Creato da elioerato il 06/07/2009

Di Noi Due

una storia

 

 

Capitolo 17

Post n°17 pubblicato il 12 Settembre 2009 da elioerato

- Vale!! alla fine abbiamo dimenticato di prendere i miei pasticcini!
Valerio era ancora in cucina, lei sorridendo entrava nella stanza, con quella lunga maglietta, sì, ma portava ancora i jeans e se la stava annodando sui fianchi, a lato... Si rese conto che stava fantasticando, come un pazzo, e non potè fare a meno di riderne.
- Perchè fai così? cosa c'è?
- Niente.... davvero...
E poi, per far sorridere anche lei in quel suo modo speciale...
- Ti sta bene il rosso...
E sorrise davvero mentre abbassava gli occhi, imbarazzata, e aggiunse
- Vuoi distrarmi? ok, ti perdono, ma sappi che mi devi una decina di pasticcini...
Si muoveva sicura in quella piccola cucina, intanto spiegava che per un po' aveva vissuto lei lì, poi si era riappacificata con sua madre, ed era tornata a vivere con lei... ma in realtà era nomade, e il campo base restava sempre da Anna.
- Avevo visto una padella seria... dov'è?
- Non chiedere a me, sei tu che hai svuotato lo scatolone della cucina...
Intanto lei divertita trovava utensili e stoviglie, lui svuotava i sacchetti della spesa sul tavolo e man mano lei prendeva gli ingredienti che intendeva usare...
- Allora, hai una grande chef a disposizione... posso fare io o osi impormi qualche limitazione?
Rise di gusto Valerio di questa prepotenza, era divertente passare del tempo insieme, qualunque cosa facessero.
- No, no, non oso, mangio un po' tutto, e tra le cose che abbiamo comprato non c'è nulla che non mi piace...
Alessandra iniziò la preparazione spiegando ogni gesto come se fosse in un programma televisivo, lui lasciò perdere la spesa da sistemare e restò seduto a guardarla, era uno spettacolo ogni sua espressione, ogni sua parola.
- Non ero la migliore a scuola: la cucina moderna mi annoia, cambiare forma e sapore ai cibi, ricoprire di salsine tutto e costruire piatti belli esteticamente... e non distinguere più cosa c'è dentro... non mi piace mangiare così.. Quella tradizionale invece mi piace molto, è naturale e concreta, ma è troppo antiquata, non è possibile nutrirsi così quotidianamente, è pesante, difficile da digerire, la vita moderna ha bisogno di sapori buoni ma facilmente assimilabili...
- E quindi? come sarà la cucina del nuovo millennio?
Alessandra si sorprendeva sempre di Valerio, si accorgeva di fare discorsi che erano rimasti solo pensati, e con lui li esprimeva in modo immediato, diretto... E lui li coglieva, comprendeva, e si interessava con le sue domande...
- Ho una mia teoria... Credo che il futuro sia in una cucina nuova, equilibrata e naturale e veloce, ma non frettolosa... Le persone cenano in mezz'ora mediamente, e pranzano in metà tempo... Questa è la realtà, nei ristoranti resta ancora tutto statico e fermo in cene di due ore tra portate e pause, ma non è benessere quello che offrono: in quelli di extra lusso si mangia poco e non si resta soddisfatti, i sapori sono confusi e anonimi per quanto sono strani. In quelli tradizionali ci si abbuffa di cose buonissime, e definite e chiare, ma erano sane una volta, quando c'era la fame e quelli erano i piatti delle feste, invece mangiati spesso sono lesivi per l'apparato digerente umano...
Risero...
- Quello che ti preparo oggi è un tipico esempio della mia idea di cucina... vedremo se ti piace... il tempo è sempre poco per gustare più portate, meglio concentrarsi su una sola, che sia buona, completa, appagante. Per me il futuro è nei piatti unici, stuzzicano come se fossero antipasti, saziano come i tradizionali primi, soddisfano come i secondi. E poi il dolce, per viziarsi... Ma oggi faremo senza...
Valerio non riusciva a parlare, rapito, incantato. Ogni parola trasmetteva tutto di lei, nella voce, nelle espressioni, parlava e cucinava e sorrideva e tutto si animava della sua passione.
Lei ogni tanto lo guardava per capire se la stava seguendo, temeva di annoiarlo, si rendeva conto che a volte esagerava quando si faceva prendere dai discorsi, diventava esuberante e non dava spazio ad altro.
Stava preparando un semplice risotto ai porri e a parte cuocevano verdure tagliate a cubetti. Qualche spunto etnico rendeva il piatto particolare, tutto cuoceva separato per mantenere il proprio sapore e solo alla fine veniva unito a mantecare con un formaggio particolare, un po' affumicato, e servito. In ogni boccone Alessandra voleva che si sentissero chiari tutti gli ingredienti.
Lui apparecchiò e si sedettero a tavola. Il profumo era davvero invitante.
- Aspetta, manca il tocco finale.
Prese un limone e ne grattuggiò la scorza sui piatti fumanti. Era sorprendente come i profumi legassero tra loro, perfetti.
- Ecco, adesso puoi mangiare... non mi ricordo se ho messo il sale però...
- Lo mangerei lo stesso, sarebbe la giusta condanna per non averti preso i dolcetti al rum... Ma anche tu ti eri dimenticata...
Sempre battute, sempre sorrisi, come due amici di sempre che si ritrovano, pronti a ricordare figuracce passate e progetti futuri, chiaccheravano vicini nel posto e nell'anima, affini.

