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Smartphone e tablet saranno sempre più onnipresenti nelle nostre vite e saranno presto gli strumenti più utilizzati per navigare in internet: già oggi, 1,2 miliardi di persone nel mondo accedono al web da un dispositivo mobile e la cifra è destinata a crescere di centinaia di milioni di unità all’anno. Un trend positivo, non solo per le casse delle società produttrici di device, ma anche per la gente che li utilizza, che ha più servizi a portata di mano e – in un futuro si spera non troppo lontano – potrà interloquire con le pubbliche amministrazioni anche attraverso questi strumenti, risparmiando tempo e denaro. Esistono però, eccome, anche i risvolti preoccupanti di questo sviluppo, soprattutto in termini di impatto ambientale: i video mobili e i tanti altri servizi dati consumano più energia delle ‘vecchie’ chiamate e degli sms e questo genera non solo costi aggiuntivi per gli operatori – che si riflettono, poi, sui consumatori – ma anche un forte aumento delle emissioni di anidride carbonica. Dal 2007 al 2020, calcola la Ue, le emissioni del settore mobile saranno il triplo di quelle attuali e corrisponderanno a quelle prodotte in un anno dal Lussemburgo. In questo contesto si inserisce il progetto EARTH: finanziato dalla Ue con 10 milioni dei 15 complessivi, ha ricevuto il premio ‘Future Internet Award’ 2012 per l’apporto fornito alle soluzioni per il risparmio energetico nel settore della telefonia mobile, in particolare per quanto riguarda l’ottimizzazione dei consumi delle base station 4G/LTE, che rappresentano gli elementi più voraci di energia della rete. Nel mondo ci sono attualmente circa 5 milioni di base station e saranno almeno 11 milioni da qui al 2020. Al progetto hanno partecipato Alcatel-Lucent, Ericsson, Telecom Italia, DoCoMo e le università di Belgio, Francia, Finlandia, Germania, Ungheria, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito. I risultati di questo progetto arriveranno sul mercato nel 2014 e contribuiranno a ridurre la bolletta energetica degli operatori, a mantenere i costi dei servizi su livelli accettabili e a limitare l’inquinamento e le emissioni di carbonio, il tutto aprendo la strada all’utilizzo di fonti di energia rinnovabili. Il settore dell’Information and Communication Technology rappresenta circa il 2% delle emissioni globali di CO2. Tra i target dell’Agenda digitale anche il taglio del 20% dei gas a effetto serra e del consumo di energia primaria, , più un aumento del 20% dell’uso di energie rinnovabili. Per il Commissario Ue Neelie Kroes “Il settore ICT sta crescendo ma le sue emissioni non devono seguire lo stesso trend. Mi congratulo con i partner del progetto EARTH che hanno trovato nuovi metodi per ridurre le emissioni di CO2 dei servizi di cui tutti abbiamo bisogno”.
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Interessante iniziativa degli editori, in collaborazione con i librai indipendenti, le catene, le librerie online e la Grande distribuzione, per sostenere l’acquisto dei libri e far crescere la lettura in Italia. Dal 19 al 23 maggio, centinaia di migliaia di libri verranno messi in vendita con il 20% di sconto, per “festeggiare” il Maggio dei Libri. Secondo i dati Istat, in Italia i lettori sono, infatti, il 45,3% della popolazione con più di 6 anni di età (25,9 milioni). Di questi, circa la metà (il 45,6%, pari a 11,8 milioni di italiani) non legge più di tre libri all'anno. Per l’AIE (Associazione Italiana Editori), “sono persone che hanno un rapporto debole con gli autori, i generi, i marchi editoriali, che entrano con fatica nei vari canali di vendita e nelle librerie”.
E’ in primo luogo a loro che si rivolge - in questi cinque giorni in tutta Italia e in tutti i punti vendita aderenti - la campagna “Leggere fa crescere”, organizzata con il contributo operativo dell’AIE e il sostegno dell’Associazione Librai Italiani (ALI): la maggior parte dei libri saranno così disponibili con uno sconto importante, solo per questi cinque giorni e solo in occasione del Maggio dei Libri.
I numeri dell’iniziativa sono imponenti: 308 i marchi editoriali aderenti, oltre 1000 le librerie fisiche (indipendenti e di catena), 12 quelle online, 2500 i punti vendita della grande distribuzione (supermercati e ipermercati). La campagna pubblicitaria sui media (radio, quotidiani e internet) partirà giovedì 17 maggio per culminare nel 23 maggio, la Giornata conclusiva del Maggio e vera e proprio Festa del libro. In tutta Italia saranno esposti oltre 12mila locandine e cartelloni per identificare i punti vendita che aderiscono alla promozione.
