Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

ElettriKaMente

Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

Messaggi di Marzo 2018

A CHI TOCCA?

 

 

 

Qualcuno una volta scrisse che la serietà è una malattia e non un metodo, una malattia che porta alla morte, non certo alla vita eterna.

Io sono d'accordo sul fatto che l'esistenza possa essere vista come un circo incredibile; ma ancora di più sono convinta che sarebbe straordinariamente salubre per ognuno di noi, indistintamente, riuscire a giocare la vita come una ricreazione eterna dell’energia, in milioni di forme.

In quest'ottica -finalmente!- il divertimento, abbandonata la sua connotazione più indebita e irresponsabile, diventerebbe una parola sacra, una sorta di preghiera divina e pagana. La sola che ci riconsegni le chiavi di un'essenza bambina.

Non è un caso se propria dei bambini (e di chi si fa simile a loro) è la capacità di sperimentare la trascendenza, e non a caso è stato detto in ogni possibile modo che solo ad essi appartiene il regno nei cieli. 

Eppure chi si fa bambino, chi osa sognare, giocare o rischiare di toccare il cielo con ali  improvvisamente non più di creta, viene redarguito e corretto oppure internato.

Parliamo di ideali, desideriamo e lavoriamo continuamente per dare forma alla nostra vita, eppure, nostro malgrado, lo facciamo copiando, come un disegno, sempre i lineamenti della persona che siamo, mai di quella che ci piacerebbe essere. 

Ma di fatto l’uomo è nato per vivere, non per prepararsi a vivere.

E, sì, i dolori che ci impoveriscono, la sofferenza che ci incattivisce e la morte quotidiana -nei pensieri, negli affetti, nel corpo, nell'aria - che ci inebetisce raggelandoci, esistono. Sono lì, confusi con i granelli di luce e i riflessi d'amore.

E dobbiamo abituarci all’idea che ai più importanti bivi della nostra vita non c’è segnaletica, ma alla fine, il bivio permane.

Il mondo non è nè una valle tetra di lacrimose disillusioni nè una una riserva soleggiata e fresca di delizie. E' essenzialmente un luogo del tutto neutro, ma di due cose si può essere certi: la prima è che il mondo in sè, possiede già il tutto, e la seconda che dipende da noi, da come facciamo il nostro gioco...

 

 

Ok...A chi tocca?

 

 

 

 

 
 
 

La leggerezza è una forma strana di sollievo

 

 

 

 

 

Agli inizi di quest’anno avevo iniziato l’anno deponendo la serie “Alice in Wonderland” con il proposito di ricreare un calendario di post che potessero navigare sull’onda – comunque sempre anomala - di questo viaggetto interiore e fisico chiamato vita.

Gennaio era stato dedicato ad una sintesi ai minimi termini nel tentativo di definire chi siamo partendo dalla nudità della nascita e ritornando ad essa; Febbraio è stata una concessione al verbo desiderare, agli auspici e alle considerazioni legate anche al mio personale compleanno ed ora, arrivati a Marzo, ecco un decalogo tascabile verso la consapevolezza che forse è meglio, per tutti noi, prendersela con calma, prenderla alla leggera ed accettare l’ottimo consiglio di chi ci ricorda che la leggerezza non è sinonimo di superficialità così come la pesantezza non equivale affatto alla profondità di pensiero.

Perché la leggerezza è una forma strana di sollievo; ma non solo quello. E' anche, come suggerisce il Nobel per la letteratura Alice Munro, quel piacere spontaneo che si prova quando si constata che un progetto non corrisponde più alla struttura e che un edificio non può stare su; perché fondamentalmente è il piacere di riconsiderare dal principio tutto ciò che esiste di contraddittorio, persistente e irriducibile nella vita.

