elaborando

In realtà è un "gratta e vinci" ma, vista l'esiguità del numero di premi in palio, se ho capito correttamente si tratta di due su centomila copie del calendario, deduco che i novantanovemilanovecentonovantotto che gratteranno senza vincere si limiteranno a guardare.
Guardare cosa? I dettagli di dodici ragazze che allieteranno lo scorrere del tempo, una per mese, nel calendario "Le bambole di Joià", annunciato qualche giorno fa, in vendita da metà settembre, 9 euro e 80 a copia.
Una notizia come tante, non è una novità il calendario sexy, né il gratta&vinci. Mi lascia perplesso, però, la loro combinazione in un solo prodotto.

Non comprendo le ragioni del successo dei calendari sexy: nell'economia dell'impaginazione lo spazio per i giorni è in genere emarginato su un bordo, con caratteri microscopici che ne rendono possibile l'utilizzo solo da distanze ravvicinate. La fanciulla padrona della scena, poi, è del genere più inflazionato che popoli i media, difficile capire perché il maschietto medio debba essere fedele per un lungo anno alle stesse dodici icone, o addirittura a una sola icona nemmeno ben identificata fino a qualche attimo prima dell'acquisto.
Per il gratta&vinci è diverso: è più probabile che in altri giochi vincere qualcosa, magari cifre esigue, ma pur sempre di vincita si tratta. E poi scopri subito se è così, una sfregata sulla vernice argentata e sai. Una formula indovinatissima.

La combinazione delle due cose mi lascia perplesso, come scrivevo più su.
Da un lato si dovrebbe aver fretta di sfregare tutto lo sfregabile del calendario, alla ricerca di uno dei due premi; non vorrei mai scoprire al primo di dicembre di avere diecimila euro che mi aspettano sulla parete più o meno da un annetto.
Dall'altro lato attendere potrebbe essere la sola cosa che rivaluta la presenza delle figliole sul calendario: tenerle incapottate fino al momento in cui irrompano in scena, ciascuna nel proprio mese.

Niente, non mi convince. Non comprerò quel calendario, e nemmeno ne comprerò altri, faccio già fatica a trovare un posto a quello che mi spediscono con l'olio (esatto, quell'olio lì), a quello che mi rifila con un sorriso la signora dell'assicurazione, e all'altro, quello donato dalla sportellista della banca. E poi c'è ancora qualche fornitore che si accanisce a sistemarti sulla scrivania il cartoncino che in due mosse diventa un calendario self-standing.

Di gratta&vinci non ne ho mai presi, con la fortuna che ho sarebbe immotivata beneficenza; e poi mi sta antipatico l'atto stesso del grattare: con le ricariche telefoniche, ad esempio, o con i "grattini" dei parcheggi. Meglio il superenalotto, almeno gioco combinazioni di numeri che mi risultano simpatiche.

Noticina: alla ricerca di un'immagine legata alla cabala per questo post, mi sono imbattuto in una pagina, con delle deliziose spiegazioni di proverbi napoletani per un lettore anglofono. Ecco un paio di esempi, copiati pari pari dalla pagina:

"Tiene 'a capa sulo per spartere 'e rrecchie!"
--> Roughly: "The only thing your head is good for is to keep your ears apart!"
"Storta va, deritta vene"
--> "it leaves crooked and comes back straight", the sense of which is that "Each cloud has a silver lining"
"Chiacchiere e tabacchere 'e lignamme nun s' mpegnano"
-—> literally: "You can't pawn talk and wooden snuff boxes", meaning, "Talk is cheap"

Buon mercoledì.