Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

ElettriKaMente

Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

« Che la forza della fanta...SURE, PROFUGHI E IMMIGRAZIONE »

DALLE FAVOLE AGLI INCUBI: Ossimori, antinomie e pretesti

 

 

Prima di iniziare a presentare l’assunto, anteporrò all’argomento vero e proprio due premesse dovute. E sono premesse dovute soprattutto per evitare rallentamenti sul flusso del discorso con chiarimenti e precisazioni accessorie e fuorvianti rispetto al tema centrale del post.

La prima è questa: Non conoscevo, se non di nome, il giornalista e scrittore Antonio Socci. E sia chiaro, non posso esprimere nessun giudizio riguardo alla sua produzione letteraria perché prima di essermi ritrovata accidentalmente di fronte ad alcuni estratti di critiche verso il pontefice (e considerazioni convinte riguardo a profezie & affini) mai avevo letto nulla di suo.

Seconda e ultima precisazione: Mi sento molto vicina al cristianesimo ed amo la figura del Cristo; ma proprio per questo non sono né mi posso considerare cattolica. E questa non è un'antinomia, tra l’altro per i motivi già espressi in altri miei post in cui ho riportato la differenza sostanziale e formale che divide, talvolta nettamente, le due fedi (naturalmente per motivi logistici di tempo e spazio non posso, qui, riprendere l’argomento; ma per l’economia del discorso rimando al ciclo di post che tratta in modo specifico e minuzioso ogni divergenza affermata tra le due forme di culto: http://blog.libero.it/elettrikamente/13329161.html).

Puntualizzate queste due fondamentali premesse, va da sé che ogni mia considerazione qui di seguito, anche volendola fantasiosamente leggere come dettata da giudizi di parte, di fatto, esula da qualsivoglia visione faziosa o insinuante interessata a difendere una delle parti piuttosto che l’altra a priori.

                                                          

 

Ed ora partiamo dai fatti: In un girovagare senza esclusione di territorio su internet, per una serie di concatenazioni associative e rimandi di parole ed argomenti, sono approdata ad alcune citazioni incriminate tipo questa: "Quel diavolo di Gesù".

L’incongruenza dell’espressione mi ha spinto ad approfondire, così ho letto il trafiletto.

Leggendo, ho così scoperto che l’articolo era opera del giornalista sopracitato di cui non ricordavo aver mai letto nulla e che poi ho scoperto essere un cattolico convinto ed un conduttore televisivo piuttosto noto oltre che un caso editoriale non di poca portata. Vale a dire da quando si è assunto come manifesto vivente nella critica verso l’ultimo pontefice.

Partendo dal presupposto che alcune posizioni legittimamente sostenute da Socci non sono per milleeuno motivi da me condivise né condivisibili, come ad esempio la credenza riguardo a profezie di vario ordine e tipo o l’ammissibilità di anatemi divini e giudizi universali frutto di esecrazioni mariane (definite anche da Maurizio Crippa - il vicedirettore de il Foglio che a differenza mia conosce il giornalista ed afferma pure di stimarlo in qualità di scrittore - come un “ciarpame senza pudore a metà tra il fantasy allucinogeno che rifiuta l’evidenza empirica e la panzana sedevacantista”) non ho voluto, comunque, lasciarmi condizionare e continuo a leggere.

E l'ho fatto mentre simultaneamente cercavo qui e là informazioni riguardanti la produzione letteraria di Socci (restando, però, sempre volutamente asettica, con lo stesso impersonale distacco utilizzato per eseguire un intervento di sternotomia mediana longitudinale) giusto per collocarlo in un quadro un minimo esaustivo che potesse darmi un’idea un pochino più precisa del come e del perché scrive quello che scrive.

E così, disinfettata da ogni possibile pregiudizio, trovo sul suo blog una flame war (a quanto pare notissima) da lui accesa contro Bergoglio ed apprendo non soltanto che una bella fettina di mondo lo conosce; ma anche che questa piccola grande crociata intrapresa dal giornalista è seguita ed accolta a suon di like da gran parte dei social network più celebri e popolari del regno.

Ed allora, vi chiederete, qual è il punto?

Il punto sta qui: Non entro in merito sulla sua opinione riguardo al papa, anche perché, da cattolico praticante quale si dichiara essere, all’inizio Socci era naturalmente sostenitore del pontefice (e non sarebbe potuto essere diversamente dal momento che il cattolicesimo, a priori, è asservito al papato).