- Sono emozionata per domani sera, anche se qui ci conosciamo tutti mi agito sempre prima di una esibizione. E poi questa volta ci sei tu.
- Ma forse no... forse non posso venire...
- Lo sai che scherzi con il fuoco, vero? Provaci e vedrai, credo di avere ancora le mie vecchie chiavi, ti verrei a torturare nel sonno...
- No, no, verrò, non mancherei per nulla al mondo... e mi piace l'idea che puoi entrare qui quando vuoi, tieni pure le tue chiavi, così non devi entrare dalla finestra se vieni cacciata sia da casa di Anna che da quella di tua madre...
- Ho un carattere così terribile?
- No... penso di no... spero...

Continuavano a parlare e scherzare anche mentre lavarono i piatti e presto arrivò il momento di salutarsi.
- Oggi vado da una bimba a darle lezioni di piano, poi stasera proverò, ho un paio di canzoni nuove da sistemare...
- Vuoi che ti venga prendere alla stazione domani mattina?
- No, torno domani sera... Domani ho promesso di stare un po' con mia madre, shopping e chiacchere e parrucchiere, ma sarà meno noioso ora che mi hai dato uno scopo...
- Io? e quale?
- Ho assoluto bisogno di un vestito rosso per domani sera...
Lo diceva sorridendo, abbassando lo sguardo in quel suo modo imbarazzato, come per indicare la maglietta che ancora portava indosso. E un po' arrossendo aggiunse, con quel filo di voce che le saliva direttamente dal profondo:
- Voglio piacerti domani...
- Ale... Mi piaci già senza aggiungere nulla... Tu sei incredibile...
- Incredibile... perchè non credi che io sia vera?
- Sei vera...
Le accarezzò il viso, come aveva fantasticato prima. Si sorridevano, come fanno gli indecisi, quasi bacio, quasi no... Decise lei, uscendo da quel momento con un bacio, sulla guancia sì, ma intimo, dolcissimo.
- Vado a cambiarmi da Anna e poi alla stazione... Vale... Mi telefoni stasera? ...per la buonanotte?
Valerio era disarmato, questa seduzione a carte scoperte, senza giochi tattici di misteri e finte mosse, era assoluta, era ipnotizzante, non si era mai sentito così dentro gli occhi di un'altra persona...
- Certo...

Alle 4 Alessandra era già sul treno, nel suo posticino preferito, vicino al finestrino, l'ultimo posto della carrozza, il più isolato, e guardava fuori aspettando che il treno partisse, pensando a cosa provava, alle sensazioni indefinite dei giorni passati insieme a Valerio... La vibrazione del telefono la raggiunse dalla borsetta, lo prese e le brillarono gli occhi, sul display lampeggiava la scritta *VALERIO*...