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Post n°56 pubblicato il 10 Maggio 2012 da emmedicom
Uno dei problemi più frequenti per chiunque abbia un'attività in proprio è ottenere l'effettivo incasso di quanto dovuto dai propri clienti. In momenti storici come questo, inoltre, il problema (che è da sempre un vero e proprio flagello per l'imprenditoria Italiana) diventa particolarmente sentito a causa dell'aumentare delle sofferenze e della bassa liquidità in circolazione. In questo articolo, dedicato sia ai freelancer che ai responsabili di Web Agency, vedremo di fare il punto della situazione per cercare di capire quali sono le cause di questa situazione e come è possibile gestire al meglio i mancati pagamenti o gli eccessivi ritardi nell'incasso di quanto ci è dovuto. Il cliente non paga? Purtroppo è una delle cattive abitudini di molti (pessimi) clienti: commissionano un lavoro, pretendono che sia fatto a regola d'arte, ricevono il servizio richiesto e al momento di pagare... spariscono, diventano irreperibili o iniziano ad accampare scuse di ogni tipo per omettere o ritardare il pagamento. Purtroppo, come già detto, non si tratta di casi isolati ma, molto spesso, di un "fenomeno di malcostume" piuttosto diffuso (soprattutto in Italia). Le cause di queste situazioni sono molteplici, ma per prima cosa è necessario distinguere tra clienti in buonafede e clienti in malafede: mentre i primi sono dei soggetti che, per un qualche motivo, si sono ritrovati ad essere impossibilitati nell'adempiere ai propri impegni, i secondi (la "razza peggiore") non sono mai stati in grado di adempiere ai propri impegni oppure, più semplicemente, non hanno mai avuto intenzione di farlo. Per quanto riguarda i clienti in buonafede, le cause che possono portare ad un insoluto sono principalmente due:
Nel proseguo di questo articolo vedremo come tutelarci di fronte a queste situazioni. Clienti che non pagano: un circolo vizioso Diversamente da quello che molti possono credere, il principale fattore di rischio per un imprenditore o un lavoratore autonomo non è la mancanza di lavoro, quanto, piuttosto, l'eventualità di non essere pagato per il lavoro effettivamente portato a termine. Se per una grossa azienda con migliaia di clienti alcuni insoluti possono essere considerati "fisiologici" e non particolarmente preoccupanti, per un freelancer o una piccola web agency possono bastare uno o due clienti "sbagliati" per ritrovarsi in poco tempo in situazioni anche critiche. Quando, infatti, l'isoluto diventa (proporzionalmente al nostro business) troppo grande, il rischio di chiudere è elevatissimo. A seguito di un brutto insoluto, infatti, viene a mancare la liquidità necessaria a far fronte ai nostri debiti costringendoci, a nostra volta, a creare dei problemi ad altri! Come è facile intuire, quindi, il problema dei clienti che non pagano è tutt'altro che marginale ed è da considerare una vera e propria piaga che il sistema dovrebbe cercare di debellare o, quanto meno, arginare. Le cause di dell'"insolvenza sistemica" Quando parlo di insolvenza sistemica faccio riferimento a quel vero e proprio male dell'economia italiana in cui tutti (a partire dallo Stato!) tendono a ritardare o eludere il pagamento dei lavori ricevuti. Ma perchè succede questo?