Infatti esprimeva dichiarazioni lusinghiere come “Papa Francesco è maestro e padre per tutta la chiesa” che io, altrettanto naturalmente, da cristiana non cattolica quale sono (e quindi non asservita a queste istituzioni) non avrei mai potuto affermare, visto che non considero affatto la chiesa come sinonimo della casa di Dio, né considero “maestro” alcun essere umano in virtù di un ruolo imposto da terzi.

Fin qui tutto coerente; mi stupisco, però, ugualmente per altre cose.

Da quando Socci si compiaceva per l'elezione pontificia le cose sono un po’ cambiate ed il giornalista ha cambiato idea riguardo al papa. Il fatto di cambiare idea, di per sé, è legittimo e certo non desta scalpore; sono però le motivazioni che si adducono per avvalorare il cambiamento e soprattutto la mancanza di correttezza, trasparenza e logica con cui vengono esposte, a sollevare le perplessità e l'imbarazzo.

Da conoscitore dei testi sacri che, tra l'altro menziona per autenticare gran parte delle sue considerazioni, non capisco come in primis Socci stesso, considerato una fra le intelligenze più raffinate sul panorama culturale cattolico, ma poi anche chiunque lo legga ed ancor di più chi lo pubblica, non si rendano conto delle contraddizioni esplicite tra quello che il giornalista afferma e quanto riporta per avvalorarlo.

Prendiamo passo per passo, sorvolando sulle molteplici discrepanze tra i Vangeli e l’istituzione cattolica che i cattolici continuano ostinatamente a non considerare, come quella sopra riportata riguardo alla condizione di un pontefice considerato come “maestro e padre per tutta la chiesa” quando nello stesso Vangelo di Matteo si legge “Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo” perché sono ormai incongruenze già date per assunte e proseguiamo...

Qui di seguito ho invece raccolto una piccola (e sicuramente parziale) sfilata di contraddizioni pronunciate dal giornalista come pretesti d’attacco.

Partiamo da una considerazione che Socci scrive, tra l’altro dandola aprioristicamente per assunta, come una verità universale e incontrovertibile.

Il primo maggio scorso, nel suo blog, affermava: “Il papato per secoli è stato una delle più alte autorità morali del mondo” ed io mi chiedo soltanto in quale storia, perché ammettendo (pur non condividendo) che la chiesa cattolica collochi in una istituzione le sue fondamenta (in contrasto con la chiesa di cui parla Gesù nelle scritture che, invece, non è mai stata una struttura composta da basi terrene “non di mura doveva essere costruita la dimora dello Spirito”) vorrei sapere, comunque, in quale film trasmesso al mondo, il papato sia stato questo grande esempio di autorevole moralità nella storia…

Ma il giornalista deve essere assolutamente convinto di questa fantasia che ha veramente del cinematografico in quanto, in data 7 aprile, su Libero, scriveva testualmente che “nella Chiesa molti hanno le mani nei capelli, perché stanno accadendo cose mai viste. Ci sono stati papi di tutti i tipi in duemila anni, ma non era mai capitato un papa che in chiesa, nell' omelia della Messa, pronuncia frasi che - in bocca a chiunque altro - sarebbero considerate bestemmie” (riferendosi all’affermazione del papa “Gesù che si è fatto diavolo” menzionata all’inizio).

Io non entro qui in merito alle frasi perché non ho neppure sentito l’omelia in questione; ma va da sé che, appurato il senso della frase, tra l'altro plurispiegato dagli stessi portavoce del Vaticano che hanno specificato come l’affermazione non abbia nulla di sacrilego in quanto va considerata e letta nell'ottica “dell’ assunzione di ogni peccato del mondo su di Sé, da parte del Cristo”, per quanto possa essere attaccabile una mancanza di specificazioni ulteriori da parte del papa o eventualmente anche la presenza di inesattezze formali in un’affermazione che potrebbe essere motivo di travisamento, la correttezza intellettuale imporrebbe una lettura del discorso nel suo ragionamento integro e non attraverso l’estrapolazione di una frase dal testo.

Inoltre l’attacco al cripticismo, soprattutto in un ambito teologico, è abbastanza paradossale, dal momento che lo stesso Cristo è stato, per antonomasia, portatore eccellente di parabole e metafore nei suoi discorsi, considerati dai più come volutamente criptici.

