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Ancora sulla scuola

Post n°911 pubblicato il 17 Agosto 2008 da tanksgodisfriday
 

Quattro punti toccati nel "Discorso di Ferragosto" dal segretario della Lega Nord, nonché ministro delle Riforme.

"Non e' un insulto ma una memoria storica", il dito medio alzato qualche settimana fa. Successe mentre parlava di un passaggio dell'inno di Mameli, "Ma l'Inno nazionale non c'entrava niente". Può darsi che le argomentazioni non riportate dall'articolo aiutino a capire, ma ridotto a queste due frasi il passaggio per me è incomprensibile.

Il dito medio. Non conoscevo e ho trovato interessante e divertente l'origine del gesto: gli arcieri dei nemici dei Romani mostravano il dito medio per sottolineare di averlo ancora, di essere quindi ancora in condizione di scagliare frecce verso l'odiato nemico. Il quale, appena poteva, glielo tagliava, proprio per renderli inoffensivi.

L'ICI. Qui mi trovo non d'accordo, ma d'accordissimo. L'ICI era stata introdotta in sostituzione di una voce IRPEF, proprio per rendere automatico un trasferimento di imposizione al Comuni. Scelta sacrosanta: se l'imposizione è a carico di chi poi spende quei soldi, c'è da attendersi una maggiore oculatezza nella spesa. In più, se il Comune riesce ad abbassare l'aliquota dell'ICI, gli elettori gli riconosceranno il merito.

La scuola. Oggi, tra la scuola materna e l'università ci sono tre cicli di studio: 5 anni di elementari, tre di medie, cinque di liceo. La proposta della Lega sarebbe di eliminare la media e riorganizzare le superiori su due cicli di tre anni: uno "duro" e l'altro di specializzazione.
I vantaggi? Oggi le medie sono "un corso di studi che non insegna niente ai ragazzi che dopo i tre anni delle medie non sanno le tabelline", e poi la scuola "costa sempre di piu' e vale sempre di meno. E' un parcheggio per insegnanti che sono un numero spropositato, superiore al necessario".

Questa non mi convince. Provo a leggere la proposta a modo mio: da 5 + 3 + 5 si passa a 5 + 3 + 3, e cambia, immagino radicalmente, il piano di studi dei tre anni centrali: da ciclo di preparazione alle superiori a triennio di base delle superiori.
Non credo che ragazzini tra gli undici e i tredici anni siano già maturi per un triennio "duro" come preparazione di base. Sto pensando a quello che studiai nel biennio del liceo: storia della letteratura italiana, matematica e geometria con il rigore dell'approccio euclideo. Più probabile che alla fine il risultato evidente sia solo l'accorciamento totale di due anni, con i relativi risparmi si, ma anche con una preparazione peggiore.

Se il problema è risparmiare soldi, allora, si può valutare anche l'approccio che ha raggiunto già una discreta diffusione negli Stati Uniti: accorciare la settimana scolastica a quattro giorni, allungandone l'orario.
Sembra che i vantaggi siano: diminuzione delle assenze, sia dei ragazzi che degli insegnanti, necessità di razionalizzare le attività "complementari", il che è senza dubbio un beneficio. Inoltre si risparmia un quinto dei costi degli scuolabus, senza dimenticare che i ragazzi, dovendo dedicare il lunedì a casa ai progetti che gli vengono assegnati, rischia di diventare anche un pochino più autonomo.

Per contro i genitori lamentano il rischio di lasciare a casa da soli i propri ragazzini. Perché la scuola forse sarà anche un parcheggio per gli insegnanti, ma lo è sicuramente per i ragazzi nella mente di tantissimi genitori. E forse è anche su questo che occorrerebbe lavorare.

Buona domenica.

[Immagine da: www.ic-deamicis-lissone.it]

