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Appunti di ricovero -  Ugo e X

Post n°57 pubblicato il 01 Settembre 2006 da Piero_Caravaggio

Fra me ed Evelyn non vi fu altro che una reciproca simpatia. Tutto qui. Non che la tipa non mi piacesse...ma... non vi fu nessuna scintilla. Insomma rimanemmo buoni amici. Invece ero attratto da un'altra infermiera molto più giovane di Evelyn, più alta, logilinea, bionda, con un viso molto dolce. Ma...era già sposata, già. "La mia solita sfortuna": pensai fra me e me, quando vidi le sue cosce affusolate, per puro caso, mentre era intenta a cambiarsi d'abito, in procinto d'indossare il camice d'ordinanza. Era un tipo precisino, svolgeva il suo lavoro  con dedizione ed in modo decisamente impersonale, senza lasciar traperare  emozione alcuna. Era oltremodo ordinata, forse anche troppo. Una volta la spiai mentre, con spasmodica cura, riponeva i suoi abiti nell'armadietto. X. con la coda dell'occhio si accorse che la stavo osservando, così chiuse imediatamente la porta e continuo, al riparo di occhi indiscreti, il suo da fare. Il marito era un pezzo grosso ed era molto premuroso nei suoi confronti: la riempiva di regali, la telefonava spesso durante la giornata ed era molto protettivo nei suoi confronti. Da quello che riuscii a sapere era sicuro che il suo dolce consorte avrebbe voluto che rimanesse a casa, ma x era irremovibile non voleva assolutamente rinunciare al lavoro.

"il lavoro è una questione personale" - diceva - "... e non vi rinuncerei per nulla al mondo". 

In virtù della sua posizione sociale, nessuno si peremtteva d'importunarla e, per tal motivo, svolgeva il suo lavoro in piena serenità. Una mattina, durante il giro delle visite, tocco a lei fare i prelievi del sangue e procedere alla somministrazione della terapia. Accanto al mio letto c'era un paziente alquanto pericoloso che, spesso, quando non era sedato a dovere, sclerava, bestemmiando oscene volgarità e dimennado le mani in ogni  dove, uscendo praticamente di senno. Quando era mediemente sedato dava letteralmente i numeri: parlava di strani complotti e di altre cose di cui non riuscivo ad afferrare il senso.  Quella mattina Ugo era in una fase delirante. Probabilmente, all'insaputadegli infermieri, aveva rigettato la terapia la sera precedente. Così, quando venne il suo turno, sembrava tutto normale; in realtà Ugo si stava preparando per mettere in pratica la sua "vendetta". La stanza, come da  prassi, era stata chiusa e, quindi,  oltre al sottoscritto, c'erano solo  X e un medico. Il medico e l'infermiera non fecero in tempo a mettergli la flebo nel braccio. Ugo si era appena girato verso il vassoio con le medicine, scaraventandole per aria con una furia inaspettata. Il medico si girò di scatto e vide che Ugo si era strappato il lenzuolo di dosso e stava artigliandosi il braccio dove - di solito - gli veniva infilato l'ago della flebo. ll medico allungò un braccio  nel tentativo di farlo distendere nuovamente. Ugo gli torse il braccio facendo urlare il dottore. X non si allarmò nè poco ne punto e, con pratica efficienza, pemette il pulsante che azionava il campanello. Ugo, successivamente, armato dell'asta che serviva per la flebo, la uso prima  sul medico che cadde a terra supino e poi la gettò sul pavimento.  Stava quasi per aggredire l'infermiera ma, all'ultimo momento, si fermò "stranamente" ad osservarla. X rimase immobile, senza gridare, guardandolo  fisso negli occhi.  Ugo, digrignò i denti ma non alzo nemmeno un dito. Passò un minuto o forse due. Nel frattempo arrivarono due ausiliari, massicci e nerboruti. Uno prese Ugo da dietro bloccandolo, l'altro gli assestò una scarica di pugni nello stomaco, facendogli mancare il fiato. Stavolta fu ugo avere la peggio. Non riuscì nemmeno ad urlare, poichè uno degli ausiliari gli aveva stretto la  gola. Ugo si accasciò dolorante sul pavimento. Io gridai e dissi che stavano comettendo un sopruso, che non era questo il modo di trattare i pazienti. Intanto, X ordinò ai due energumeni di mettere nuovamente ugo sul letto e, mentre i due e lo tenevano fermo, con una naturalezza disarmante, gli rimise la flebo nel braccio. Ugo, con una smorfia innaturale che lo faceva sembrare ridicolo, si addormentò profondamente. 

 
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