Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

Messaggi di Aprile 2018

MASSACRI E LIBERAZIONI

 

 

In questa primavera calorosa di ponti ed impulsivo desiderio di sentirsi in vacanza, si prende con gratitudine ogni riposo offerto da qualsiasi festa stabilita – dall’odierna a quella prossima del primo maggio – accettando macchinalmente il dono, senza il tempo o la necessità di ripensare al perchè (ed in alcuni casi proprio di sapere perchè...) siamo stati graziati di una di una festa che, quantomeno in presenza di un lavoro, ci permette anche un riposo in più.

E di pensare anche al fatto che il poter festeggiare la seconda data è interconnesso alla presenza della prima.

Il calendario di oggi ci riporta quella emblematica che contrassegna e sancisce la fine dell’occupazione nazifascista in Italia e preannuncia la fine, da lì a breve, della guerra ma anticipa anche le premesse della celebrazione successiva, vale a dire il ripristino e l’ufficializzazione di quella festa del lavoro nata da una manifestazione parigina di 129 anni fa che richiedeva tutele e diritti per tutti coloro che lavorano e poi abolita, negli anni venti del Novecento, durante il fascismo.

Anche queste due feste, quindi, come d’altronde quasi sempre accade, nascono macchiate dal sangue di proteste rivoltose e da una guerra; ma soltanto ieri - 24 aprile – si ripeteva anche un’altra ricorrenza che sarebbe importante conoscere e poi magari non dimenticare, perché è la data in cui viene rievocato l’inizio del grande crimine contro gli armeni del 1915, sterminati dall’impero Ottomano senza deroga ed eccezione alcuna.

Si sta parlando, infatti, della prima tra tutte le carneficine contemporanee.

La strage che aprì una tragica via di luttuose emulazioni durante tutto il corso del XX secolo.

Se il 25 aprile, quindi, una parte del mondo ribadisce e festeggia la libertà riconquistata da una nazione, appena il giorno prima milioni di persone - come ogni anno da più di cento anni - legano queste date al ricordo di quasi un milione e mezzo di armeni perseguitati e deportati.

Il progetto di questo sterminio senza appello che qualcuno rifiuta di considerare genocidio – in virtù della definizione del termine adottata dall’ONU - descrivendolo non già come un annientamento finalizzato ad un intero gruppo etnico, ma limitatamente progettato per sterminare gli intellettuali, gli artisti e le menti più brillanti e libere della penisola anatolica, indipendentemente dalle parole che si vogliano scegliere di accettare o utilizzare per raccontarlo, resta però, e di fatto, puramente quello che è: un massacro di un milione e trecento esseri umani, annientati in ogni modo possibile.

La Carta europea dei diritti umani è inequivocabile rispetto al negazionismo ed alla repressione effettuata ai danni di chi si esprime a proposito dello sterminio armeno e declama chiaramente che processare e condannare qualcuno per negare il genocidio costituisce un attentato contro la libertà di espressione.

Più di un milione sono stati semplicemente eliminati, senza alcun tipo di restrizione: erano uomini e donne, erano giovani, sani o infermi, c'erano anziani, ragazzini e infanti. In un mostruoso incipit che fu usato come modello innaturale negli anni a venire per ogni altro sistematico programma di massacro.

E dietro ogni essere umano massacrato, come sempre - in un modo o in un altro -  troviamo anche il pianificato proposito di massacro di nostra madonna Libertà, insieme a tutta la luce che da ogni mente libera irriducibilmente si riversa sopra il buio di questo vecchio mondo.

 

Buona libertà a tutti.

 

 
 
 

RAGIONI SENZA CUORE & CUORI SENZA RAGIONE

 

Siamo fatti da ragioni senza cuore e cuori senza ragione.

Sembra un aut-aut imprescindibile, un derby della storia umana che, in un modo o nell'altro, per uno o centomila motivi - ed a volte anche senza motivi - schiera tutto il creato da un lato o dall'altro dello stadio universale. Ed in campo, gli antagonisti che scendono per affrontarsi, sono Ragione e Sentimento.

Cervello versus Cuore: ed ai razionali e ai passionali non resta che tifare per la propria squadra.

 

 

Ma chi sta a metà, nel mezzo di un irragionevole lavorio mentale ed un ragionato pulsare di emotività, per chi tifa?

Io, per prima, non ho ancora capito a quale squadra potrei appartenere; ma probabilmente mi avvarrei anche in questo caso della facoltà di non etichettarmi e soprattutto di non porre limiti alla potenzialità umana...

