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Emergenza Ambiente Abruzzo è una rete di associazioni comitati e singoli cittadini, che si occupano e difendono l'ambiente, già 60 associazioni hanno aderito, e se riusciamo a costruire una rete di mutuo soccorso, sarebbe straordinario, non trovate.. cliccando quì (cliccate free user e poi aspettate i secondi sino a quando vi appare il bottone download) trovate il doc. di denunce e proposte che ci tiene insieme
Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi vinci. Gandhi
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Nickname: emergenzambiente
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INCENERITORI
HERMANN DALY
Hermann Daly, uno dei fondatori dell' economia ecologica fornisce la seguente ricetta per una economia sostenibile (notare bene che parla di "economia" e non "sviluppo")
1-Sfruttare le risorse rinnovabili ad un ritmo che non superi la capacità di rigenerazione dell' ecosistema.
2-Limitare l'uso di tutte le risorse, in modo da produrre un livello di rifiuti che possano essere assorbiti dall'ecosistema
3-Sfruttare le risorse non rinnovabili ad un ritmo che, per quanto possibile, non superi il ritmo di introduzione di sostituti rinnovabili
NON È UNA TESTATA GIORNALISTICA
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Riportiamo delle riflessioni sull'ottimizzazione di un corpo istituito per fare fronte alle emergenze, anche se già sappiamo che questo corpo si occupa anche di grandi eventi .
Valutiamo alla fine se era meglio prima a seconda delle nostre rispettive visioni o meglio ora, visto che spesso si salvano le vite anche per pochi minuti, e se è buona cosa dare in mano ad un super "comandante" catapultato in posti e luoghi sconosciuti super poteri. É vero sono arrivati tempestivamente, ma abbiamo sentito che non per proprie colpe, ma per altri motivi c'erano da ore gente dell'arma che aspettava direttive e mezzi invece di scavare vedi qui:
Breve promemoria sulla Protezione Civile
Prodromi
Zamberletti fu incaricato, quale Commissario del Governo, di coordinare i soccorsi e gestire le emergenze derivanti dai terremoti in Friuli e in Irpinia. Negli anni ‘80 fu nominato Ministro per il Coordinamento della Protezione civile, ed avviò (non ricordo bene se era un decreto legge o un’ordinanza ministeriale) un sistema di coordinamento delle strutture operative, in caso di calamità naturale, che inquadrava come responsabile delle attività di emergenza il Prefetto, competente per territorio, mettendo poi a disposizione dello stesso le risorse possedute dallo Stato, in massima parte componenti operative delle forze armate, più le forze dell’ordine che sono sempre state e lo sono tuttora sotto la prefettura.
Negli anni ottanta per esempio dovevamo tenere sempre pronti su chiamata diretta del Prefetto di Catania ben cinque elicotteri per eventuali emergenze. Insomma la cosa funzionava, per il semplice motivo che il Prefetto, massimo organo locale del governo, sapeva cosa disponeva e poteva prendere decisione adeguate e puntuali in merito all’emergenza in atto. Tra l’altro erano stati redatti dettagliati piani relativi a: incendio boschivo, inquinamento marino, emergenza Etna, che comprendeva attività sismiche ed eruttive, ecc., ecc.
Successivamente le cose sono state modificate, credo che abbia partecipato anche lo stesso Zamberletti, con la istituzione del Dipartimento della Protezione civile alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio. Dipartimento che nel tempo si è man mano definito, culminando con l'approvazione della Legge organica della Protezione civile, la 24.2.1992, n.225. Questa legge ha introdotto (cosa alquanto positiva) il concetto di previsione e prevenzione, distinto dalle attività di soccorso, l'organizzazione del servizio nazionale con l’inserimento del volontariato ed il concorso degli enti locali (cosa che però, a mio modesto parere, ha inserito la componente politica nell’impresa, con tutti i suoi pregi, si fa per dire, e difetti).
Stato attuale
Le leggi di riferimento sono tre: la prima quella già citata, ovvero la Legge organica della Protezione civile, la 24.2.1992, n.225; la seconda quella emessa dalla regione competente; la treza è del 2001.
