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Prendiamola con Filosofia

Post n°367 pubblicato il 04 Febbraio 2007 da tanksgodisfriday
 

Ho studiato Filosofia sul De Crescenzo. Tre volumi: I Presocratici, Da Socrate in poi, Storia della Filosofia medievale.
Al liceo mi avevano suggerito altri libri, è vero, ma in quel periodo il mio rapporto con Socrate &Co. è stato particolare. In terza liceo comincio, e la prima insegnante parte subito per la meternità, sostituita da un supplente che ci fa sottolineare sul libro i passaggi che a suo giudizio vale la pena di leggere. Avevo comprato il mio libro usato, già abbondandemente sottolineato, purtroppo secondo diverse scuole di pensiero. Pensai di risolvere il problema sottolineando in verde, l'unico colore che quella copia del libro non conosceva ancora, ma il libro non si chiudeva più bene, tanto era sottolineato. All'inizio la materia era abbastanza noiosa, acqua, fuoco, e cose così, Socrate portò un momentaneo miglioramento, Aristotele fu la causa del definitivo divorzio tra me e la Filosofia: del sillogismo, per fare un esempio, non me ne fregava proprio nulla. Punto.
In quarta cambio insegnante, ci prendiamo di mira io e lei: io ero per l'abolizione della materia (anno scolastico 1968/69, si faceva così), lei mi derideva la fisica. Arrivò a contestarmi che Galileo dicesse sciocchezze quando affermava di vedere nella natura triangoli, quadrati, cerchi. Galileo alludeva alle leggi della Natura, naturalmente, mentre lei affermava di non vedere triangoli appesi agli alberi. Bollai pubblicamente la sua affermazione come stupidaggine, ma i miei genitori avevano un diverso concetto del rapporto tra studenti e insegnanti, e passai un brutto quarto d'ora.
Poi in quinta, finalmente, un bravissimo insegnante, era di Portici. Interrogazione: «Signorina, mi parli di Kant» - «La filosofia Kantiana è prevalentemente critica» - «Signorina, se lei vede un nero per strada, dice che è nero, o che è prevalentemente nero?» - «Che è nero» - «E allora la filosofia Kantiana non è prevalentemente critica, è critica e basta!». A dire il vero non si parlò di "neri", ma di "negri", ma allora la parola non era ancora politically incorrect.
Bravissimo insegnante, dicevo, ma arrivato tardi, quando ormai ero proiettato verso il dopo liceo, verso un futuro tutto scientifico, anche se ancora indeciso tra Fisica e Ingegneria.
Col senno di poi so di aver perso un'occasione. I libri di De Crescenzo mi hanno sul serio riaperto un interesse, un paio di libri più "seri" hanno riempito qualche lacuna. Ma l'occasione di apprendere al momento giusto, quando si è come una spugna, è andata.
Ero presuntuoso, sicuramente, mi prendo la mia quota di responsabilità; mi sentivo il diritto di decidere cosa valesse la pena e cosa no, di dedicarci il mio tempo. Matematica e fisica erano in cima alla lista, filosofia e storia erano state depennate.
Con un insegnante diverso avrei avuto un altro destino.
Mi è venuta questa riflessione ieri leggendo un po' di cose scritte da Mara. Prima, nel leggere il commento che ha lasciato al mio post, quello in cui mi suggerisce ancora un altro metodo di misurazione, mi era venuta lo spunto di raccontare di Talete che misura l'altezza delle piramidi con una corda e un bastone.
Poi ho letto il suo botta e risposta di ieri con Mr.UP e ho imprecato. Si, imprecato: ho avuto ottimi insegnanti di matematica, italiano, francese. Per storia e filosofia, il destino non poteva mandarmi Mara? Bastava che avesse trent'anni quarant'anni fa, che si spostasse a Nord, ma senza esagerare, bastava che si fermasse a Caserta. E poi il liceo, quello giusto era l'"Armando Diaz".
Vabbé, andata così, i fortunati hanno meno di vent'anni e si affannano in quel di Reggio, forse nemmeno si "rrendono cònto". Pazienza, la prenderò con Filosofia e di Talete racconto un altro giorno.

Buona domenica.

Nell'immagine: Andromeda, di Rodin. Forse meno adatto al post del classico "Pensatore", sempre di Rodin. Ma Andromeda mi piace di più.

 
Rispondi al commento:
mara2003
mara2003 il 04/02/07 alle 09:51 via WEB
A volte nella vita accadono cose inspiegabili…ci si comporta in un certo modo per anni e poi ti capita qualche cosa che ti induce a cambiare rotta…al liceo io ho avuto la fortuna di avere un ottimo insegnante di storia e filosofia, stabile nel triennio, uno di quelli che parlava, parlava, e ti affascinava…era ancora il tempo in cui si poteva fumare in classe e lui aveva il vezzo di tenere la sigaretta accesa sul banco in verticale poggiata sul filtro e ogni tanto si concedeva una pausa e aspirava con goduria…nella sua grande cultura aveva un piccolo difetto: fattasi una idea dell’alunno non l’abbandonava mai e io ho potuto usufruire di questo vantaggio per tutta la durata del liceo, gli ero subito stato simpatica…A questa mia dote purtroppo non si accompagnava la cosa più importante, un interesse reale per le discipline da lui insegnate, la storia era ancora nozionistica e la filosofia, contrariamente a quanto accadde a te, mi interessò solo fintanto che le tesi erano certe, acqua, terra, fuoco ma quando si trattò di lasciar andare l’intelletto dietro teorie all’epoca per me vaneggianti e vagheggianti lasciai perdere e di quel periodo trattenni solo il concetto di tabula rasa... poi la scelta universitaria, medicina, il primo amore, quello che non si scorda mai, abbandonata per uno scontro con la chimica (e se avessi avuto migliore approccio al liceo?) e poi…il resto è abbastanza noto…fino a che succede lo strano ineluttabile…per lavoro, comincio a rendermi conto che forse un po’ di attenzione alla storia dovevo darla, ciò che cerco di insegnare è avviluppato alla storia e in un certo senso né è spiegato, ma tutto sommato riuscivo ad andare avanti senza approfondire più di tanto…poi, la rivelazione…un ragazzo, Giacomo, avrà avuto poco più di 20 anni all’epoca, mi consigliò la lettura di un libro di Ken Follett, I pilastri della terra… 832 pagine lette quasi senza sosta… è stato un secondo amore quello verso la storia, del quale ho un solo rimpianto, non avere avuto subito quella giusta intuizione da ragazza, ciò che si impara con la mente fresca, non ancora contaminata dalle esperienze di vita è impedibile e ciò che è perso non si recupera più… (grazie)
 
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