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I fiumi italiani sotto osservazione

Post n°27 pubblicato il 22 Settembre 2006 da eliam
 

A volte si da tutto, o quasi, per scontato.... chi pensa che i fiumi siano monitorati in modo ordinato ed entrino tutti in un rapporto italiano, non si è sbagliato di tanto, a differenza di chi crede che la maggioranza dei propri conoscenti sia benpensante e mediamente cosciente. A volte infatti ci ritroviamo a dover per forza dare le spalle a vecchi e bambini, solo per il semplice fatto che i primi non vogliono darcela vinta per partito preso, i secondi invece vogliono solo giocare con le macchinine e andare in bicicletta. 

La salute dei fiumi italiani in un Rapporto

I reati che più spesso entrano a far parte del Rapporto sullo stato di salute dei fiumi italiani sono quelli che vanno dalla pesca illegale, captazioni delle acque, sversamento di sostanze inquinanti, ma anche mancata depurazione degli scarichi civili e industriali, furto di ghiaia e inerti dagli alvei e abusivismo edilizio lungo le sponde dei fiumi.
Il dossier prende in esame, oltre allo stato di qualità delle acque dei fiumi e le tante preziose specie animali e vegetali che vi abitano, anche le principali illegalità che i fiumi subiscono e le azioni che il Corpo forestale dello Stato mette in atto per reprimerle.
Nel 2005, ad esempio, gli illeciti relativi alle captazioni hanno visto una brusca impennata, passando dai 150 dell’anno precedente a ben 825. Un dato preoccupante se si considerano i periodi di secca che i fiumi italiani sempre più spesso vivono, con problemi enormi per la sopravvivenza degli ecosistemi fluviali e le attività umane che lungo il fiume convivono nel pieno rispetto dell’ambiente.
Sono tutte al Centro dell’Italia le regioni dove il Corpo forestale dello Stato ha accertato più illeciti lungo i fiumi, nei laghi e nei torrenti, prime tra tutte Lazio e Abruzzo, mentre il Nord detiene il primato della tutela e della salvaguardia con un minor numero di reati contestati di Liguria e Lombardia.
L’illegalità lungo i fiumi conferma ancora una volta l’assoluta necessità di accrescere la tutela ambientale. L’inasprimento delle pene e delle sanzioni per reati contro un ecosistema da troppi considerato secondario e sacrificabile, riveste un ruolo importante nella difficile opera di tutela e salvaguardia.
Se sviluppare e replicare le esperienze di gestione positiva delle aree fluviali diventasse legge, probabilmente esperienze come la pesca "No Kill" che permette di conciliare la pratica della pesca sportiva, che, se non regolamentata, può diventare una delle principali cause di minaccia della fauna autoctona, con la tutela della ittifauna, diventerebbero molto comuni.
Sono molte le specie di fauna protette che rischiano però l’estinzione. Tra queste troviamo lontra, storione, trota macrostigma, gambero di fiume e astice.
Dal Rapporto emerge che il 21% dei fiumi italiani versa in uno stato di salute delle acque negativo.
Tra i 20 più grandi fiumi che attraversano l’Italia per quasi 5.000 chilometri, il bollino rosso spetta al Simeto in Sicilia, con solo il 20% delle acque qualitativamente positiva, al Reno che attraversa Toscana ed Emilia (66% negativo) e dell’Arno (44%). Grave anche la situazione in cui versa il Tevere con un terzo delle stazioni di monitoraggio che segnalano una qualità delle acque che non raggiunge la sufficienza.
Il monitoraggio della qualità delle acque dei nostri fiumi conferma come ancora oggi gli ecosistemi fluviali siano messi a dura prova dagli scarichi non depurati delle case e delle attività produttive, se non addirittura, da sversamenti deliberati di sostanze e rifiuti tossici nelle acque interne. Queste azioni perpetuate nel tempo mettono in serio pericolo la salute umana e influenzano negativamente l’economia zootecnica su cui molte comunità vivono, come è emblematicamente e drammaticamente accaduto nel Lazio sul fiume Sacco.

 
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Commenti al Post:
il.criticone
il.criticone il 08/11/06 alle 22:21 via WEB
Anche io ultimamente ho scritto un post sui fiumi, speriamo che qualcuno lo legga!!!
(Rispondi)
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