Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

Messaggi di Dicembre 2020

I MIEI NATALI PER NATALE

 

Premetto che discendo da un crogiolo geografico non indifferente. Bis nonni/e e nonne paterne torinesi doc, screziati da 2 gocce del sangue francese di Lione; un bisnonno salentino, nativo di quella che è definita la Sparta della Magna Grecia ed i nonni materni greci, di Kerkyra e di Atene, anche se mia madre è nata sull'isola della Maddalena.

Io stessa, poi, ho rischiato di nascere ad Amsterdam; ma lí sono solo stata concepita ed alla fine sono nata alla Fornaca di Sessant a Torino.

Dunque ci sono nata qui, e cresciuta, e sono proprio torinese ma sento anche l'origine ellenica scorrermi addosso.

E sarà per questo che sono divisa tra l'azzurro delle isole e delle terre greche - con la loro mitologia, la filosofia e tutta la tradizione classica - e quest'atmosfera tra la collina e le montagne, attraversata dalla nebbia, fatta di Liberty e di Barocco.

E sarà per questo che non sono totalmente l'una o l'altra, e che il concetto di casa, per me, alla fine è un luogo che si trova a metà strada tra l'estate greca e l'inverno sabaudo.

Ed è per questo che io vivo nel mese di Settembre, e la mia casa ha l'indirizzo dell'Autunno.

Ma in questo post a due passi da un Natale di quasi lockdown, voglio raccontare Torino, e dirvi perché è indiscutibilmente bella, perché è innegabilmente misteriosa, perché amabile ma anche perché è estremamente complicato sostenerla...

Torino è bellissima perché ha caratteristiche che la rendono simile ad un'antica città nord europea, con le sue piazze sconfinate ed elegantemente rigorosa nel bon ton; ma in più, è mitigata e di molto ammorbidita dalla gentilezza della collina e delle Alpi, che sbucano come quadri inaspettati ad ogni incrocio, visibili dalle finestre e mentre si cammina, anche tra le vie più piccole. Questo abbraccio collinare e montano circoscrive e rassicura, cullandoci come in una nicchia, e ci protegge dall'angoscia piatta ed immutabile degli orizzonti senza riferimenti; assicurando sempre un appiglio naturale di verde e di cime innevate o rosate scintillanti al sole, ed offrendo dimensioni e confini più che mai vivi.

Inoltre, è bellissima perché non solo è un'antica città dai lussuosi salotti sabaudi, dai ristoranti leggendari, dalle storiche caffetterie e dalle sale da tè in stile regale; ma è un ricco incontro di tutto questo lusso aristocratico con il misticismo.

Ed è bellissima per la sua architettura, che passa dal Barocco fino ad arrivare al Liberty, con punte di Gotico e tracce di stile Razionalista.

 

Così, ci si trova in men che non si dica, a distanza di pochi isolati, dal passeggiare tra sfarzosi bar illuminati e settecenteschi, come se fossimo a Versailles - atmosfera che, tra l'altro, continuiamo a ritrovare anche appena usciti da Torino, tanto nel Castello, circondato dai boschi, di Stupinigi, quanto nella Reggia di Venaria - al ritrovarsi nelle strette vie delle contrade medievali.

 

O, ancora, tra le strade con pianta a scacchiera e gli alti porticati di marmo lucente in sobrio e squadrato equilibrio Razionalista, simili ai palazzi anni Trenta della Grande Mela, e poi nella Torino romana, con il suoTeatro, la Porta Palatina e Pretoria o tra il Barocco più sfrenato fino ai piedi della collina e della Gran Madre, con il Monte dei Cappuccini e Superga a benedirci dall'alto, per poi proseguire verso il Liberty e tutta la sua raffinata, luminosa e sorprendente espressione d’Art Nouveau…

 

Ed è bellissima perché è la città delle Gallerie coperte, gemelle dei Passages couverts parigini che, al riparo dalle intemperie, permettono di passeggiare placidamente nella sontuosità di caffè d’epoca, negozi pregiati d’antiquariato e lussuose sale cinematografiche; ed è la città dei portici, la maggior parte collegati fra loro, che proteggono dalla pioggia e dalla neve mentre si attraversa il centro, costeggiando le piazze fino al fiume.