Seppur la legge 225/92 identifica come “Strutture operative nazionali del Servizio di protezione civile”:
a) il Corpo nazionale dei vigili del fuoco quale componente fondamentale della protezione civile;
b) le Forze armate;
c) le Forze di polizia;
d) il Corpo forestale dello Stato;
e) i Servizi tecnici nazionali;
f) i gruppi nazionali di ricerca scientifica di cui all'articolo 17, l'Istituto nazionale di geofisica ed altre istituzioni di ricerca;
g) la Croce rossa italiana;
h) le strutture del Servizio sanitario nazionale;
i) le organizzazioni di volontariato; (*)
l) il Corpo nazionale soccorso alpino-CNSA (CAI);
c’è da sottolineare che la stessa riporta nella parte “Competenze delle Regioni”: Le regioni, nell'ambito delle competenze ad esse attribuite dalla legge 8 giugno 1990, n. 142, provvedono alla predisposizione ed attuazione dei programmi regionali di previsione e prevenzione …
La Regione poi deve definire le competenze specifiche delle Provincie e del Comuni, che sono comunque connesse ai programmi regionali di previsione e prevenzione. In parole povere devono emettere i necessari piani d’emergenza per il competente territorio.
La regione Abruzzo ha emesso nel 1993 una propria legge, n° 72, sulla “Disciplina delle attività regionali di protezione civile”.
La legge costituzionale del 18.10.2001, n. 3, ha completato il processo di modifica della Costituzione, pertanto la protezione civile è considerata materia di legislazione concorrente e, quindi di competenza regionale, nell'ambito dei principi fondamentali di indirizzo dettati dalla legge 225/92.
Conclusione
In estrema sintesi, se gli Enti locali facessero il loro mestiere i cittadini potrebbero dormire sonni tranquilli, tenuto conto come la Legge 225/92 definisce i concetti di previsione e prevenzione.
Di seguito le definizioni.
- La previsione consiste nelle attività dirette allo studio ed alla determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi, alla identificazione dei rischi ed alla individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi.
- La prevenzione consiste nelle attività volte ad evitare o ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi di cui all'articolo 2 (distinzione delle varie calamità) anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione.
Infine ho inserito la nota (*) per farti capire a che punto siamo arrivati in materia di volontariato. Un no-comment da chi ha partecipato a diversi e variegati interventi di protezione civile nel periodo antecedente al 1993.
Note:
- (tra parentesi mie ulteriori considerazioni/annotazioni)
- (*): quando nel 1992 fu istituito, con la 225/92, il Servizio Nazionale della Protezione civile, anche alle organizzazioni di volontariato è stato espressamente riconosciuto il ruolo di "struttura operativa nazionale", parte integrante del sistema pubblico, alla stregua delle altre componenti istituzionali, come il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, le Forze Armate, le Forze di Polizia, il Corpo forestale dello Stato, ecc. La crescita del volontariato di Protezione civile è in continua, salutare espansione su tutto il territorio nazionale. Al momento, nell'elenco nazionale del Dipartimento della Protezione civile sono iscritte circa duemila cinquecento organizzazioni (tra le quali i cosiddetti "gruppi comunali" sorti in alcune regioni italiane), per un totale di oltre un milione e trecentomila volontari disponibili. Di essi, circa sessantamila sono pronti ad intervenire nell'arco di pochi minuti sul proprio territorio, mentre circa trecentomila sono pronti ad intervenire nell'arco di qualche ora. (continua …. Omissis ….) Sebbene l'opera del volontariato sia assolutamente gratuita, il legislatore ha provveduto a tutelare i volontari lavoratori: in caso di impiego nelle attività di Protezione civile essi non perdono la giornata, che viene rimborsata dallo Stato al datore di lavoro, pubblico e privato. (continua ) (Dal sito ufficiale del Dipartimento della Protezione Civile)
Insomma qualsiasi cosa vi viene in mente, questo scritto è solo per crescere insieme e x fare sempre meglio, la democrazia serve a questo .
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PETROLIO CHI DECIDE COSA
A ME GLI OCCHI
Il linguista Noam Chomsky ha elaborato la lista delle “10 Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.
1 - La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare.
3 - La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi.
4 - La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato.
5 - Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente.
6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….
7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).
8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...
9 - Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta
10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.
Noam Chomsky
Fonte: www.visionesalternativas.com.mx