno passi a tifare Napoli, per spiegare due concetti ai piemotesi; il tempo di vincere due scudetti (86/87, 89/90), festeggiati facendo la ola da solo, ma quanta soddisfazione.
Poi il tifo va in cantina, questo calcio non mi attira più.