In ogni caso, qui, mi sembra una bestemmia anche l’affermare che “Ci sono stati papi di tutti i tipi in duemila anni, ma non era mai capitato un papa bestemmie” in quanto dalla clerogamia alla santa inquisizione, non tralasciando la pedofilia e l’incesto, di papi ne abbiamo avuti più di qualcuno che le peggiori bestemmie le hanno proprio commesse…

Ma proseguiamo.

Socci rimprovera il papa per aver definito “solenne sciocchezza” il proselitismo. Con che basi lo faccia, però, ed anche perché nessuno, fra quelli che sicuramente gliel’avranno fatto notare, abbia ricevuto risposta, non si sa…

Ad esprimere per primo un concetto simile, infatti, fu lo stesso Ratzinger (molto stimato dal giornalista) quando disse "La Chiesa non deve fare proselitismo ma deve svilupparsi, piuttosto, per attrazione, come fece Cristo con la forza del suo amore" riprendendo, a sua volta, le parole del Vangelo di Matteo: “Guai a voi, perché scorrete mari e terre per fare un proselita…” (Matteo 23:13-15, 2).

Mi sorprende come tanto a Socci quanto a chi si considera cattolicissimo figlio di Costantino (perché, sia chiaro, chi è cattolico ha le sue radici in un culto voluto da un imperatore pagano nel 313 dopo Cristo che, con il cristianesimo, lo si voglia o meno ammettere, non ha mai avuto molto da spartire) possa sfuggire buona parte del Vangelo di Matteo; ma ancora di più mi sorprende che Socci possa aver confuso due termini dall’ etimologia molto diversa fra loro, vale a dire “etica” e “morale”.

Riprendendo le parole di Bergoglio, infatti, Socci critica il papa per aver affermato che Gesù avesse "mancato verso la morale" nel salvare l'adultera dalla lapidazione.

Non vedo incongruenza in questa frase pronunciata dal papa, né il motivo di indignazione o di stupore, dal momento che la scelta del vocabolo “morale” in questo caso è perfettamente pertinente ed esatta.

La morale, infatti, come tutti sappiamo, letteralmente altro non è che “la tradizione dei padri”, in altri termini un'insieme di regole comportamentali e di usanze accettate legittimamente. In questo specifico caso la religione dei giudei, essenzialmente giuridica e legalista, ammetteva e permetteva tra le sue consuetudini (o costumi morali che dir si voglia) anche la lapidazione per le donne adultere.

Ed è naturale, e quasi lapalissiano ancora più che ovvio, che Cristo abbia contrastato quella morale, visto che era una morale - vale a dire un’usanza - che giustificava l’assassinio, per promulgare, al suo posto, il perdono e la pietà.

Cristo ha certamente mancato verso la morale, perché ha portato l’etica laddove prima non c’era.

Mi stupisco che Socci non abbia colto questa differenza e non posso credere che non la conoscesse; ma d’altra parte è anche possibile che pur conoscendo il significato dei due termini continui a considerarli equivalenti perché la differenza tra l’ etica e morale, sostanzialmente, potrebbe anche essere la stessa che divide il cristianesimo dal cattolicesimo.

I cattolici, infatti, pur conoscendo la storia e pur sapendo che il cattolicesimo è un’istituzione nata più di trecento anni dopo Cristo per volere di uomo mosso da ogni volontà ed impeto possibile esclusi quelli spirituali, non trovano nulla da eccepire nel fatto che questi, nel legalizzare il cristianesimo, abbia condito secondo il suo personale gusto e consumo la parola di Gesù di Nazareth con il giudaismo e una dose abbondante di paganesimo romano.

Tutto questo, evidentemente, dev'essere per loro un piccolo particolare, un’inezia da nulla.

Ma c'è dell'altro.

Un’altra accusa che il giornalista, nel gennaio del 2016, muoveva contro il papa, riguardava l’affermazione in cui Bergoglio sostenne di credere semplicemente in Dio e non in un Dio cattolico, dal momento che “non esiste un Dio cattolico”.

Io  credo che difficilmente si potrebbe trovare eretica un'affermazione simile, a meno che non si sia deciso di giocare al gioco di Torquemada ai tempi dell’Inquisizione Spagnola...