 
 
 

Capitolo 16

Post n°16 pubblicato il 09 Settembre 2009 da elioerato
 

Difficile immaginare che dal cielo potesse piovere. Con due borse a testa in mano e la strada di fronte alle porte scorrevoli, piene delle auto abbandonate per non si sa bene quale motivo, forse di qualcuno arrivato mentre iniziava o stava gia piovendo. Subito gli è sembrato lontano l'attimo in cui aveva parcheggiato all'ombra dell'edificio a fianco, il naso rivolto verso il cielo, perchè gli occhi non guardavano realmente,era solo una posizione istintiva, un movimento libero da ogni sguardo.
Alessandra senza aspattare una sua risposta disse "andiamo?" . E con passo sicuro iniziò ad avviarsi verso l'auto, e sambrava nemmeno preoccuparsi di tutta l'acqua che scendeva. Valerio partì con un attimo di ritardo rispetto a lei, si era un po' incantato a vederla scattare verso la strada. Allora iniziò a correre, rallentò solo quando la raggiunse, ma lei non aveva nessuna intenzione di allungare il passo, allora la guardò e di nuovo correndo arrivò il più veloce possibile all'auto, aprì il bagagliaio infilò le sue borse, corse di nuovo verso Alessandra, le tolse la spesa dalle mani e tornò di nuovo all'auto. Praticamente, una volta sistemata la spesa entrarono insieme in auto. Il ticchettio della lamiera colpita dalla pioggia sembrava aumentare di intensità mentre Valerio cercava di capire come mai era rimasta quasi ferma sotto la pioggi.
Alessandra con il suo sorriso gli spiegava che lei era più asciutta di quanto lo fosse lui, che aveva corso come un pazzo. E gli spiegava la sua teoria, sul'inutilità di correre quando piove, che a camminare con un passo normale ci si bagna meno.

- se corri ti arriva più acqua addosso... prova a pensarci! .. prova ad immaginare tutte le goccie ferme a mezza'aria , e tu mentre corri, le attraversi, ci vai addosso... accidenti.. devo insegnarti proprio tutto?
- facciamo finta che hai ragione... comunque è un ragionamento da pazzi.. ma lo terrò presente la prossima volta..
- e poi la pioggia mi ispira canzoni da interpretare, più che altro ..voci da interpretare...
- ma come mai hai scelto il jazz?
- non è che l'ho scelto... ho scelto solo un etichetta.. la musica è musica e nelle mie serate inserisco qua e la anche canzoni che non dovrebbero centrare nulla con quello che dovrei fare, ma nude dalla  loro musica e libere dalla voce originale, assumono tutta un altra atmosfera.. comunque... accendi e parti... che sei bagnato fradicio!

Di scatto inserì le chiavi per accendere l'auto, e un istante dopo si rendeva gia conto di quanto fosse nelle sue mani, pronto a scattara ad ogni suo desiderio.
Sorrisero divertiti entrambi di questa cosa e con la mente di nuovo leggera rientrarono nel traffico verso casa.
Stavolta non pensò all'ombra e parcheggiò il più vicino possibile al locale, anche se aveva quasi smesso di piovere. Lei canticchiava qualcosa, e a Valerio sembrava impossibile che quello fosse quasi il suo lavoro, una voce diversa da quello che si aspettava, una voce seducente si, ma che riusciva a trasmettere anche tranquillità, e sorrise di questo, per niente deloso, sempre più affascinato.
Una volta in casa, Valerio corse all'armadio a prendere qualche vestito asciutto per entrambi, li tirò nel letto dicendo:
- cambiati pure in camera... io uso il bagno... avvisami quando hai finito che poi iniziamo a preparare.
- si, ma non serviva e poi non sono nemmeno molto bagnata... tu invece sbrigati o ti prenderai qualcosa..

Entrò nella camera e si sdraiò nel letto, prese in mano una maglietta rossa che Valerio le aveva tirato, iniziò a guardarla, quasi a studiarla, tirandola leggermente per le cuciture delle spalle quasi a controllare la misura, decisamente esagerata per lei, iniziò a sbottonare la sua camicetta, si toccò il reggiseno  ma era asciutto, allora si mise seduta e infilandosi la maglietta urlò che aveva finito.
Erano da poco passate le undici, quando Valerio entrò nella camera. Alessandra era seduta sul bordo del letto e guardava fuori dalla finestra con i capelli ancora lucidi per la pioggi, con quella maglietta enorme e avava steso fuori i jeans ad asciugare. La maglia larga e lunga le faceva anche da gonna, se ne accorse quando si alzò in piedi ed iniziò a camminare verso di lui. Lei prese le mani a Valerio e se le tirò dietro come a spingerlo ad abbracciarla. Lui quasi tremando la strinse a se, talmente forte quasi da fondersi insieme..  le spostò i capelli dalla fronte, le accarezzò il viso tremando come fosse pieno inverno. Dentro di se sentiva il suo cuore che vibrare invece di battere. Alessandra con il viso in su e gli occhi chiusi, sentiva girare il mondo.. con loro proprio al centro.

