Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

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SULLE PAROLE BRUTTISSIME - Estetica del linguaggio -

 

 

 

 

 

Davvero esistono parole “belle” e parole “brutte”?

Ma se esistono, che cosa le rende tali?

Non certo o non solo un punto di vista contenutistico legato al messaggio che la parola ci vuole portare, perché se ogni termine legato a situazioni e condizioni spiacevoli dovesse essere considerato una brutta parola, allora anche utilizzare vocaboli quali “violenza”, “odio”, “disgusto” piuttosto che “tristezza” o “angoscia”, letteralmente, significherebbe “dire parolacce” e, in uguale misura, anche farcire un discorso con accademici rivestimenti di realtà niente affatto belle - utilizzando, ad esempio, termini quali “stupro”, “tumore” o “neoplasia” - sarebbe, comunque, un abbandono al turpiloquio...

Quindi, appurato che non è un significato spiacevole a rendere “brutta” una parola, dobbiamo ammettere  che non è, però, nemmeno il suo aspetto a renderla tale.

Proviamo a scrivere:

ll termine “felicità” non è graficamente meno bello di “ansia” e, sinceramente,  “mielite” non è una parola esteticamente più spaventosa di “miele”, eppure la prima indica una sindrome clinica immuno-mediata del sistema nervoso centrale, mentre la seconda ci riconduce ad un nettare dolce e nutriente prodotto dalle api.

Probabilmente, allora, verrebbe da chiedersi se non sia il suono a rendere disprezzabile una parola invece di un’altra. Quest'ipotesi potrebbe anche avere un senso, eppure, di fatto, le cose non stanno nemmeno in questo modo perché non sono neppure poche le parolacce di una qualsiasi lingua che possono risultare anche gradevoli nel suono o per l'aspetto dei caratteri - pensiamo anche solo ai logogrammi - a chi è estraneo a quel linguaggio e non ne conosce il significato. 

Ed inoltre, sono molte anche le parole non propriamente musicali o melodiose e magari aspre, gutturali o dal suono secco, asciutto, intransigente (anche tra quelle propriamente onomatopeiche) ad essere largamente utilizzate ed onorate in una classificazione lontanissima dalle parolacce; mentre altre, magari fluide, ammalianti, ipnotiche e dolcissime, come le sirene, con i loro suoni portano altrettante terribili promesse.

Ci sono, però, alcune parole che sembrano essere fatte apposta per enfatizzare la loro esistenza. Si tratta, infatti, di tutti quei termini che abitualmente esprimono in modo basico e crudo - e con evidente intento offensivo - le pulsioni fondamentali dell'uomo, dall’impulso sessuale alle necessità biologiche fino ad ogni sfumatura di contrarietà e aggressività.

Le “parolacce” diventano, così, le armi verbali per esprimere nel modo più immediato e primitivo possibile la necessità, il disgusto, la rabbia, il dolore e la paura.

Fino a non molto tempo fa, le “parole volgari”, letteralmente erano quelle attribuibili al “volgo” - inteso con un’accezione marcatamente dispregiativa per indicare la classe popolare più arretrata all’interno di una collettività sociale - pertanto, utilizzare le parole volgari altro non era se non un sinonimo di povertà intellettiva, di carenza di linguaggio e di pigrizia, oltre che di evidente sguaiatezza. Oggi, però, le cose sembrano stare diversamente.

Tra una contraddizione e l’altra, infatti, la psicologia moderna (Richard Stephens) sostiene che l’utilizzo del turpiloquio possa addirittura aiutare a meglio sopportare il dolore, inducendo all’analgesia e a compiere sforzi più grandi.

Io credo che, tanto per il linguaggio come per ogni altro ambito (parola, azione…), sia il contesto a stabilire l’efficacia e la pertinenza di una scelta.

Sul Corriere della Sera, Nicola Cardini una volta scrisse una bellissima affermazione: Un vocabolo è bello quando rende belli tutti gli altri, ed il loro insieme si dimostra armonioso e logico.

E’ così, il senso non sta mai tutto in una sola parte.