Certamente escludo che Socci sia un fautore dei roghi (o, quanto meno, non voglio pensarlo) e neppure voglio ipotizzare che abbia la stessa struttura mentale degli inquisitori cattolici, quindi è proprio per questo che non comprendo come possa sollevare obiezioni su un concetto che è assolutamente cristiano, in quanto è proprio del cristianesimo il fatto di non venire promosso un Dio di religione ma un Dio di relazione e di comunione…

Ed allora di che parla? Ci siamo persi qualcosa, chi ha spento la luce e messo sotto chiave la semantica?

Aiuto, c’è nessuno?

Da quando un Dio appartiene ad una religione? Al limite un Dio è rappresentato, amato, omaggiato e glorificato attraverso una religione, cioè un insieme di culti che testimoniano il rapporto che lega l’uomo al divino…ma non può essere o non essere di una religione…

Un simile svarione dialettico ed ontologico che farebbe sorridere, se pronunciato da un bambino durante il catechismo, genera qualche perplessità se viene scritto (e pubblicato e divulgato) da un giornalista maggiorenne e accreditato, riconosciuto dal suo ambiente come garanzia attendibile di cultura.

Quindi, per favore, fatemi capire…un Dio cattolico quale sarebbe? Una divinità che nasce per la volontà di un uomo (tal Costantino, pure non propriamente irreprensibile) oltre che, paradossalmente, solo 313 anni dopo la nascita e l’avvento del Suo stesso Figlio - il Verbo-del quale, di fatto, è Padre ma anche, in virtù della Trinità, Sua perfetta immagine?

A questo punto mi dovrei rivolgere al signor Socci direttamente o, meglio, a chi l’ha pubblicato e l’ha letto, per domandare loro se si rendono un minimo conto di cosa è stato affermato nel tentativo di confutare ciò che ha pronunciato il papa…

Sintetizziamo? In sostanza Socci afferma che Dio è un seguace di una dottrina inventata dall’ imperatore Costantino...perché è solo questo, signori, che significa la frase “Dio è cattolico”.

Ma ce n’è ancora…

Leggo anche, e la mia perplessità diventa assoluta incredulità, che il giornalista si è sdegnato del fatto che il papa possa aver detto la seguente frase: “A volte, ascoltando un linguaggio completamente ortodosso, quello che i fedeli ricevono, a causa del linguaggio che essi utilizzano e comprendono, è qualcosa che non corrisponde al vero Vangelo di Gesù Cristo".

Ed io mi/vi/gli chiedo…ma cosa c’è di così anticristiano in questo?

Non è stato forse Cristo il primo a sganciarsi dalle convenzioni e a sovvertire non solo il linguaggio; ma ogni aspetto completamente ortodosso, convenzionale e socialmente accettato? O, per il signor Socci e chi lo pubblica e lo legge, è forse tornato ad essere più importante il sabato dell’uomo?

Peccato, perché non mi sembra che Gesù abbia avuto mai dubbi al riguardo.

E devo, davvero, essere io a ricordare a inappuntabili conoscitori dei Vangeli in che modo lo stesso Cristo tenne in considerazione gli atteggiamenti di scribi e farisei, così ligi, morali (morali=rispettanti delle tradizioni, come sopra) ed osservanti delle leggi?

E devo essere io a ricordare come Gesù stesso venne, proprio da queste figure, denigrato e definito “un mangione e un beone, amico dei pubblicani e peccatori”?

L’ho già scritto in più spazi ma non fa male ripetere per chi si fa sordo pur avendo in dono la capacità uditiva: i Vangeli , che lo si voglia o meno sono i primi modelli assolutamente anticonformisti.

Non è il sacerdote, il fariseo, l’osservante della legge a suscitare la simpatia di Gesù che, invece, più volte nel corso della sua vita ha manifestato un atteggiamento lontano ad ogni esteriorità religiosa, considerata come una probabile anticamera di ipocrisia; ma è sempre l'altro, il diverso, l'escluso l’esempio da imitare.

Come già scrissi in precedenti post e in altra sede, il Gesù tramandato da quei Vangeli che il clero e i farisei-scribi d’oggi leggono e citano da pulpiti sempre più alti, si sente più vicino proprio a coloro che sono oggetto di diffidenza, quando non propriamente di aperta discriminazione. E così i pubblicani, i poveri, le prostitute, i ripudiati, gli "eretici/scismatici" samaritani e persino gli invasori romani sono considerati maggiormente affini alla Sua parola e meritevoli. E non solo di ricevere una parola di conforto; ma anche di apprezzamento.