 
 
 

Capitolo 15

Post n°15 pubblicato il 06 Settembre 2009 da elioerato

Camminavano nel supermercato con i loro cestini, ancora vuoti, come la loro testa, distratti, come se non fossero lì davvero per fare la spesa.
- Stasera non resto da Anna, alle 4 ho il treno, devo andare a casa mia...
- oh...
Valerio era dispiaciuto, e si sentiva irragionevole, eppure lo era. Non riusciva ad immaginarsi solo tutto il pomeriggio, e tutta la sera poi!, solo senza di lei dopo aver provato queste sensazioni. Temeva il distacco, temeva questo suo timore nuovo nel farsi avanti, nel lanciarsi, proprio lui che non aveva mai avuto scrupoli o tentennamenti, ora non aveva più nulla di quella sicurezza che lo faceva legare con le persone. E ora supponeva che questa sua timidezza di ritorno lo facesse passare davvero per imbranato, era rimasto così affascinato da Alessandra da non saper più gestire nessuna mossa tattica, nessun tipo di corteggiamento. Decise di darsi un tono, decise di smetterla di comportarsi da ragazzino. E avanzò.
- Se vuoi ti porto a casa io... Sono molto curioso di sentire che musica hai tu, vediamo se riesco a smontarti qualche mito, a metterti in disordine qualche cassetto...
- Grazie Vale, ma non serve... non passo nemmeno subito da casa, devo fare un po' di commissioni, poi andrò a provare qualche pezzo per domani sera... E comunque guarda che io ti ho solo organizzato gli spazi, non sei portato per l'ordine, assolutamente...
- Sì, sarà come dici tu...
Ammise un po' sconsolato.
- ma adesso ogni volta che avrò bisogno di qualcosa dovrò telefonare a te... Ehi! ma io non ho ancora il tuo numero!!
Gli uscì così, spontaneo, quasi se ne pentì, l'aveva praticamente urlato, ma con lei non riusciva a essere diverso, pensieri e parole si collegavano tra loro senza spazi per riflettere e si sentiva davvero un ragazzino, entusiasta e limpido e allegro.
Rise di gusto Alessandra, non riusciva mai a prevedere niente di quell'uomo appena conosciuto che già le stava dando tanto: un momento era serio, poi subito diventava spensierato, in un vortice di sensazioni opposte eppure continue, e sapeva sempre farne sentire lei il centro.
- Bene, era anche ora che me lo chiedessi...
Ammiccò lei sorridendo:
- Il tuo amico Claudio me lo ha chiesto dopo appena dieci minuti.
- Ah... Ma quando? E tu?
L'espressione finto-imbronciata di Valerio la divertiva troppo, non riusciva a reggere nessun bluff.
- Mentre eri tornato di sotto per il secondo giro di scatoloni...
- Sì, ok... E tu?
Si divertiva a scoprirlo già un po' geloso, e in fondo se lo aspettava. No, di più: lei ci sperava.
- E io gli ho dato un biglietto da visita del locale... Sono stata brava?
E dicendo così si allontanò nella corsia della pasta, lasciandolo indietro così, con un sorriso come dipinto, statico.
Si rincorsero quasi tra le corsie, e senza accorgersi bene di cosa avessero comprato si ritrovarono in coda con i due cestini stracolmi tra i piedi.
- Qualcuna aveva detto che prendevamo poche cose...
- Sì, scusami... ora lo sai.. mi succede sempre così... La parte divertente è arrivare alla macchina con tutta questa roba...
- Divertente dici?
Divertente, certo, lo sentivano bene tutti e due. Come quel loro stare insieme che era conoscersi e riconoscersi pian piano. Questa atmosfera che ricreavano ogni volta che incrociavano gli sguardi.