Anche gli dei della lingua italiana - da Dante a Niccolò Machiavelli (et cetera) -  utilizzavano termini postribolari; ma la differenza tra una parolaccia volgare ed una parolaccia sensata ed appropriata sta nell’intelligenza di chi la dice. Quando serve è giusto che ci sia ma è solo l’acutezza di chi sceglie di utilizzarla a decidere se, quando e come serve.

C’è però un’ultima cosa che voglio aggiungere sulle brutte parole…Tutto quello che si è detto finora sui cosiddetti “termini volgari”, a mio avviso, si può tranquillamente riferire anche alle parole abusate, e a tutte quelle estrapolate dalla grande distribuzione organizzata a basso costo di alcuni spot e blog che “influenzano” il mercato.

Mi riferisco a termini tanto usurati da centinaia di pseudo giornalisti da essere ormai guasti, come l’immancabile aggettivo “solare” per descrivere una persona ilare e socievole, fino ai più recenti e ferocemente infettivi tre moschettieri del circuito della cura estetica - “beauty routine”, “skincare” e “texture” - che, per il loro utilizzo indiscriminato e reiterato, si dimostrano evidentemente qualificativi d'indubbia povertà linguistica, di conformismo subordinato e di una pedissequa accettazione, oltre che di una pigrizia intellettuale imbarazzante.

Talmente imbarazzante da farli rientrare a giusto titolo in tutti quei criteri d’idoneità che classificano le brutte parole.

Mi permetto, quindi, di lasciare qualche suggerimento a tutti coloro che li propagano, nel caso in cui, pur decidendo di redimersi - e riconoscendo, finalmente, la bruttezza del linguaggio fino ad ora utilizzato - non riuscissero, comunque, a superare l'assuefazione alla pigrizia.

Ecco, dunque, i sinonimi:

Invece di "Beauty routine" si possono decisamente utilizzare: "consuetudini", "iter", "pratiche", "gesti", "abitudini", "prassi di bellezza";

Anzichè ostinarsi a scrivere "Skincare" solo perché è stato inserito nella grande famiglia della nomenclatura tecnica e collettiva del settore, apparirebbe un pò meno scontato optare qualche volta per i semplici "trattamento" o "attenzione, protezione e cura" della pelle…che saranno anche ugualmente banali ma, fidatevi, rispetto a quante volte si legge lo stesso significato mascherato in lingua inglese, diventano quasi musica (e, per chi non lo sapesse ancora, riportare un termine in una lingua differente dalla propria, non lo rende improvvisamente inaudito o neurotonico...);

Per quanto riguarda "Texture", riferito al derma, poi, di alternative meno nauseanti ne abbiamo a profusione: da "trama" a "struttura", da "grana" a "consistenza" in avanti…Tanto vale cambiare di volta in volta.

Sia chiaro, io non sono una purista della lingua, anzi...E riconosco che ogni parola nasce da una madre di origini lontanissime e di difficile collocazione, quindi accetto con piacere contaminazioni e affiliazioni... ma non faccio sconti di nessun tipo per gli abusi che deteriorano gli occhi e le orecchie.

“Solare”, infatti, come “interessante”, sono solo due tra i numerosi termini incontestabilmente italiani di cui è stato fatto scempio. E sono entrambi lisi, né piú né meno, ma in tutto e per tutto quanto la sopracitata "texture" e le sue sorelle straniere...

 

 

 

 