In ogni caso, però, quel suggerimento che propone di scambiare le posizioni e guardare tutto al contrario, mi sembra anche qui piuttosto utile.

Si dice, infatti, che la ricetta magica per non sbagliare, almeno in questo ambito, consista semplicemente nell'invertire i compiti dei due organi facendo in modo di pensare e ragionare attraverso il cuore e dispensare amore alla luce dell'intelletto. Ed io sinceramente penso che la procedura non sarebbe affatto infruttuosa dal momento che pensando con amore e ragionando d'amore difficilmente si potrebbe sottoporre chicchessia ad un serrato giudizio, ad una violenta possessività o ad una inderogabile vendetta...

Ugualmente, poi, nel praticare i sentimenti con cognizione di causa ci si educherebbe ad una concezione sentimentale che non contempla la distruttività e che escluderebbe amori patologici ed infettivi.

Anche perché, diciamola tutta, se il dio Amore, probabilmente, si diletta a tenere gli occhi chiusi nel toccare coloro che incontra sul suo aureo cammino, è pur vero che noi esseri umani quando operiamo - in qualsiasi settore! - è molto meglio se i nostri occhietti li teniamo bene aperti...

Vediamo, quindi, che cosa possiamo fare per evitare di immolarci a dolorose grandini di autodistruzione in nome di pathos e del suo incondizionato sentire ma, nello stesso tempo, non desertificarci appellandoci ad una sterilizzazione programmata degli impulsi più viscerali in noi nel tentativo di emulare un'imperturbabilità da dio aristotelico.

Se da una parte, infatti, i fautori di Madame Ragione dicono che solo lei ci permette di autoconservarci, d'altro canto gli estimatori di Messere Sentimento ci ricordano che solo con lui si può dire di aver effettivamente vissuto...

La nostra parte razionale ci aiuta a mantenerci vivi e fuori dai pericoli e questo è imprescindibile; ma è pur vero che la ragione resta un'àncora - e pure un salvagente - solo fintanto che non smette i panni della razionalità essenziale per vestire quelli di una piuttosto letale rigidità.

Solerti e rigidi non sono aggettivi sinonimi.

E se è vero che l'irrazionalità impulsiva, diventando pura e semplice incoscienza, ci mette in pericolo e ci predispone ai rischi, anche la rigidità ci può condurre ugualmente alla morte. E non solo quella inevitabile dello spirito - dal momento che una desertificazione a tappeto delle emozioni ci depriva di tutti i colori della vita - ma anche specificamente fisica, perché predispone ad un deterioramento insostenibile che logora ogni nostra struttura ed innesca lo sviluppo di afflizioni non solo nell’animo ma anche negli organi del corpo.

Sembrerebbe, allora, che per non incorrere nella follia sconsiderata scegliendo l'istinto più sfrenato o  in disturbi depressivi e malattie indotte da rigidità senza concessioni, la soluzione più ovvia rimanga quella di non reprimersi annullando una delle due parti a favore dell'altra, ma di lasciare spazio ad entrambi gli aspetti.

Pertanto, sì, la soluzione per l'acqua calda c’è. Ma, ironicamente, è anche la più ovvia e la più complicata per una creatura che, anche quando riesce senza difficoltà a smuovere le montagne, si perde poi volentieri con un granello di senape.

E così accade che per una persona ubriaca di emotività sia molto più semplice finire in situazioni scomode pronte a diventare guai, o magari anche ad isolarsi, perdendo di vista il più semplice e pragmatico contatto con la realtà, in una sorta di sociopatia schizofrenica, piuttosto che fermarsi a calibrare i piatti della dea delle bilance.

Ed allo stesso modo, per chi tende ad essere eccessivamente razionale, risulta molto più facile irrigidirsi al punto di bloccare ogni flusso delle proprie energie emozionali, preferendo utilizzare il bilanciere in una palestra very efficient & qualified per sollevare ancora qualche altro peso, che non alleggerire uno dei due piatti - quello del dovere e della gravità – di ben altra bilancia…

Ma l’essere umano è così, perfettamente complicato: imprevedibilmente geniale e curiosamente stupido.

Per cui non chiediamogli di essere equilibrato. Non lo sa fare.

Ed è quasi più facile individuarlo mentre vola espandendosi sui territori degli angeli o trovarlo a conformarsi alle sue più basse escrezioni, deformandosi tra i demoni, che non vederlo camminare sulla terra, intento a fare l’uomo.

 

 

 
 
 

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