Alla luce di tutto questo diventa immediatamente comprensibile come combattere l'insolvenza dei nostri clienti sia non solo un'esigenza indivduale ma collettiva. Il cliente non paga? Ci sono problemi anche per le tasse! Uno dei risvolti dell'insolenza è l'immediata ricaduta a livello fiscale. E' bene ricordare, infatti, che nel regime fiscale per competenza il cliente riceverà la fattura prima di emettere il pagamento. In questo caso, purtroppo, il ritardo nel pagamento (oltre a creare i problemi già illustrati) ha un ulteriore risvolto negativo: le tasse vanno pagate... anche se il cliente non vi paga! Facciamo un esempio pratico: se per aver sviluppato un sito web avete emesso una fattura di 1000 Eu + IVA (tot. 1210 Eu) ed il vostro cliente se ne infischia di saldarvela... voi sarete ugualmente tenuti a far fronte ai vostri impegni con lo stato: dovrete versare l'IVA nei tempi previsti (210 Eu) e potreste, se il ritardo è molto consistente, dover anticipare anche i soldi di IRPEF e INPS (diciamo altre 500 Eu circa)... risultato: oltre al danno la beffa! Diverso il caso di chi è soggetto a regime per cassa: in questo caso, infatti, la fattura deve essere emessa a pagamento ricevuto e prima di tale momento, solitamente, si emette un semplice proforma ovvero un documento privo di valore fiscale (non ha numero progressivo) che ha l'unico scopo di rappresentare al cliente un prospetto di quanto dovuto. In questo caso i problemi potrebbero essere diversi, in quanto potreste ritrovarvi (a causa di qualche insoluto) a presentare bilanci squilibrati con conseguenti rischi da un punto di vista di congruità agli studi di settore. Ridurre il rischio che il nostro cliente diventi insolvente: contratto e acconto la prima cosa da fare è cercare di evitare che il nostro cliente entri a far parte della schiera degli insolventi. Per farlo è necessario attivarsi nella fase iniziale della collaborazione lavorativa, cioè in fase di accordo circa il lavoro da farsi ed il relativo compenso. Come ho già avuto modo di sottolineare, per un freelancer o una Web Agency è determinante lavorare avendo in mano un pezzo di carta ben scritto. Non si accettano ordini per telefono, ne tantomeno ci si accorda via email! Ogni lavoro deve essere iniziato con una puntuale contrattualizzazione degli obblighi reciproci meglio se scambiata per originale e tramite raccomandata. Oggetto del contratto saranno quindi:
In questo modo il cliente non potrà accampare insoddisfazione nei confronti del vostro lavoro qualora questo sia stata svolto in aderenza a quanto previsto nel contratto ed allo stesso tempo sarà chiamato ad adempiere ai suoi obblighi di pagamento secondo talune ben precise modalità e tempistiche. In relazione a quest'ultimo punto diventa determinante l'acconto: personalmente consiglio sempre di NON accettare lavori nei quali il cliente si rifiuta di pagare un acconto adeguatao (minimo 30% del totale, meglio il 50%). L'acconto, infatti, è una prima garanzia di riuscire effettivamente ad incassare parte di quanto concordato. Se il lavoro è di una certa dimensione e complessità è anche possibile prevedere ulteriori acconti a titolo di avanzamento lavori: il freelancer o la web agency presenta al cliente il lavoro svolto fino ad un certo punto, il cliente - dopo averne preso visione - provvede al pagamento di un ulteriore acconto. Al termine del lavoro, infine, deve essere richiesto il saldo: personalmente suggerisco di pretendere il saldo alla consegna dopo aver mostrato al cliente una demo funzionante del sito o del software commissionato. Qualora il lavoro consista nella realizzazione di un sito web, ad esempio, è anche possibile prevedere contrattualmente una clausola in cui ci riserviamo il diritto di bloccare il sito (se hostato presso nostre macchine) qualora non pervenga pagamento entro X giorni dalla consegna. Assolutamente vietato dalla legge, invece, prevedere backdoor o altri sistemi (cd. bombe logiche) che consentano di effettuare forzatamente la disattivazione di un servizio o il blocco di un software a causa di mancato pagamento. L'autotutela, infatti, non è contemplata dal nostro ordinamento e queste attività sono da considerare illecite e, pertanto, sanzionabili! Ovviamente per taluni servizi (ad esempio consulenze relative al posizionamento di un sito web o alla pianificazione di una campagna di marketing) queste logiche sono difficilmente applicabili e non è possibile prevedere contrattualmente delle forme di "disattivazione" in caso di mancato pagamento... in tali circostanze, più che mai, l'acconto è determinante! Il cliente non paga: come comportarsi? Se il cliente non paga entro i termini previsti come bisogna comportarsi? Vediamo di seguito un iter che può essere considerato "standard" di fronte a casi di insolvenza successivi alla consegna del lavoro terminato. E' evidente che quanto segue riguarda l'ipotesi in cui noi abbiamo tenuto fede alla lettera ai nostri impegni, in caso contrario il mancato pagamento del cliente potrebbe essere giustificato dalla nostra inadempienza agli obblighi contrattuali! Quindi la situazione è questa: lavoro perfetto, consegnato in tempo e nei modi previsti... tuttavia il cliente omette il saldo nei tempi previsti in sede di contratto.