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Commenti al Post:
lascrivana
lascrivana il 30/01/20 alle 08:06 via WEB
Le parole brutte sono quelle che feriscono le persone; gli altri sono solo di definizione. Buongiorno
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 06/02/20 alle 20:45 via WEB
Buonasera a te, lascrivana. Sicuramente, da un punto di vista puramente etico, la valenza strumentale è in grado di rendere un qualsiasi linguaggio disdicevole anche "brutto", oppure, come insegnavano i greci, kalos kai agathos - quindi bello e buono - ma qui l'analisi delle parole e del cosiddetto turpiloquio trascendeva dall'aspetto di bellezza connessa alla bontà o all'atteggiamento virtuoso. Il senso del post si proiettava, invece, verso un riconoscimento della bruttezza linguistica delle singole parole al di là del loro significato e contesto, semplicemente a causa della loro condizione d'essere insopportabilmente abusate. Ciò che mi premeva, infatti, era evidenziare come sia proprio soltanto l'utilizzo indiscriminato di un vocabolo - di per se stesso "neutro" e privo di particolari caratteristiche morali o estetiche - a rendere quel vocabolo sgradevole, e di conseguenza 'brutto', oltre che, in un certo senso, anche equiparabile ad una forma di turpiloquio. E questo semplicemente perché il suo venire riproposto fino alla nausea non può che essere visto come indice di una incontrovertibile pigrizia mentale e di un evidente adeguamento pedissequo. Ti ringrazio per essere stata qui ;-)
 
misteropagano
misteropagano il 30/01/20 alle 10:11 via WEB
cara Ellenina concordo sull'armonia delle parole in seno ad un testo, e il turpiloquio o la metafora come "allegeritori" di tensioni e dolori, tuttavia l'eccezione su cui mi permetto di dissentire è proprio Texture. Non è una semplice questione di anglicismi forzati, è senz'altro "trama", "struttura", "grana", e "consistenza" : traduzione che è alla base della cognizione ma che non è in uso per esempio nel VFX o nel linguaggio visuale. Oggi esistono nuovi mestieri del mondo digitale e come tali detti Texture Artist, anche se sono artisti delle trame ...
bacioM
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 06/02/20 alle 21:18 via WEB
Ma infatti tu hai fatto benissimo a specificare questo, anzi ti ringrazio, soprattutto per il dettaglio che ci hai fornito riguardo all'ambito artistico e per la tua precisazione relativa al termine Texture Artist. Il mio era un discorso che non alludeva affatto alla necessità di non utilizzare queste parole "sotto accusa" in ogni ambito e settore. Non era un "divieto" assoluto, anche perché, in quel caso, avrei dovuto cancellare io stessa, per prima, dal mio dizionario l'aggettivo "solare" (tanto per fare un esempio) cosa che, invece non ho fatto. Ma certo è che non lo utilizzo/utilizzerei in alcuni specifici contesti e per quanto mi riguarda lo "stop" resta se si tratta di sceglierlo per descrivere una persona energica, entusiasta e splendente. E certo non perché "solare" non si addica alla descrizione di un individuo provvisto di tali qualità; ma soltanto perché ormai è stato ridotto ad un'immagine lisa e sfilacciata dopo assidui e scriteriati lavaggi forzati. Della serie...era proprio una bella maglietta, peccato che, centrifugata ogni giorno senza sosta, non si possa più indossare e nulla resti del suo iniziale, qui è proprio il caso di dirlo, splendore...Grazie mist, perché proprio come con i tuoi post, anche nelle osservazioni che lasci nei commenti sei arguta e preziosa. P.S. Ad esempio tu ci staresti stata perfettamente nell'abbinamento con 'solare'...ma solo prima del...lavaggio ;-)
 
woodenship
woodenship il 30/01/20 alle 16:36 via WEB
Grazie e di cuore per questo post in difesa del linguaggio: per come è per come dovrebbe essere. Non se ne può più di questo impoverimento che ci sta regredendo a livelli indicibili di volgarità e miseria. Non se ne può più dei vari legittimatori di schifezze quali Sgarbi e company. Il quale, avrà pure meriti in campo di divulgazione dell'arte. Ma fa strame di qualsiasi buon senso in campo linguistico, abbassando il linguaggio a puro turpiloquio. Non se ne può più degli infiniti "ismi" con cui si depenna non solo la lingua, bensì anche il buonsenso, pure a partire da "buonismo" e consimili...........Un bacio scintillante di stelle..........W.......
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 06/02/20 alle 21:30 via WEB
Il potere creativo ed evocativo del linguaggio, per quanto se ne parli e sembri essere cosa risaputa, non è di fatto considerato poi molto...La parola può cambiare il mondo, una parola può cambiare noi stessi, modifica un'immagine mentale, una relazione ed il senso stesso della vita. Alla fine, se ci pensi, anche la scelta di un vocabolo dice molto di noi, almeno quanto, ed a volte addirittura più...del concetto espresso. Grazie, wood. Ed in senso...letterale ;-)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
ARGYRIA il 06/02/20 alle 20:00 via WEB
Finalmente ci volevi tu a dargli una scarica elettrika ...:))
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 06/02/20 alle 21:31 via WEB
E tutti i vostri commenti che alimentano i neuroni ;-p
 