 

Ed in un certo senso, significa anche, nello specifico, capire che:

 

1. Al di là di quanto qualsiasi individuo - o agente esterno - possa interferire nella nostra vita, ciò che ci accadrà sarà comunque sempre e soltanto di nostra responsabilità, e questo nella misura in cui niente e nessuno potrà mai impedirci di scegliere come reagire a qualsiasi situazione;

2. Chiunque vuole davvero qualcosa troverà sempre una strada o un modo per raggiungerla, al contrario, si troveranno solo innumerevoli scuse per non vedere né strade né modi, quando quella cosa non la si vuole davvero;

3. Leggerezza non è affatto sinonimo di lassismo né di autolesionistica accettazione;

4. Riconoscere le proprie responsabilità ed assumersene il compito non significa annullarsi, ed è necessario non dimenticarsi che ognuno di noi ha il suo primo dovere verso se stesso, per poter vivere;

5. Dire di no non significa sempre rinunciare ad un diritto acquisito, a volte è proprio il contrario;

6. Le parole – come urlava Moretti – sono sì, importanti; ma non a discapito del loro senso. Perché sono vive, e perdono automaticamente ogni diritto acquisito quando diventano strumenti pronunciati per ingabbiarci. Sono importanti solo fino a quando non diventano scappatoie ed etichette più importanti anche di ciò che devono rappresentare;

7. Senza chiedere - e senza programmare - è il modo più bello per ricevere (ogni cosa);

8. Amore e amicizia sono gemelli diversi ma certo non antagonisti; mentre la gelosia è antagonista di entrambi e sicuramente non è loro sorella;

9. Siamo nati per essere autenticamente unici, ma non per questo per essere perfetti;

10.Tutto ciò che ci compete – le cose che amiamo, quelle in cui crediamo o in cui ci riconosciamo e in un qualche modo siamo - sono i tatuaggi della nostra anima e sopravvivranno anche a noi.

 

 

PRENDETE LA VITA CON LEGGEREZZA,

PERCHE' LA LEGGEREZZA NON E’ SUPERFICIALITA’

MA PLANARE SULLE COSE DALL’ALTO

E NON AVERE MACIGNI SUL CUORE.

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Non ho ancora trovato quello che sto cercando

 

Leggendo qua e là, ho trovato questa preghiera in inglese.

Non so di chi sia e non so nemmeno se la traduzione possa renderle una qualche giustizia e attendibilità; ma ho comunque scelto di pubblicarla.

E l'ho deciso perchè, per il mio compleanno, mi è stato chiesto che cosa cercassi realmente.

Ci ho pensato, e abbastanza velocemente ho concluso che non ho ancora trovato quello che sto cercando. 

Ed un po' come nella canzone degli U2 che ascoltavo quando andavo alle medie anch'io ho parlato la lingua degli angeli, ho tenuto per mano un diavolo e sono stata fredda come una pietra.

Quindi vorrei che si esaudisse questo desiderio...

 

 

≪Signore fa’ rallentare la mia corsa!

Allevia il peso del cuore placando la mia anima

e ferma il ritmo affrettato con la visione di un tempo eterno.

Offrimi, nella confusione dei miei giorni, la calma di colline senza fine.

Rompi la tensione dei miei nervi e dei muscoli

con l'aggraziata melodia dei ruscelli che vivono nella memoria.

Aiutami a conoscere i magici poteri di un sonno che ripara.

Insegnami l’arte di distrarmi,

di rallentare il battito cadenzato della vita per ammirare la bellezza dei fiori,

per conversare con un amico,

per accarezzare un cane,

per leggere poche righe di un buon libro.

Ricordami ogni giorno di quella fiaba della lepre e della tartaruga,

che possa tenere a mente che nelle gare non si deve affatto sempre vincere,

che c’e di più nella vita che misurare la velocità.

 Lasciami guardare verso l’alto, tra i rami della quercia maestosa

per comprendere che è divenuta forte e alta

soltanto perchè è cresciuta lentamente.

Signore, fa’ rallentare la mia corsa,

e permettimi di affondare le mie radici profonde nella terra di questa vita

per essere forte e protendermi verso le stelle

di un destino infinitamente più grande≫.


 

 

 

 
 
 

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