ElettriKaMente
Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)
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AVVISO AI NAVIGANTI...
Tutti i passanti sono gentilmente invitati a lasciare fuori da questo blog:
incontinenze di ogni genere e tipo,
pratiche onanistiche finalizzate alla pubblicazione
e manie persecutorie-vittimistiche,
grazie.
Anche se il blog é moderato, ogni intervento pervenuto viene pubblicato.
Qualora il vostro non risulti, invece, visibile tra gli altri è semplicemente perché, presentando tracce delle sopracitate (incontinenze, pratiche onanistiche o manie persecutorie-vittimistiche)
vergognandosi di se stesso e di chi l'ha messo al mondo, si è autoeliminato.
Capisco che il nome del blog potrebbe trarre in inganno, ma qui non troverete il supporto psichiatrico che andate cercando.
Cordialmente,
Elettrikamente,
EleP.
Messaggi di Febbraio 2018
Post n°257 pubblicato il 20 Febbraio 2018 da ElettrikaPsike
Tag: Albert Sabin, amore, anima, anni, Bellezza, coraggio, dubbi, fede, giovinezza, grandezza, H. Matisse, ideali, infinito, Lidia Pezzimenti, mente, meraviglia, paura, speranze, tempo, Vecchiaia
A fine febbraio sarà il mio compleanno, tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera.
E visto che sono già tre post e ben tre "quasi fine inverno e inizio primavera" fa che ho compiuto 40 anni, è giunta l'ora di chiedersi se e come o quanto, il tempo possa averti lasciato addosso e dentro un po' del suo tratto, marchio...o brand di fabbrica. Ma io non credo poi molto allo scorrere del tempo e neppure alla vecchiaia. O meglio, non credo alla vecchiaia legata allo scorrere del tempo. E non sono neppure la sola a pensarlo. Pertanto, alla quasi data del mio compleanno ho deciso di pubblicare questo testo di Albert Sabin, medico virologo russo nato agli inizi del 1900 a Biaystok e passato a probabile miglior vita, quasi novantenne a Washington.
Per noi, tutti...
≪La giovinezza non è un tempo della vita, è uno stato della mente; é la tempra della volontà, una qualità dell’immaginazione, il vigore delle emozioni, la predominanza del coraggio sulla timidezza, del desiderio di avventura sull’amore per le cose facili. Nessuno diventa vecchio semplicemente vivendo un certo numero di anni: le persone invecchiano abbandonando i loro ideali. Gli anni invecchiano la pelle, ma disertare i propri ideali invecchia l’anima. La preoccupazione, la paura, la mancanza di fiducia, la disperazione, sono questi i lunghi, lunghi anni che ci fanno piegare il capo e chinare lo spirito verso la polvere. Sia a 70 che a 17 anni, in ogni cuore umano c'è l’amore per la meraviglia, la dolce estasi dei pensieri e delle azioni, la non domata sfida degli eventi, il perenne desiderio infantile per quel che verrà dopo e la gioia e il gioco della vita. Si è giovani come la propria fede, vecchi come i propri dubbi; giovani come la propria fiducia in sè e vecchi come la propria paura; giovani come le proprie speranze, vecchi come la propria disperazione. Fino a quando il vostro cuore riceve i messaggi della bellezza, dell’allegrezza, del coraggio, della grandezza e del potere dalla terra, dall’uomo e dall’infinito, rimarrete giovani. Quando i fili si sono spezzati e il luogo più remoto del vostro cuore è coperto dalle nevi del pessimismo e dal ghiaccio del disprezzo, allora sarete diventati vecchi e Dio possa aver pietà della vostra anima≫.
Ed io ne sono convintissima...
E FIORI D'AUGURI DIRETTAMENTE DALL'OLIMPO...
GRAZIE SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITA' GRANDIOSA MIST!
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Post n°256 pubblicato il 06 Febbraio 2018 da ElettrikaPsike
Voglio restare sull'onda socratica (e un po' nietzschiana) del conosci te stesso. E andare anche un po' oltre. Ammesso che sia emerso chi siamo - espressi nella nudità di quel tatuaggio spirituale che potrebbe essere un nocciolo o un glifo d'anima - adesso, però, saltati al di là della ragnatela di sovrastrutture sociali che ci legavano ad un'identità un tantino mistificata e parecchio veicolata, vediamo, in questo nuovo al di qua, d'indagare anche qualcos'altro.
Vale a dire che cosa cerchiamo, cosa vogliamo e chi... senza appellarci all'anagrafica, alla genealogia o alla professione. E pure evitando una collocazione geografica.
L'amica misteropagano, in un suo post, chiedeva: Quale segno vorremmo vedere, per decidere di aver incontrato un simile?
Personalmente, non ho un'idea precisa di quali potrebbero essere; ma sono sicura di riconoscerli ogni volta che li incontro. Perchè so cosa m'interessa sapere di una persona.
Ed è pressappoco tutto qui:
Non m'interessa sapere che lavoro sei obbligato a fare per vivere... ma voglio sapere per cosa sospiri e se rischi tutto per trovare i sogni del tuo cuore. Non m'interessa conoscere la tua età ma sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare folle per un amore, per i tuoi sogni, o per l’avventura di essere vivo. Non voglio conoscere quali pianeti minacciano la tua luna. ma m'interessa sapere se hai mai toccato il centro più vivo del tuo dolore; se sei rimasto ancora aperto e vulnerabile dopo tutti i tradimenti della vita, o se ti sei rinchiuso per la paura di un dolore futuro. E voglio sapere se sei capace di sederti accanto alla sofferenza -la mia e la tua- e se puoi ballare pazzamente, lasciandoti andare all’impeto che ti riempie fino alla punta delle dita, senza prevenirti della cautela d'essere realista o ricordarti di tutte le limitazioni degli esseri umani. E no, non voglio neppure sapere se la storia che mi stai raccontando è vera. Voglio, però, sapere se sei capace di scegliere anche di deludere le aspettative degli altri pur di continuare ad essere autentico davanti a te stesso e se puoi subire l’accusa di un tradimento; ma non di tradire la tua anima. Voglio sapere se sai essere fedele perchè conosci la fiducia. Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non tutti i giorni sono belli e se sei capace di far sorgere la vita con la tua sola presenza. Voglio sapere se puoi convivere con il disordine del frastuono - tuo o mio - ma continuare a gridare all’argento di una luna piena. Non m'interessa affatto sapere dove abiti o di quanto denaro disponi. Ma m'interessa sapere se hai la forza di alzarti dopo una notte di dolore, sentendoti sconfitto e sfinito, e fare tutto il possibile per prenderti cura delle cose che ami. Non m’interessa nemmeno sapere con che nome ti chiama il mondo, né come hai fatto per arrivare fin qui. Voglio sapere, invece, se sapresti restare in mezzo al fuoco -insieme a me- senza scappare. Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi, o dove. Ma voglio sapere cosa ti sostiene dentro quando tutto il resto di te non l’ha fatto. Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso, e se veramente ti piace la compagnia che hai nei momenti più vuoti.
Personalmente, non ho un'idea precisa di quali potrebbero essere i segni che vorrei vedere per poter dire che ho incontrato un mio simile... ma sono sicura di riconoscerli ogni volta che li incontro.
Aspettami ogni sera davanti a quel portone, e se verrai stasera ti chiamerò per nome. Chissà che occhi avremo, chissà che occhi avrò, ma se mi chiami amore, ti riconoscerò.
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