legrillonnoirdestael
legrillonnoirdestael il 07/02/20 alle 22:13 via WEB
Molto saporito il tuo post di filosofia del linguaggio, Ele. Sottoscrivo tanto il tuo procedimento logico e le tue considerazioni estetiche riguardo la bruttezza di un vocabolo quando del medesimo ne viene fatto scempio con un utilizzo indiscriminato che disvela un imbarazzante limite culturale e di fantasia, quanto le precisazioni di misteropagano, la quale tra l'altro è sempre stata un esempio di portavoce del neologismo, del non ancora visto e del non ancora udito. Una merce molto, molto rara.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 13/02/20 alle 18:53 via WEB
Grazie, Sir Niccolò, sottoscrivo anche io quanto affermi sulla nostra comune amica. A presto ;-)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Arwen71 il 07/02/20 alle 22:22 via WEB
Mi è piaciuta tantissimo la trattazione filosofica sulle parole, e la questione sull'esistenza o meno di parole “belle” e “brutte” è un interrogativo proprio della psicologia del linguaggio. Mi sono gustata anche gli interrogativi che poni sulla loro rappresentazione grafica perché sai quanto mi piacciano i logogrammi...Bello Ele questo post mi piace davvero molto, e quoto la mortale noia e il senso di disgusto che provocano le parole e i modi di dire monotoni e reiterati in frase fatte. Ma pare, invece che piaccia a chi ascolta e legge perché i blog e le testate che adottano questi stili sono seguiti e copiati...non capisco come sia possibile che cosi tanta gente sia immune dai luoghi comuni...
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 13/02/20 alle 19:01 via WEB
Forse la risposta che mi sono data in questi ultimi periodi, anche se poi non mi soddisfa molto, visto che ripropongo ciclicamente questi interrogativi nei miei post, è solo assuefazione alla pigrizia. È innegabilmente più comodo e veloce il preconfezionato, il copia - incolla, il già visto, già sentito, il conosciuto; ma purtroppo in tutto questo non si ritrova il rassicurante conforto e la garanzia di una felice familiarità ma la noia della ripetitività, l'annichilimento dell'appiattimento cerebrale ed il disgusto del premasticato...La domanda è: perchè molti non se ne accorgono, o ancora peggio, se invece se ne accorgono, lo accettano?
 
ravenback0
ravenback0 il 13/02/20 alle 18:15 via WEB
Assolutamente e tristemente vero, un applauso al tuo trattato di filosofia del linguaggio, Ele, e alle curiose domande che ogni parola ci fa porre, in effetti l'estetica di un vocabolo é un tema non da poco che potrebbe non finire mai, ed è bello che se ne tratti in maniera scorrevole e agile ma anche precisa in un blog e tu sei sempre molto brava in questo. Sulla bruttezza legata all'usura di una parola non puoi che trovarmi fin troppo dalla tua perché è così: è l'uso indiscriminato e ripetitivo a rendere la parola noiosa e a rivelare in chi la usa pigrizia mentale e sciatteria.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 13/02/20 alle 19:08 via WEB
Grazie raven, mi fa piacere che ti incuriosisca l'argomento. Come ho appena scritto nella risposta ad Arwen, per quanto la pigrizia mentale sia una condizione comune a tutti in certi momenti, per molti, però, diventa evidentemente una scelta ed è proprio questa accettazione, almeno apparentemente non ostacolata da alcun disgusto, che davvero non comprendo...
 
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