 

Torino è bellissima perché è un tripudio di arte: regge, palazzi e castelli, mausolei, musei e chiese. E’ bellissima per il Santuario della Consolata, vale a dire la Consolatrice degli afflitti - Augustae Taurinorum Consolatrix et Patrona - un gioiello variegato di stile romanico, neoclassico e barocco, ed è bellissima per il rinascimentale Duomo di San Giovanni Battista e la magnifica Cupola della Sindone, ora ristrutturata, nei suoi sei livelli di archi degradanti verso la sommità e gli archi leggeri di eredità gotica da cui entra la luce, e per la barocca Real Chiesa Di San Lorenzo con il suo sistema di nervature che formano una stella a otto punte ripreso dall'architettura islamica, e poi per il Tempio della Gran Madre - Orde Populusque Taurinus ob Adventum Regis - chiesa cristiana dalla forma del Pantheon, appena al di là del fiume, ai piedi della collina.

E’ bellissima per il suo Palazzo dei Principi di Carignano, dalla doppia facciata: una barocca, con andamento ondulatorio, situata nell’incantevole piazza omonima e l’altra, in stile pseudo-rinascimentale in pietra bianca e stucco rosa, con lesene, colonne ed un porticato che si affaccia sul giardino interno del Palazzo che oggi è Piazza Carlo Alberto.

 

 

E' bellissima per gli infiniti viali alberati di Platani, Tigli, Aceri, Ippocastani, Olmi bianchi e siberiani, Ciliegi, Betulle, Pini, Carpini, Frassini, Noci americani, Abeti e Querce e per gli innumerevoli parchi e giardini.

E' bellissima per la Rocca e il Borgo Medievale sul fiume, che costituiscono l’insieme di un museo archeologico monumentale; per i battelli e le canoe sul Po, per le sue cioccolaterie, boulangerie (così le chiamano, perchè sono forni-pasticcerie; ma il pane è un cavillo e dentro c’è di tutto, dai croissants ai dolci appena sfornati, dai salatini ai panini al burro con gocce di cioccolato, e puoi sederti ad un minuscolo tavolino per accompagnare il tutto con un caffè), e naturalmente per i bistrot piemontesi e le vinerie a lume di candela.

Ed è seducente, perché unisce la raffinatezza della cucina francese con i gusti irrinunciabili della tradizione italiana, annaffiati dalla triade di Barolo, Barbaresco e Barbera.

E' bellissima perché è soffusamente e intimamente romantica, soprattutto in primavera, la sera ai Giardini Reali o quando le luci del Monte dei Cappuccini e del Circolo di Canottaggio brillano di notte, insieme alla luna, sulle acque del fiume; e in autunno, quando il fogliame degli alberi intorno al Borgo diventa rosso e dorato e si riflette sull’acqua.

E’ bellissima perché trattiene il sacro e il profano ad ogni angolo, ed è una città dove si può venire tranquillamente sedotti da affascinanti e scuri fantasmi degni del Dracula di Bram Stoker, mentre si passeggia sul corso, lungo il Po, o costeggiando il fiume avvolti nella nebbia tagliata dai lampioni vittoriani nei tardi pomeriggi invernali, tra le rimesse delle barche, protetti dagli imponenti muri costruiti per arginare le piene del fiume.

 

Eh si, perché è bella; ma anche misteriosa. E per ogni seduzione oscura di Torino risponde un gancio dal cielo. E si respirano inquietudine, segreti e promesse di spiritualità angelica ad ogni svolta.

Dalla Galleria dei sarcofagi che si trova nel Museo Egizio, il secondo più antico a livello mondiale, per valore e quantità dei reperti, fino alla città invisibile e sotterranea, l’antica necropoli sotto la superficie, nella quale (proprio nello spazio sottostante a Palazzo Madama e Palazzo Reale ed in piazza dello Statuto) si troverebbero le Grotte Alchemiche. Connessa ai culti esoterici, dipinta di simboli massonici e letteralmente rivestita di leggende magiche, Torino viene rinchiusa nel triangolo della magia: tanto in quello della magia benefica e protettrice che la comprende insieme a Lyon e Praga quanto in quello della magia oscura, che la lega a Londra e a San Francisco.

E Torino è la città dove sono le statue a decretare il mistero, raccontandolo.

La statua luciferina - angelo con le ali spiegate o Genius loci che sia, con il pentagramma rovesciato sul capo rimosso durante un recente restauro - sovrasta con lo sguardo i Titani sconfitti che cercano di raggiungere la sommità della roccia piramidale su cui è posta e delimita la zona noir della città, anche se ufficialmente il monumento è intitolato alle vittime che hanno perso la vita durante la costruzione della galleria del Frèjus. Poco distante, invece, un obelisco con l’astrolabio sulla cima segna il vertice esatto del triangolo che geograficamente unisce Torino con la capitale inglese e la città collinare nel nord della California. Il tutto non lontano dal Rondò della Forca.

