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Post N° 31

Post n°31 pubblicato il 22 Dicembre 2006 da eliam
 
Foto di eliam

Buttiamo un occhio sullo sviluppo dei Paesi asiatici
 
 
I futuri colossi asiatici dell'economia mondiale hanno in mano l'avvenire dell'intero pianeta. Dall'Oriente dipende la salute del pianeta, il mantenimento delle risorse energetiche e di quelle alimentari. La popolazione coinvolta consiste di 2,5 miliardi di cinesi e indiani che hanno bisogno di consumo energetico, cibo e materie prime.
Anche per queste potenze si profilano i problemi già affrontati dall'occidente più sviluppato. Si parla di una crescente instabilità ecologica e politica, che ha come unica soluzione per essere arginata uno sviluppo basato su tecnologie efficienti e su una migliore gestione delle risorse.
Recenti dati dicono che Stati Uniti, Europa, Giappone, Cina e India sfruttano il 75% della ''biocapacità'' del pianeta, lasciando solo il 25% al resto del mondo e che almeno la metà dei suoli compresi in un terzo dei 106 principali bacini idrografici è stata convertita a usi agricoli o urbano-industriali.
Il consumo di cereali degli Stati Uniti supera di tre volte quello della Cina e di cinque volte quello dell'India. Le emissioni di anidride carbonica degli USA sono sei volte quelle della Cina e 20 volte quelle dell'India.
Per questo motivo, in Cina e in India è sempre più diffusa la convinzione che i modelli di crescita economica basati sullo sfruttamento intensivo delle risorse non possano funzionare nel XXI secolo.
Negli ultimi 15 anni sono aumentati in tutto il mondo i finanziamenti alla ricerca: quelli pubblici, ovunque in minoranza rispetto ai più cospicui finanziamenti privati, sono passati da 377 a 810 miliardi di dollari. Ma la Cina ha conosciuto un investimento senza precedenti e senza confronti: con uno stanziamento di 84,6 miliardi di dollari nel 2003, sei volte superiore a quello del 1990 di 12,4 miliardi, la Cina è diventata il terzo polo scientifico del pianeta, dietro a Usa e Giappone e già in vantaggio rispetto al nostro continente.
Nel 2005, la Cina da sola ha consumato il 26% dell'acciaio mondiale, il 32% del riso e il 47% del cemento.
Nel settore industriale, è evidente come gli investimenti delle multinazionali statunitensi nel mercato asiatico siano più che raddoppiati, passando dal miliardo e mezzo del 1994 a tre miliardi e mezzo del 2002.
Spostando la nostra attenzione sul mondo accademico si scopre che gli studenti cinesi sono quelli che vincono il maggior numero di dottorati negli Usa fra tutti gli studenti provenienti dall'estero.
Veniamo ora al sostentamento vero e proprio delle popolazioni asiatiche. Secondo i dati più recenti, la Cina dispone solo dell'8% dell'acqua dolce presente sul pianeta, ma deve soddisfare i bisogni del 22% della popolazione mondiale.
Mentre in India le previsioni portano a pensare che entro il 2025 la domanda idrica nelle città raddoppierà e quella nell'industria triplicherà.
In realtà, come emerso dal Forum Mondiale dell'Acqua a Città del Messico, la disponibilità di acqua potabile sul pianeta sarebbe sufficiente ai bisogni di tutti. Eppure oltre un miliardo di persone, la maggior parte delle quali vive in Cina, India e Africa sub-sahariana, non può accedervi per usi alimentari e i 2,6 miliardi della popolazione mondiale vive senza le misure igieniche di base, causa di povertà e malattie come la malaria.
Per quanto riguarda l'energia e la tecnologia, il consumo di petrolio in India è oggi doppio rispetto al 1992, la Cina, che a metà degli anni ' 90 registrava un consumo prossimo ai livelli di autosufficienza, nel 2004 è diventata il secondo importatore mondiale di petrolio.
Il risultato è che oggi le compagnie petrolifere cinesi e indiane cercano l'oro nero in altri paesi, come il Sudan o il Venezuela, ed entrambe le nazioni hanno iniziato a sviluppare quelle che sono destinate a diventare due delle più grandi industrie automobilistiche del mondo.
I due Paesi sono rimasti i soli grandi sistemi energetici dominati dal carbone, dal momento che questo combustibile fornisce due terzi dell'energia in Cina e il 50% in India. Ma entrambi i paesi, hanno un territorio ricco di fonti diverse di energia rinnovabile in grado di attirare gli investimenti nazionali ed esteri infatti l'India ha già la quarta industria mondiale nel campo delle tecnologie per l'energia eolica.
Al di là di tutte queste cifre, quello che risulta evidente è che l'ascesa cinese sulla scena economica globale si spiega anche attraverso la ferma e convinta volontà politica di sostenere massicciamente la ricerca scientifica, ormai competitiva con quella americana, giapponese e europea. Con l'obiettivo di destinarle fino al 2,5% del Pil che supera di gran lunga la media nei paesi dell'EU che è del 2,2%; e la spesa italiana pari all'1%.

 
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