Da notare che l'invio della Raccomandata per la messa in mora del debitore è un prerequisito indispensabile ai fini della richiesta di decreto ingiuntivo. Ovviamente, è appena il caso di sottolinearlo, anche il decreto ingiuntivo (che ha dei costi - minimo 400 Euro - variabili in relazione al credito da riscuotere) potrebbe portare ad un nulla di fatto: molti "cattivi pagatori", infatti, sono formalmente nullatenenti... e quindi, anche in caso di pignoramento, potrebbe non esserci nulla da pignorare (ma questo è un caso limite, ovviamente). La raccomandata di messa in mora Di seguito una bozza che potete utilizzare per scrivere la vostra raccomandata di messa in mora: Luogo e Data inoltre è necessario:
Di seguito una bozza di domanda al giudice: Al Giudice di Pace di XXXXXXXXXXX Ricorso per Ingiunzione Il sottoscritto ........... (indicare nome e cognome o ragione sociale, indirizzo, codice fsicale e partita iva) Premesso che: - Il sig ... (nome del cliente) commissionava la realizzazione di un sito web avente le specifiche indicate nel contratto sottoscritto in data XX/XX/XXXX. - Tale sito web è stato realizzato secondo le specifiche concordate e nei tempi previsti. - A fronte di tale lavoro era stato pattuito un compenso di Euro XXXX,XX come risultante dal medesimo contratto. - In data XX/XX/XXXX il sig ... (nome cliente) ha pagato un acconto di Euro XXXX,XX. (da omettere se non è stato pagato alcun acconto) - All'atto della consegna è stata emessa fattura N. XXX in data XX/XX/XXXX. (indicare gli estremi della fattura eventualmente emessa) - Nonostante il termine previsto per il saldo sia ampiamente scaduto, il sig ... (nome del cliente) non ha adempiuto al pagamento di quanto dovuto pari ad Euro XXXX,XX. - Che in data XX/XX/XXX il sottoscritto provvedeva a richiedere il pagamento a mezzo raccomandata A.R. concedendo un termine di XX giorni per l'adempimento. - Che nonostante tale richiesta il agamento non è mai pervenuto. Ricorre alla S.V. Giudice di Pace di XXXXXXXXXXX, ai sensi e per gli effetti degli artt. 633, 634 e 641 c.p.c., affinché voglia ingiungere al Sig ... (generalità del cliente complete di indirizzo di residenza o della sede legale se trattasi di società) di pagare alla ricorrente per le causali indicate in premessa, la somma di Euro XXXX,XX oltre gli interessi legali a decorrere dal XX/XX/XXXX (data di scadenza prevista per il saldo) alla data dell'effettivo soddisfo ed onorari di questo procedimento, come da nota spese allegata, fissando alla parte debitrice un termine non superiore ai quaranta giorni ai fini dell'opposizione. Si allega: - Originale del contratto / modulo d'ordine - Originale della fattura N. XXX emessa in data XX/XX/XXXX - Nosta spese eventualmente sostenute (ad es. i costi per l'assistenza di un legale nella preparazione della domanda) Conclusioni Chiunque abbia un lavoro indipendente incapperà, prima o poi, in un insoluto... mantenendo un alto livello di attenzione, tuttavia, è possibile abbattere il rischio effettuando una rigida selezione all'ingresso: evitate clienti che non vogliono pagare l'acconto o che chiedono sconti sull'anticipo... viceversa offrite un prezzo di favore a chi accetta di pagare un acconto sostanziale! Ricordate che la fortuna di un impresa non è proporzionale al numero dei clienti ma alla loro qualità. Costruitevi un parco clienti affidabile ed avrete una vita lavorativa serena e senza il rischio di incappare in brutte sorprese. (fonte: MRWebmaster)
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Secondo un recente studio, alternare uso del computer e attività fisica mantiene in forma il cervello. Quando l'età avanza, tenere in esercizio il corpo fa bene anche alle mente, in particolare per quanto riguarda la memoria; ma la cosa migliore che si possa fare per il proprio cervello è combinare l'attività fisica con l'utilizzo di un PC. Sono queste le conclusioni - da considerare preliminari, come avvertono i ricercatori - cui è giunto uno studio condotto dalla Mayo Clinic. L'indagine ha coinvolto 926 persone di età compresa tra i 70 e i 93 anni cui è stato chiesto di compilare dei questionari relativi all'esercizi fisico e all'utilizzo del computer, e di sottoporsi quindi a dei test. Le attività fisiche moderate prese in considerazione per la loro efficacia includono l'escursionismo, il