Un’altra indefinita figura, poi, nata anch’essa per essere un Genio alato in onore dei Savoia, venne collocata sulla punta della Mole Antonelliana. Nei primi anni del Novecento, però, fu sbalzata dalla cima a causa di un fulmine. Il nubifragio non riuscì comunque ad abbatterla e nonostante la tempesta l’abbia indiscutibilmente spodestata dalla sommità, questa scultura, un po’ angelo ed un po’ Genio dalle ali spiegate, rimase in bilico su una superficie sottostante durante la caduta ed ancora adesso esiste, conservata all’interno della Mole stessa.

Ma Torino, lo abbiamo già appreso, ha due facce, e ad ogni sussurro inquietante risponde un raggio di luce, così mentre la Cupola del Guarini continua a conservare il più potente talismano della fede cristiana, la Sacra Sindone, anche nel Tempio intitolato alla Gran Madre, ai lati della scalinata, ritroviamo la benefica presenza di due statue. In un lato, infatti, vediamo una donna velata e seduta – la personificazione della Religione – che sorregge serenamente una grande croce mentre, ai suoi piedi, un giovane le porge le Tavole dei Comandamenti e dall’altro incontriamo la Fede con accanto un piccolo angelo. Anch’essa è rappresentata da una donna seduta con un lungo velo sulla veste; ma questa figura femminile con una mano regge il libro aperto della Verità e con l’altra solleva il Calice del Graal, rapita nel guardare un punto oltre l’orizzonte.

Le statue che ci parlano, indicando punti invisibili e mostrandoci simboli, reclamando di essere comprese e chiedendoci ad ogni sguardo di decifrarli, però, non sono finite.

All’interminabile conversazione tra la notte e il giorno, tra la luce del sole ed il piano oscuro, sotterraneo e pauroso, partecipano anche i giganti guardiani della Fontana Angelica. Le due figure maschili, rappresentazione dell’Autunno e dell’Inverno, sono deputate a sorreggere le Colonne d’Ercole e a sorvegliare la Soglia dell’Infinito, la Caverna Luminosa dove i processi alchemici scandiscono i meccanismi del mondo intero, mentre sostengono le anfore dalle quali sgorga la vera conoscenza. Insieme a loro troviamo la Primavera e l’Estate: la prima con i suoi richiami all’amor sacro, alla verità ancora nascosta e alla continua possibilità di rinascita e la seconda, accostata all’amor profano e ad una verità già rivelata e scoperta.

Torino, però, non è solo bellissima e misteriosa, è anche amabile perché sa essere inoltre vivace e leggera, semplice ed eclettica. Composta di parchi, viali alberati e quartieri colorati e multietnici. Così Torino è anche in quell’edificio che nacque per essere un Tempio per la comunità israelita e che poi divenne monumento all’unità nazionale, la Mole, vale a dire quel simbolo della città che è un incontro tra lo stile neoclassico, il neogotico ed il Novecento architettonico. Concepita per essere una sinagoga, diventata emblema cittadino ed in seguito identificata con il cinema, ospitandone il Museo nazionale, la Mole è una compagna vivace per gli universitari, ispirazione per chi è innamorato e rassicurante riferimento per chi passeggia quietamente sotto la sua ombra o punta direttamente alla luna e alle stelle.

 

Torino, infine, è però anche tremendamente complessa e difficile da accogliere in tutto il peso della sua ricchezza variegata, fatta di luci preziose sulle tegole dei tetti e di ombre magiche che cadono sulle mansarde e sulle facciate dei palazzi, dilatando indefinitamente lo stupore quando ci si trova di fronte agli innumerevoli Gargoyles degli edifici fatati, come la Casa dei Draghi.

Un'alchimia che a volte risulta molto difficile metabolizzare perché, come scrisse Nietzsche che a Torino ci visse e ci diventò pazzo, si sa che quando guardi a lungo nell’abisso, l’abisso poi ti guarda dentro…

IN OGNI CASO...

CHE DIRE SE NON BUON NATALE TORINO,

E BUON NATALE A CHIUNQUE.

E BUON 2021, CON L’AUGURIO DI SALTARE GLI ABISSI

E AVERE TUTTI LO SGUARDO

RIVOLTO ALLE STELLE...

 

 

 

N.B.

Le immagini sono state reperite dal web, ma qualora i legittimi proprietari lo richiedessero verrebbero subito rimosse.

 

 
 
 

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