Creato da elsa850 il 05/03/2011

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Alcune mie riflessioni sulla mia vita e tutto ciò che mi sta intorno

 

 

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IL LATO BELLO O BRUTTO DELLE COSE....NON ESISTE!

Post n°1 pubblicato il 05 Marzo 2011 da elsa850
Foto di elsa850

Sono un tipo che certi problemi li vive male, e quando vivo male certe cose ho bisogno o di star da solo, o di giocare a calcetto o di andare in moto per sfogarmi. Proprio quest’ultimo modo è forse per me il migliore ma anche il più pericoloso. Chi mi conosce sa che sono una persona riflessiva, pacata, paziente ma quando abbasso la visiera del casco cambio, forse in peggio. Non sono certo un Valentino Rossi, anche perché le uniche volte che sono andato in pista non ho certo abbassato il record del tracciato, ma pur rimanendo concentrato sulla strada mi prendo forse troppi rischi certe volte. Sarà per il gusto della velocità? Sì e no, e comunque non solo per quello. Sarà il testosterone che mi circola a mille nelle vene? Molto probabile, ma c’è qualcosa di più. Ci sono state tante persone che mi hanno chiesto: “Ma non hai paura ad andare così veloce? A fare il matto in mezzo alle macchine?”. E a me quella domanda risultava strana, ma sapevo che era assolutamente logica e comprensibile ai più. Nonostante questo rispondevo con un secco: “No, perché dovrei?”. Eppure ci sono stati momenti in cui me la sono vista brutta, davvero brutta. E tutte le volte me la sono cavata, grazie ai miei buoni riflessi e ad una buona dose di fortuna, rafforzando la tesi dei miei amici che dicono che ho un gran bel sedere. Sarà forse che non ho paura della morte? O più precisamente, non ho paura di morire in moto? Può darsi, mi ha sempre stimolato l’idea di poter scegliere il modo in cui passare a miglior vita, e se proprio devo scegliere allora mi piacerebbe farlo mentre faccio qualcosa che mi piace. Sicuramente preferisco di gran lunga spirare così, seppur giovane, piuttosto che a 80 anni di cui gli ultimi 10 su un letto d’ospedale. Ma si sa, punti di vista. Ma se avessi davvero la libertà di scegliere allora mi piacerebbe morire salvando la vita a qualcun altro, chiunque. Penso sia il gesto più nobile a cui una persona possa aspirare, donare la propria vita a uno sconosciuto, una persona mai vista prima e che forse neanche ti ringrazierà, senza pensarci un secondo. In pochi hanno questa fortuna. Ma tranquilli, per ora ho troppe cose da fare per intraprendere questo viaggio di sola andata, quindi se ne riparlerà almeno tra una quarantina d’anni. E’ solo un pensiero come tanti a cui cerco di mettere ordine. Come quando mi chiedo come mai la gente ha così tanta paura di morire. Anche io ne ho, senza dubbio, sono ancora troppo giovane per non averne; e gli unici ragazzi della mia età a non provarne timore sono quelli cresciuti fin da 4 anni di età con un fucile in mano e in mezzo alla guerra, quella vera, non virtuale. Eppure penso che la morte non sia di per sè qualcosa di brutto, piuttosto credo, come dice Epitteto, che è l’opinione che la gente ha della morte a renderla orribile. E’ come quando dai dello scemo a due persone: una se la prenderà, scatenando magari una discussione, l’altra non ci farà caso. Cosa cambia? Niente. Una qualunque offesa non ha di per sé nessun valore, sono le persone che a seconda del loro carattere, delle esperienze vissute e di quello che mangiano (lo so che sembra non c’entrare una mazza eppure c’entra) gli danno una importanza più o meno rilevante. Se una persona si sente offesa è la sua opinione su quella parola ad averla ferita, non certo un aggettivo dispregiativo. Penso che la stessa cosa può essere applicata a ciò che ci fa paura come la morte, partendo dal presupposto che non c’è niente a questo mondo, che sia bello o brutto, buono o cattivo. In india ad esempio esistono 3 principali divinità, (Brahma, Vishnu e Shiva). Di queste la prima è artefice della creazione e della vita, ma non ci sono templi dedicati a lei, solo uno che dicono però sia introvabile. La terza è arteficie della distruzione e della morte, e ci sono centinaia di templi a lei dedicati invece. Questo solo per farvi capire come sia enormemente diversa la concezione della morte in diversi paesi. In India si crede che la vita sia dominata dalla morte, perchè la prima è già passata, è già accaduta nel momento in cui veniamo al mondo. Mentre la morte deve ancora accadere. Strano vero? Così come apprezziamo le giornate di sole perché sono contrapposte a quelle grigie e piovose, allo stesso modo dovremmo ringraziare la morte perché è solo grazie ad essa che possiamo apprezzare appieno la vita che ci è concessa. La nostra salute, ci diventa così cara solamente quando cadiamo malati, solo a quel punto capiamo quanto sia importante e necessaria. In filosofia orientale si insegna che più grande è il rovescio, più grande sarà il dritto. Più grande è la malattia, più grande sarà la guarigione. Per diventare ed essere liberi bisogna prima essere schiavi, e per acquistare la ricchezza bisogna prima aver sofferto la povertà. Le persone, o la maggior parte, tendono ad allontanare le cose brutte, mentre è proprio grazie a quelle che possiamo aspirare a diventare migliori. Sarebbe davvero monotona la vita senza problemi, litigi, scontri e discussioni. Chi conosce il fiore di loto? Beh, vi assicuro che è bellissimo, ma sapete dove cresce? Nel fango e nella melma più sporchi, i peggiori. Molte persone raccolgono questo fiore disprezzando però il terreno in cui cresce, o semplicemente non facendoci caso. Grosso errore a parer mio, perché senza quel fango il fiore in questione non potrebbe mai raggiungere tale bellezza. Ecco il motivo per cui bisogna apprezzare entrambe le cose, accettare sia le persone buone e, ancora di più, quelle cattive. E’ grazie a chi ci mette degli ostacoli sulla strada che riusciamo a superare i nostri limiti. Ma forse sto dilagando troppo, non voglio certo passare per il nuovo Messia che recita di porgere l’altra guancia sempre e comunque. In fondo è un concetto così ampio e profondo che non a caso se ne discute da migliaia di anni, e non penso di avere la competenza adeguata. Però mi diverte come molte persone siano cieche a riguardo, non riescano a vedere l’importanza degli opposti, guardando solo verso una direzione e apprezzando solo un lato delle cose. Mi viene da sorridere, pensando a quando Benigni, dopo aver ricevuto l’Oscar disse queste parole: “Ringrazio i miei genitori per il dono più importante: la povertà”. Subito dopo, in platea, molti cominciarono a ridere pensando che fosse una battuta, quanto si sbagliavano.

 
 
 
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