 
 
 

capitolo 14

Post n°14 pubblicato il 05 Settembre 2009 da elioerato
 


Le parole in auto scorrevano a flussi, come il traffico, a volte incerte, a volte veloci e qualche brusca frenata di silenzio imbarazzato. Nel breve tragitto avevano attraversato vari argomenti, dalla denuncia dei redditi, fino ad arrivare all'ultimo film visto al cinema.. parole che si susseguivano avvolte da quello strano senso di abbandono nei confronti dell'altro, una cosa nuova per entrambi, come se per incanto avessero potuto raccontarsi qualsiasi cosa, senza nessun filtro. Ed erano parole semplici, argomenti banali, eppure il mescolarsi delle loro voci stava assumendo una profondità sempre più crescente.
Seguendo le indicazioni di Alessandra, Valerio prese l'entrata del supermercato, vide subito un parcheggio all'ombra e ci si infilò. Iniziò a rovistare sotto il cruscotto, nel porta oggetti vicino al cambio, poi nei tappetini dell'auto.. nel portafogli..
"cosa stai cercando?" chiese Alessandra un po' divertita da questa sua agitazione nei movimenti, nel suo cercare non si sa bene cosa..

- cercavo una monetina per il carrello... ne lascio sempre qualcuna a portata di mano.. poi sistematicamente le uso per altre cose...
- non importa .. dai.. vediamo se hanno dentro quei cestini... non ti faccio comprare molte cose...

Si allungò , come in un ultimo tentativo nel portaoggetti davanti ad Alessandra. Perdendo l'equilibrio le piantò il gomito nella coscia per non cadere del tutto..

- grazie per il livido che mi verrà! sei proprio imbranato sai?

E scoppiò a ridere vedendo la serietà di Valerio. E sorridendo più dolcemente pensò: "siamo davvero degli imbranati noi due"
Mentre con la mano si massaggiava il futuro livido, quella di Valerio si sovrappose alla sua. Entrambi si sentirono come svuotati, nemmeno lui avrebbe immaginato di osare tanto. Le due mani mescolate in una confidenza liquida, le loro anime si sfioravano e si scambiavano e si accarezzavano senza nemmeno capire più dov'erano. Ed era solo una mano... appoggita nell'altra. Non esisteva più ne un luogo ne un tempo. Sarebbero potuti rimanere così per sempre ad assapore quella fine sensazione del lasciarsi penetrare dalle emozioni. Sarebbero potute passare ore o cinque minuti... non sarebbe cambiato nulla per loro. Solo il telefono di Valerio boccò quel momento, entrambi tornarono quasi alla normalità, ma ancora sotto l'effetto di quella strana chimica. Ritirò la sua mano per rispondere al telefono. Era Claudio. Si era scordato di avvisarlo che un loro vecchi amico lo aveva cercato, ma non riusciva mai a rintracciarlo.
- ti cercava Diego...
- quello della rivista?
- no.. quello dell'era glaciale... ma certo! quello!!
- ancora per quella cosa immagino...
- si... però ha detto che ti lascerebbe piena libertà.. non saresti costretto ad essere diplomatico.. potrai infierire quanto vorrai... come nel tuo primo ed unico tentativo...
- oramai sono passati anni.. e poi il mio non era un tentativo, ma un favore, mi ha chiesto una cosa ed io l'ho fatta...
- si si... comuque chiamalo e poi adesso come adesso... ti calza a pennello quel posto.
- va bene... lo chiamerò..

Ancora un po' delusa dal cambio di atmosfera, Alessandra lo vedeva di nuovo assorto in pensieri lontani e indecifrabili. Chiunque fosse stato al telefono, lo aveva di nuovo catapultato nella tristezza e nel ricordo di una vita che voleva allontanare.

- brutte notizie?
- no... non direi, però è come fare un passo avanti .. poi due indietro... poi tre avanti.. ma la direzione non si delinea mai..
- non ho capito molto.. ma sono convinta che ne salterai fuori.
Valerio la guardava, la osservava, e tutto, sembrava assumere una sfumatura migliore. Ogni dettaglio era più chiaro con lei accanto. E nemmeno voleva immaginare cosa passasse per la testa a lei, non gli importava che livello di interesse avesse lei per lui. Quella magia che si era creata, in quel momento era tutto, andava oltre ogni altro pensiero. Flussi di energia attraversavano i loro corpi, come elettricità. Invisibili come l'elettricità, i loro pensieri rimasero silenziosi, aspettando di ricominciare a pulsare in una azione immediata: Uscire dall'auto.