E, si, per quanto non sia facilmente accettabile dall’essere umano, è anche tipicamente cristiano e perfettamente conforme alla parola di Cristo l’atteggiamento del celebrare e festeggiare e accudire maggiormente la pecorella maggiormente lontana dall’ovile anziché affossarla e bastonarla o caricarla di anatemi.

Ma sia molto chiaro, scrivendo questo io non ho martelletti in mano, non sono un giudice; infatti non condanno e non mi sento l’Alfa e l’Omega della verità assoluta, non sono Dio (almeno io ne sono consapevole, ed è già qualcosa). Sono solamente una persona che, però, in quanto tale, può esprimere un’opinione e sviluppare un giudizio su quanto vede e legge, parziale ed imperfetto (come tutti i giudizi e tutti i campi visivi sono, senza scomodare il relativismo) ma vivo.

E proprio per questo ancora un’ultima cosa, sul discorso divorzio, sacramenti e la possibilità di dare la comunione ai divorziati, la dico…

Io non voglio credere che a Socci sia sfuggito, oltre al Vangelo di Matteo e qualche altro passo del Nuovo Testamento, anche il fatto che il matrimonio non è un sacramento cristiano. Ma, nel caso, rammentare una o due cosette non può fare male.

E’ scontato, banale, storicamente risaputo eppure si tende a non dare mai rilevanza alcuna al fatto che, all'incirca per i primi mille anni della storia della chiesa cattolica, l’istituzione matrimoniale, oggi assunta al ruolo sacramentale, non fu affatto riconosciuta come un sacramento (neppure dalla chiesa cattolica), tanto che la sua regolamentazione veniva disciplinata esclusivamente dalle leggi ecclesiastiche.

Da quando allora, magicamente, è diventato un sacramento? All’alba del Rinascimento, con il Concilio di Firenze. Quando la chiesa esplicitò che il matrimonio dovesse essere considerato dai fedeli come un rito a tutti gli effetti sacramentale. E lo decise compiendo una scelta deliberatamente umana che non trovava alcun supporto o radice in nessuna Scrittura. Naturalmente per un’unica ragione storica ed incontrovertibile, vale a dire per il fatto che tra tutti i sette sacramenti promulgati dal cattolicesimo soltanto il battesimo e l’eucarestia trovano la loro derivazione dai Vangeli…

Che dire, dunque, di quei restanti cinque “segni e strumenti medianti i quali lo Spirito diffonde la grazia di Cristo”? Che dire, cioè, della cresima, della confessione, dell’unzione degli infermi, dell’ordine sacro e del matrimonio?

Forse, con un tantino di onestà da parte della chiesa cattolica, magari, sarebbe più trasparente non dichiarare, per esempio, che lo Spirito Santo considera strumenti per diffondere la grazia di Cristo cinque rituali inventati da lei a tavolino e di cui il Nazareno non ha mai fatto menzione…

 

Perché, signor Socci, se si vuol spaccare il capello, spacchiamolo pure al millimetro; ma ovunque e dovunque, please.

                                                                               