 
Rispondi al commento:
giovannimaiolo
giovannimaiolo il 17/08/08 alle 14:02 via WEB
IO CI STO PROVANDO, TI LASCIO L'APPELLO: Per la SINISTRA Le ultime elezioni politiche hanno avverato, in anticipo di una legislatura, i desideri della destra berlusconiana e del centro veltroniano: eliminare possibili concorrenti a sinistra, chiudere la bocca a chi contesta il sistema e crede che un mondo diverso sia possibile oltre che necessario. In questo sono stati aiutati dalla sinistra radicale e dalle sue rappresentanze istituzionali e partitiche: strategie suicide, sostegno a politiche antipopolari, unioni di ceto politico spacciate per volontà di popolo. La sinistra è stata cancellata dalla rappresentanza parlamentare, si trova smarrita e divisa, mentre venti di ulteriori scissioni trasportano tempeste irreparabili. L'americanizzazione della politica italiana sembra ormai un fatto compiuto, cresce l'astensionismo e la disaffezione dalla politica va di pari passo con l'ostilità verso i privilegi della “casta”, il potere istituzionale è conteso tra due forze politiche che puntano a conquistare l'elettorato in una continua corsa a destra, proponendo clamorose quanto inutili politiche securitarie, incentivando le pulsioni peggiori che emergono dal ventre della società, soffiando sul fuoco dell'intolleranza e della paura verso il diverso, sia esso migrante, omosessuale o povero. Il conflitto sociale, che negli anni è servito a rafforzare la democrazia italiana e a produrre avanzamenti nelle condizioni di vita dei lavoratori non ha diritto di cittadinanza nell'odierna politica italiana. Eppure nella società civile, quella che ha bocciato irrevocabilmente una sinistra incapace di incidere nella realtà concreta, la sinistra non è scomparsa del tutto. Anche perchè di sinistra in Italia e nel mondo oggi c'è bisogno. Serve una sinistra non nostalgica, che faccia i conti definitivamente col proprio passato senza ammiccamenti contraddittori a periodi superati dalla storia, serve una sinistra del ventunesimo secolo, una sinistra che sappia confrontarsi con determinazione con le contraddizioni del presente. Siamo per una sinistra che sia democratica e che difenda sempre e comunque la democrazia, senza alcuna simpatia verso nessun regime totalitario o autoritario, che non abbia rapporti con dittatori, di qualsiasi colore essi si travestano. La nostra sinistra deve provare a rendere effettivi i meccanismi democratici, per una democrazia non più basata sulla delega ma che provi a introdurre maggiori elementi di partecipazione diretta. Vogliamo una sinistra che non ceda ai dogmi dello sviluppo e della crescita economica a tutti i costi, ma che si concentri nella difesa dell'ambiente devastato dalle selvagge e incontrollate politiche neoliberiste. Difesa dell'ambiente naturale che va di pari passo con la tutela della salute per tutti, che non può fare a meno di una sanità pubblica migliorata. Vogliamo una sinistra che sia diversa dalla “casta” dominante e che della propria diversità faccia un punto di forza. Una sinistra che difenda i “diversi”, che si batta per la libertà sessuale di gay, lesbiche e transessuali, per ottenere il diritto al matrimonio anche per le coppie dello stesso sesso, che protegga i migranti, deboli per la loro condizione, dal razzismo dilagante, che rivendichi l'uguaglianza di tutte le donne e tutti gli uomini al di là del colore della pelle, delle scelte di vita e delle convinzioni religiose o politiche, che redistribuisca la ricchezza dalle classi sociali ricche a quelle meno abbienti abbattendo, come previsto dalla costituzione repubblicana, gli “ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Una sinistra che per fare ciò difenda ed ampli lo stato sociale. Una sinistra che si batta contro ogni fondamentalismo. Una sinistra che capisca l'importanza della scuola e della formazione e la sottragga alle logiche imprenditoriali che negli ultimi anni dominano l'università. Una sinistra che lotti affinchè la cultura sia accessibile a tutti. Una sinistra che sia antifascista, che contrasti il nuovo fascismo che si presenta col volto della telecrazia e che forgia l'opinione pubblica a propria immagine e somiglianza. Una sinistra che non sia antiberlusconiana ma che contrasti il berlusconismo, quel mix di populismo, xenofobia e politiche autoritarie incarnate dall'attuale governo. Una sinistra che si occupi del mondo del lavoro e dei nuovi lavori in particolare, ma anche del non lavoro e del lavoro nero, per un'occupazione piena e vera, che consenta di vivere e non di sopravvivere, che punti a ridurre la precarietà del lavoro, ammettendo però quelle forme di flessibilità che non si traducono in sfruttamento. Una sinistra che non trascuri la lotta alla criminalità organizzata che, come un cancro, divora il Paese. Una sinistra che si opponga a pulsioni secessioniste e antimeridionali ma rivendichi l'unità nazionale. Una sinistra che condanni ogni guerra, perchè la violenza è orrore e perchè noi, come sostiene la nostra, calpestata, Costituzione, ripudiamo la guerra. Una sinistra che punti alla riforma dei meccanismi che regolano l'Organizzazione delle Nazioni Unite, sede nella quale le diplomazie devono essere in grado di risolvere pacificamente i conflitti. Una sinistra che accetti i lati positivi della globalizzazione ma che difenda, come dovrebbe essere per sua stessa natura, gli ultimi. In una sola espressione vogliamo una sinistra che non trascuri un diritto fondamentale, quello di tutti gli esseri viventi ad essere felici!!! Per aderire al movimento politico “Sinistra” scrivere a sinistra_sinistra@libero.it indicando i propri dati anagrafici e un numero telefonico.
 
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