 
 
 

Capitolo 13

Post n°13 pubblicato il 21 Agosto 2009 da elioerato
 

- Comunque.. sei un animale!
La canzonò Valerio, troppo divertito dalla figuraccia appena fatta da Alessandra per non approfittarne.
- E aspetta quando lo racconto ad Anna...
Lei rideva e non poteva contraddire una sola parola, imbarazzata si arrendeva a subire le battute di Valerio.
- No, dai, non prendermi in giro, tu non sai di cosa stai parlando, Vale... devi provare questo!
E senza dargli il tempo di rispondere gli infilò in bocca un pasticcino. L'essenza del ripieno era difficilmente riconoscibile, agrumi, liquore, miele forse, dolce e acre insieme. Ma squisito.
Soddisfatta lo guardava gustare il bignè e ripensava alla notte prima, com'era stato facile raccontargli chi fosse. Gli anni sprecati al conservatorio, e dopo la separazione dei suoi il cambio di piani, la decisione di vivere con la zia, il diploma alla scuola alberghiera, per diventare un'abile chef... disoccupata, vero... ma che sa suonare il piano. Era stato anche divertente elencare fallimenti e cambi di percorso, con lui sembrava fossero piccoli intoppi, piccole tappe per arrivare fino a questo punto... Il reale punto di partenza.
- Non credo di aver mai mangiato nulla di simile, è buonissimo.
Valerio aspettava che Alessandra gli rivelasse il segreto, era una fonte inesauribile di curiosità su ogni argomento, la notte prima lo aveva sbalordito su più fronti, compreso lo scherzo del caffè, e ora sospettava che fossero finiti in quel locale proprio per questi dolcetti...
- Sono meravigliosi, vero? Il segreto è negli ingredienti, semplici e buoni. E in un liquore caraibico, il RumOr, il rum d'oro, al miele...
Continuando a parlare avevano lasciato il bar e si avviavano verso casa. I discorsi si susseguivano veloci, saltando da un tema all'altro senza cambi bruschi... tutto era collegato al filo dei loro pensieri, come due persone che solo in quel momento si accorgevano di avere tante cose da dire, perchè avevano trovato chi sapeva ascoltare davvero.
Salirono all'appartamento, ovunque scatoloni contenenti libri, qualche cornice e stoviglie e utensili vari. Lo spazio sembrava ancora più piccolo, ma in un paio d'ore trovarono un posto per tutto. Per prima cosa Alessandra mise un po' di musica, curiosa di sentire cosa ascoltava lui, e ogni tanto interrompeva il lavoro per cambiare cd... Valerio restava sempre sorpreso dai suoi modi, la guardava muoversi divertita tra le sue cose, prendere decisioni su come piegare i vestiti, dove appendere i quadri, con una familiarità che nemmeno Lorenza, dopo anni, aveva raggiunto. E lui si era sentito diverso fin lì, senza dover razionalizzare ogni impressione, ogni sensazione. Ma adesso che tutte le sue cose erano con lui, e si preparava a dormire la prima notte nella sua nuova vita, sentiva svanire l'incoscienza vacanziera che lo aveva distratto da tanti pensieri tutta la settimana. Quella sorta di limbo, come quando aveva la febbre, in cui il mondo sembrava lontano e a lui indifferente. Ma così non era, doveva chiarire mille dettagli, doveva trovare un lavoro diverso, doveva capire tutto quello che era successo. Era adesso il suo reale punto di partenza.
Alessandra colse il cambio d'espressione, ogni tanto se ne accorgeva, lui si rabbuiava e sembrava che tutto intorno perdesse consistenza. Questo la spaventava, come tutte le cose che di lui ancora non sapeva. La sera prima vagamente aveva accennato a Lorenza, doveva essere stata una cosa seria, ufficiale, se lei chiamava i colleghi di lui per avere notizie. Non poteva essere finita in modo così immediato. Eppure le piaceva così tanto, non poteva fare a meno di sentirsi parte della sua storia. E continuava ad assecondare la voglia di passare tutto il tempo possibile con lui.
- Ale hai delle cose da fare? Mi spiace se perdi qui tutta la mattina...
- No, figurati... forse sei anche stanco di avermi in mezzo ai piedi... Vado... tanto abbiamo finito, no?
Che strano, doversi salutare per forza pur non volendo.
E Valerio non voleva che se ne andasse, ma non sapeva muoversi con lei, non voleva sembrare aggressivo come uno che ci prova o insicuro come un corteggiatore imbranato... Voleva restare sè stesso, semplicemente.
- Abbiamo finito, è vero...
e si illuminò di nuovo lo sguardo di Valerio, la soluzione per stare ancora un po' insieme:
- Adesso dovremmo brindare al trasloco concluso... Ma non ho niente in casa... Dai, se esci con me a fare la spesa magari ci fermiamo a prendere ancora dei pasticcini al rum...
Sorrideva radiosa Alessandra mentre rispondeva:
- Ok, li conserviamo per dessert... e a pranzo cucinerò per te, così almeno con quelli riuscirai a digerire anche me...
- Sono proprio curioso...
Spensero lo stereo e le luci ancora ridendo e dopo aver chiuso la porta fu un gesto così naturale per Valerio accompagnarla verso le scale cingendole la vita... Solo il contatto di un attimo, tanto da incrociarne lo sguardo sorpreso, vederla sorridere dolcemente... e poi tornare a ridere allontanadosi un po' per nascondere l'imbarazzo. Arrivarono alla macchina stranamente silenziosi e sorridenti, sospesi nei loro pensieri. La radio si accendeva automaticamente mettendo in moto, e trasmetteva il jingle della fine della pubblicità. Partì una delle solite canzoni, uno di quei motivetti senza troppo senso della musica italiana. Mentre lui guidava lei canticchiava, e anche lui si accorgeva di conoscerne le parole, tanto era stato martellante il ripetersi alla radio... Lei gli rivolse uno dei suoi sorrisi felici:
- Conosci il titolo di questa canzone?
- Non so, "Insieme"?
- No...
Continuava a sorridere lei, illuminata di quella gioia particolare dei suoi occhi...
- Ma ti ricordi come si chiama il liquore dei dolci di stamattina?
E Valerio, sicuro:
- RumOr!
E la voce della canzone, chiamata in causa, cantava docile "...che rumore fa la felicità?"
E si sorrisero allegri, come se fosse un piccolo segno del futuro che iniziavano a desiderare.
E mentre lei cantava a mezza voce, lui la guardava e diventava insofferente alla guida che gli impediva di voltarsi... a baciarla.