 
Rispondi al commento:
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 23/05/17 alle 16:29 via WEB
Le similitudini che tu indichi sono moltissime e riguardano antiche religioni di tutto il mondo. E lo stesso 25 dicembre (data convenzionale e simbolica per la nascita di Cristo) è anche la data di nascita di innumerevoli altre divinità, partorite, tra l’altro, anch’esse da una vergine, con una durata della loro vita terrena di 33 anni, con altrettanti discepoli al seguito e con episodi di tradimento, morte e resurrezione… addirittura viene narrato che molti di loro come primo miracolo trasformarono l’acqua in vino, fecero il loro ingresso in città a dorso d’asino, e furono similmente crocifissi (proprio durante la Pasqua) allo scopo di emendare i peccati del mondo. In sostanza, il pacchetto al completo, con una storia pressoché identica da un punto di vista di episodi temporali e svolgimento paradigmatico dei fatti. Per correttezza espositiva devo, però, anche ricordare che esistono altrettante smentite riguardo queste tesi e contestazioni sulla genuinità delle argomentazioni, sollevate anche da parte non clericale come L. Hurtado, docente di Nuovo Testamento presso l’Università di Edimburgo e agnostica, come Bart D. Ehrman, docente di Nuovo Testamento e presidente del Dipartimento di studi religiosi dell’Università della Carolina del Nord che, riporto le sue parole, nel suo “Did Jesus Exist”, riferendosi alle similitudine riportate, afferma che: «Gli storici del mondo antico -quelli seri- sono scandalizzati da tali asserzioni. Gli autori non corredano di prove le loro affermazioni sul modello mitologico dell’uomo-dio. Non citano alcuna fonte pervenutaci dal mondo antico che sia possibile verificare. Non si può dire che abbiano fornito un’interpretazione alternativa delle testimonianze a nostra disposizione. Non le hanno neppure citate. E hanno fatto bene. Quelle testimonianze non esistono». Purtroppo io non sono nella posizione per poter offrire una verità indiscutibile, per ovvi motivi; ma per ricercare un minimo di attendibilità in quanto esprimo, devo, però, riportare entrambe le posizioni riguardo all’argomento e ti dico che il problema resta sempre quello che tu rilevi (in un senso e nell’altro), vale a dire la mancanza di testimonianze storiche. Nell’iconografia romana, ad esempio, ritroviamo una differente nascita del dio Mitra, venuto al mondo già fanciullo da una roccia. Gli studiosi dei misteri mitraici non hanno difficoltà ad ammettere che, come per la maggior parte delle religioni misteriche, non sappiamo molto del mitraismo perché i seguaci della religione non hanno lasciato libri che attestassero quali fossero i loro riti e le loro credenze. Quasi tutte le testimonianze in nostro possesso sono prove archeologiche, dal momento che sono stati scoperti molti templi sacri al culto ed una statua che raffigura l’uccisione di un toro. Non avendo propriamente testi mitraici non possiamo esporci troppo perché, nella fattispecie, non ci sono riferimenti inoppugnabili che attestino incontrovertibilmente la nascita del dio da una vergine in una precisa data o che questi sarebbe morto per espiare i peccati, per poi risorgere (e quest’ultima eventualità risulta non molto verosimile dal momento che presenta incongruenze concettuali: la morte come sacrificio per l’espiazione dei peccati è un’idea non appartenente alla mitologia pagana). Religioni quali il mitraismo, inoltre, sono definite culti misterici proprio perché i seguaci erano vincolati da un voto di segretezza che non gli permise di rilevare mai né i misteri del loro culto, né i loro riti o il loro credo (nel caso t’interessi ho scoperto queste opere storiche sul mitraismo, io non le conoscevo, non so se tu le hai già lette: “The religion of the Mithras Cult in the Roman Empire: Mysteries of the Unconcquered Sun” di R. Beck, e “Mystery Cults of the Ancient World”). D’altra parte, è anche vero che alcuni autori cristiani, come Tertulliano, sottolineavano similitudini evidenti tra la propria religione e i culti misterici, ma c’è anche da dire che scrivevano in un periodo molto tardo e che non avevano compiuto ricerche in proposito. Molto probabilmente, il loro intento era, poi, quello di far capire ai pagani che il cristianesimo comprendeva parole e azioni non tanto diverse da quelle espresse nelle loro religioni e che pertanto non c’era ragione di fare una distinzione così netta con i cristiani e di conseguenza perseguitarli. Ma utilizzare la terminologia utilizzata nei culti misterici per attutire i contrasti con il cristianesimo e trovare punti comuni fra i differenti culti non è sinonimo o conferma di una diretta influenza pagana sugli episodi che caratterizzano il cristianesimo. Inoltre, ricordiamo che gli oppugnatori dei parallelismi fra i culti, evidenziano che i