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La depressione degli italiani

Post n°34 pubblicato il 30 Giugno 2007 da eliam
 

Questo male spesso non molto considerato e detto per l'appunto anche "male oscuro" si è allo stesso modo affacciato preponderante in Italia. Qui vediamo in quale misura, ma i motivi rimangono ancora non definiti. Sebbene qualcuno pensa che ci siano mali peggiori è bene interrogarsi sui motivi scatenanti di questa malattia e sulla sue conseguenze sociali per le persone che tutti i giorni se ne devono stare bene alla larga!!!!

La depressione degli italiani
 
La depressione colpisce 1 italiano su 4 e nel 2020 gli esperti sostengono che le persone in cura per i disturbi dell'umore raddoppieranno. La malattia interesserebbe 'solo' 6 milioni di italiani (il 10%), ma da una stima dei malati non diagnosticati arriva a coinvolgerne almeno 15 milioni (il 25%). La situazione allarmante era già emersa circa un anno fa quando una ricerca, illustrata durante il primo congresso internazionale sul dolore cronico svoltosi a Casciana Terme presso Pisa, aveva messo in luce che in Italia, il 6% della popolazione e' affetta da varie forme depressive (in particolar modo donne tra i 30 e 50 anni) ma si stima, per difetto, che almeno un altro 6% sia depresso senza saperlo.
I sintomi della depressione possono essere anche fisici oltre che umorali, infatti dolori in prevalenza di tipo muscolare, con affaticamento (che richiamano alle sintomatologie influenzali) se non si risolvono a breve, potrebbero essere il segnale della cosiddetta "depressione mascherata".
Il medico di famiglia è la persona adibita da sempre alla diagnosi da effettuare dopo una attenta visita del paziente che oltre al dolore cronico, evidenzi almeno uno dei sintomi tipici della depressione: tristezza, labilità emotiva, ridotta autostima, disturbi somatici in assenza di una base organica, polarizzazioni ipocondriache, continua tensione e preoccupazione ed a volte attacchi di panico, fobie, depersonalizzazione, sintomi ossessivi, ed agitazione.
Tra i pazienti ben due terzi sono di sesso femminile, maggiormente predisposto alla depressione sopratutto nell'età fertile. Se nel corso della pubertà e del periodo successivo alla menopausa i rischi si equivalgono a quelli degli uomini, nel resto della vita di una donna esiste infatti una maggiore probabilità di incorrere nella malattia, principalmente a causa degli estrogeni, gli ormoni femminili prodotti prevalentemente dalla ovaie. 
Per far fronte alla depressione, si deve sempre essere costanti nella terapia affinché vengano scongiurate le sempre frequenti ricadute. In questo senso, appare importante la tempestività della diagnosi e delle cure, così da impedire che la depressione si trasformi in una malattia di tipo cronico.
Basti pensare, al riguardo, che oltre il 50% dei pazienti rischia di soffrire di un secondo episodio entro pochi anni dalla prima terapia. Alcuni dei segnali più evidenti della depressione, informano i medici, sono l'abbassamento della memoria e del livello di concentrazione, la quasi totale mancanza di volontà e di capacità di prendere decisioni, nonché l'assenza di appetito, l'insonnia ed episodi di dolore fisico apparentemente ingiustificati.
I nuovi farmaci di cui si parla sono uno basato sulla molecola Venlafaxin, capace di ridurre fino al 92% le probabilità di una ricaduta e l'altro basato su un anestetico comune, la Ketamina, che ha azione antidepressiva e fa effetto nel giro di ore, molto piu' in fretta quindi di altri antidepressivi.
Per questo, in Italia, le società di Farmacologia (SIF), Psichiatria (SIP) e Medicina generale (SIMG) hanno studiato un progetto comune ("Idolum") per favorire diagnosi e quindi cure precoci. Si tratta innanzitutto di un questionario per indagare su capacità di movimento, cura della persona, abitudini e fastidi, tristezza e visione del futuro, analisi degli errori commessi, grado di soddisfazione, sensi di colpa e delusioni. Il modulo è stato messo a disposizione dei medici di famiglia per la diagnosi precoce e la cura di un male tante volte nascosto che può provocare danni irreversibili al cervello e per il quale si spendono 11 miliardi di euro all’anno solo in Italia.
Il progetto pilota, ribattezzato Idolum (Identificazione dolore e umore) che per il momento coinvolge 160 ambulatori, su un totale di 50mila e circa 1.600 pazienti, fra un anno, potrebbe essere esteso a tutto il territorio nazionale
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