     

Che rumore fa la felicità
(Negrita)

Che rumore fa la felicità?

Come opposti che si attraggono,
come amanti che si abbracciano.
Camminiamo ancora insieme,
sopra il male sopra il bene,
Ma i fiumi si attraversano
e le vette si conquistano.
Corri fino a sentir male
con la gola secca sotto il sole.

Che rumore fa la felicità

Mentre i sogni si dissolvono
e gli inverni si accavallano
quanti spilli sulla pelle
dentro il petto sulle spalle,
ma amo il sole dei tuoi occhi neri
più del nero opaco dei miei pensieri
e vivo fino a sentir male
con la gola secca sotto il sole.
Corri amore, corri amore.

Che rumore fa la felicità

Insieme,
la vita lo sai bene
ti viene come viene,
ma brucia nelle vene 
e viverla
insieme
è un brivido è una cura
serenità e paura
coraggio ed avventura,
da vivere insieme,
insieme, insieme, insieme
…a te.

Che rumore fa la felicità.

Due molecole che sbattono
come mosche in un barattolo
con le ali ferme senza vento
bestemmiando al firmamento.
Mentre il senso delle cose muta
ed ogni sicurezza è ormai scaduta
appassisce lentamente
la coscienza della gente.

Che rumore fa la felicità.

Che sapore ha,
quando arriverà
sopra i cieli grigi delle città
che fingono di essere
rifugio per le anime.
Corri fino a sentir male
con la gola secca sotto il sole.
Corri amore, corri amore.

Che rumore fa la felicità

Insieme,
la vita lo sai bene
ti viene come viene,
ma brucia nelle vene
e viverla
insieme
è un brivido è una cura
serenità e paura
coraggio ed avventura,
da vivere insieme,
insieme, insieme, insieme
…a te.

 
 
 

DI NOI DUE.

...tutto è da decidere e cosa succederà loro non lo sappiamo nemmeno noi.

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