Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

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IL VENTO LOTTA AL BUIO COL TUO SOGNO

Post n°100 pubblicato il 03 Luglio 2014 da ElettrikaPsike
 

 

La pornografia mostra e dichiara, scopre e manifesta. Conclude e anticipa. 

E' un gioco che nasce per finire. 

E' la celebrazione dell'appagamento. E' tutto ciò che nutre per poi essere espulso.

Un inno alla sazietà e alla saturazione di un desiderio che vuole essere soddisfatto e soltanto cancellato con ansia crescente e frettolosa, per allentare la pulsione e per dimenticarsene.

Così come ci si dimentica di essersi strappati gli abiti divenuti troppo pesanti per un clima improvvisamente più caldo sui nostri corpi infastiditi.

Per dimenticarsene nello stesso modo in cui ci si dimentica e si preferisce dimenticare di esserci abbandonati a morsi famelici sui nostri ideali, ogni qualvolta ci siamo trovati in cellette di digiuno da ciò che eravamo e amavamo, soli, in cattività.

 

La pornografia è un vento impellente che soffia al buio sul tuo sogno accantonandolo. Denudandolo solo per vestirlo di ridicolo.

Ed è l'antitesi del desiderio.

 

L'erotismo è  ermetico, vestito, e quando si spoglia è di per sé inappagante.

Non vuole dare un sollievo né un chiarimento.

E’ un processo di difficile interpretazione e non immediatamente codificabile.

E’ un gioco tormentato che sfinisce i sensi e alimenta catene di pensieri.

E' fatto della stessa sostanza di cui è creato il desiderio.

Figlio di Povertà ed Espediente, mai povero né ricco.

Potenzialmente tutto, e di fatto un’ eterna incompletezza: orgasmo incompiuto, evocazione volontariamente labirintica.

 

L'erotismo è il gioco che nasce per perderci e sfinirci restando infinito.

E' il vento impellente che soffia al buio per non spegnere il sogno.

 

 

quadro astratto nei toni del blu notturno di Davide De Palma

 

Nella montagna nera il torrente delira a voce alta, tra precipizi nel tuo corpo sopito.

Il vento lotta al buio col tuo sogno;

il vento ti sradica e trascina e rade al suolo

apre il tuo pensiero e lo disperde.

Turbine i tuoi occhi, turbine il tuo ombelico,

turbine e vuoto Il vento ti spreme.

Come un ramo secco il vento ti sbalza.

 

Nel tuo sogno entra il torrente, 

rotola per la gola di pietra nella notte annodata al tuo corpo di montagna sopita.

Il torrente delira fra le tue cosce, soliloquio di pietre e d'acqua,

sulle scogliere della tua fronte passa come un fiume d'uccelli.

Il bosco reclina il capo come un toro ferito,

il bosco s'inginocchia sotto l'ala del vento ogni volta più alto;

il torrente delira ogni volta più fondo nel tuo corpo sopito, ogni volta più notte.

 

 

Da Temporale, di Octavio Paz.

 

 

 

L'autore dell'immagine è Davide De Palma - "Fiume in piena"

 

 

 

 

 

 
Rispondi al commento:
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 04/07/14 alle 19:50 via WEB
Al di là di un Freud o di un Bataille ricordato da Eudaimon0 , con la sua visione "erotica" come approvazione di vita fin dentro la morte ed attitudine propria di ogni essere umano oltre che, al contempo, causa della sua vergogna, io ho semplicemente considerato l'erotismo nella sua accezione più letterale. Partendo dalla sua etimologia. La lingua italiana è molto meno generosa con alcuni termini rispetto, ad esempio, a quella greca, e tende a semplificare etichettando sotto la voce di un solo vocabolo una molteplicità di sfumature e significati diversi e a volte anche antitetici. Un esempio in questo senso è dato anche dall'utilizzo del termine "amore". Tanto è pronunciato ed utilizzato senza coscienza che ha permesso conseguenze paradossali come la resa di una citazione di Baudelaire “Io direi: l’unica e suprema voluttà dell’amore alberga nella certezza di compiere il male. E tanto l’uomo quanto la donna sanno bene sin dalla nascita che nel male dimora ogni possibile voluttà.” E’ evidente che anche qui il termine “amore” ha una collocazione piuttosto fuori luogo. E con tutto il rispetto per il signor Bataille quando dice che Baudelaire con questa affermazione ha saputo meravigliosamente evocare lo scandalo del pensiero, dato l’argomento, potrei dire, anche con una certa pertinenza, che l’utilizzo del termine è stato invece fatto propriamente ad minchiam ;-)
 
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