riferimenti citati del mitraismo romano sono successivi di un secolo rispetto ai testi neotestamentari, dunque troppo tardivi per poter dire che il cristianesimo abbia verosimilmente preso in prestito qualche idea dal mitraismo; ma che, addirittura, sia estremamente probabile il contrario. Io non lo so, comunque, al di là di tutto, quanto il carattere allegorico ed emblematico delle vicende, anche se non effettivamente accadute nei termini rappresentati, possa, però, sminuire o viziare la conoscenza del cristianesimo ed essere equiparabile ad una menzogna. In fondo la teologia non può che essere metaforica, dal serpente con la mela alla stella cometa; ma non credo che una cosa smentisca necessariamente l’altra. Il fatto che il Gesù storico sia nato effettivamente il 25 dicembre o in tutt’altra stagione, non rende meno veritiera la Sua divinità in chi crede senza avere la necessità di “storie e presepi” esattamente come la prova indiscussa e storica della modalità di alcuni eventi biografici non fugherebbero i dubbi, rendendoli irrefutabili, in chi non crede. Un’allegorica rappresentazione per chi necessita di immagini, rituali e segni comprovati, però, può essere d’ausilio per vedere e comprendere ciò che non capirebbe in modo più ermetico e scarno in persone più semplici ed ingenue. E così diventa naturale convenzione considerare la nascita del sole dopo la morte avvenuta con il solstizio o riferirsi alla stella che porta il messaggio della venuta del Dio con quella che il 24 dicembre di ogni anno si allinea con le tre stelle più brillanti della cintura di Orione, chiamate, oggi come nell’antichità, “I tre Re”. Da qui l’allegoria della stella che, insieme ai tre re che la “seguono”, indica il punto dove il sole-divinità nascerà. Ugualmente per la Pasqua. Il messaggio della rinascita e del sacrificio può essere espresso e tramandato in mille modi; ma non invalida l’essenzialità di un gesto il sapere che sia avvenuto attraverso una impiccagione nel mese di febbraio (penso all’Appeso nelle Lame della Tarot) o con la crocefissione nell’equinozio di primavera, quando il sole entra nel segno del montone/ariete, agnello sacrificale presente in tutte le religioni. Il punto è che la luce sconfigge le tenebre e la rinascita si compie ed inizia nuovamente un nuovo ciclo di vita. Da un punto di vista visivo, poi, il Sole smette di muoversi verso sud per 3 giorni e rimane in prossimità della croce, quindi ricomincia a muoversi verso nord facendo presagire giorni più lunghi e più caldi. E la crocifissione, la morte per 3 giorni e la resurrezione, poi, anche se non fossero comuni ad altre divinità, avrebbero comunque un’evidente corrispondenza simbolica in natura. Gli stessi apostoli sono tramandati come 12, il numero delle costellazioni nello zodiaco e per le religioni arcaiche il sole nasce sempre sotto la costellazione della Vergine; pertanto tutti i profeti solari sono nati da altrettante vergini. Ma, di fatto, anche se la verginità della madre del Cristo, in tutto il suo differente significato, venisse (a patto di non essere snaturata) accostata per comodità alla simbologia astronomica, che cosa cambia? Se tutto è collegato a questo mondo, ogni rimando non fa che rafforzare l’altro, in un canto di indizi raccontati dall’inizio dei tempi che, in modi diversi, in lingue e luoghi diversi raccontano solo la stessa storia, anche se chiunque l’ascolta la interpreta e la capisce e quindi la trasmette in modo diverso…Io credo che le risposte, i collegamenti, le chiavi per tutte le domande dell’universo si trovino ovunque in natura, e non penso siano necessari elementi storici per questo. Ma io non sono una storica, ho studiato filosofia ermeneutica ed ho un altro approccio, quindi posso capire perfettamente che tu non condivida ;-) Un’ultima cosa non mi è chiara, però, su quanto esponi. Anche io sono convinta che nessun Erode potesse mai volersi inimicare un esercito come quello romano, tanto più che il suo stesso regno non era completamente indipendente e, di fatto dipendeva da Roma, forse non mi sono spiegata perché non ne faccio certo un discorso esclusivamente etico…oltretutto con gli esempi che mi porti, come Erode Antipa che se vacillava sull’assassinio del Battista, fatto da lui arrestare, era solo per motivi diplomatici, temendo una reazione popolare e non certo per scrupoli di qualche coscienza…(in seguito senza troppe remore lo fece decapitare). Quindi, i motivi per cui molti mai avrebbero seguito il Cristo li ho ben presenti; ma non trovo questi in contrapposizione con quanto ho espresso riguardo al ruolo rivoluzionario rappresentato da Gesù. Grazie a te per i nostri confronti. E’ la vera ragione per cui esiste la possibilità di lasciare commenti ai post ed è un peccato quando non accade ;-)
 
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