golf, le camminate a passo veloce, l'aerobica, il nuoto, lo yoga, le arti marziali e il sollevamento pesi. Quelle mentali ritenute stimolanti includono invece l'utilizzo del computer, la lettura, l'utilizzo di giochi, l'utilizzo di strumenti musicali e la riduzione del tempo passato davanti alla TV. Il dottor Yonas Geda, autore principale dello studio, spiega che ci si è concentrati sull'uso del computer perché è risultato un'attività molto popolare. I dati raccolti hanno mostrato che, di quanti non fanno attività fisica né utilizzano il computer, il 20,1% dimostra di avere capacità cognitive normali ma ben il 37,6% mostra un deficit moderato. Le percentuali si possono pressoché invertire quando si considerano le persone che usano il computer e fanno attività fisica: in quel caso il 36% mostra capacità cognitive nella norma, e il 18,3% invece rivela il deficit. Come già accennato, questi risultati non vanno considerati definitivi; i ricercatori, peraltro, non hanno considerato la quantità di tempo passata al computer, o le attività svolte, né hanno potuto stabilire l'esistenza certa di un legame tra l'uso del PC e la riduzione delle perdite di memoria. Tuttavia ritengono che quanto scoperto in questo studio meriti un ulteriore approfondimento.
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Oggi il tema di maggiore attualità si chiama "Crescita". Finalmente si sta cercando di evolvere il ragionamento da una base introversa puramente aritmetica di contabilità e di numeri per far quadrare i conti, a una fase estroversa ben più impegnativa di evoluzione strategica del nostro paese. Anche perché la stessa nozione di "Crescita" è fortemente equivoca per chi conosce i limiti planetari che sono imposti alle nostre economie di mercato (1) e, dall'altra parte, l'opposta nozione di "Decrescita" (2) è ancora più teorica e non realisticamente perseguibile, solo utilizzando il più semplice e banale "buon senso" di tutti noi. E allora? Cosa bisogna fare? Quale direzione certa intraprendere? Quale strategia consistente di breve periodo occorre perseguire, nella certezza dei risultati e nella consistenza di lungo periodo? Quali priorità assolute occorre dare al nostro governo al di là della confusione partitica, istituzionale e sociale che si è pesantemente manifestata recentemente? Basta con le "Best Practices" di chi è sempre più grande di noi. Basta con la filosofia dell'efficienza esasperata che offusca la capacità di vedere e orientare le nostre imprese. Basta con lo spauracchio della competizione di basso prezzo mai in grado di creare benessere, soddisfazione e compiacimento nei consumi e negli stili di vita. Basta con le filosofie delle delocalizzazioni produttive, dell'Outsourcing, delle Merger & Acquisition, focalizzate solo a tagliare i costi (tagliare le teste e l'occupazione) e a magnificare gli algoritmi virtuali finanziari. Basta con la finanza speculativa - e le banche che la sostengono - che crea tanto malessere e malcostume, per non dire vera e propria delinquenza organizzata. Occorre riappropriarci con forza delle nostre origini, delle nostre capacità tanto invidiate nel mondo, del nostro Dna territoriale e dare ossigeno alle nostre imprese, a partire dallo sblocco del credito e dei suoi vincoli internazionali. Ma non basta ancora perché, come anticipato, questa svolta strategica a favore delle PMI non è sufficiente se non viene messa in parallelo alle nuove pratiche gestionali e ai modelli comportamentali di un intero sistema territoriale, per altro da noi già ben descritto anche nei suoi nuovi strumenti applicativi. Occorre aiutarle nel loro accorpamento e integrazione con altre realtà locali eccellenti (non fusioni, M&A, integrazioni di distretto ma, invece, solo reti di imprese eccellenti), rimettendo al centro il ruolo strategico aggregante delle amministrazioni e delle associazioni locali (e forse della politica: quella della gente responsabile locale). Insomma, è facile e immediatamente perseguibile un modello di sviluppo che non comporti una "Crescita" o "Decrescita" dei consumi, ma li trasformi in nuovi mercati in grado di mettere tutti d'accordo. Occorre un immediato sostegno alle PMI di territorio, tuttavia ancorato a un modello di Sviluppo Sostenibile in grado di conciliare contemporaneamente tutte le esigenze. ------------------ 1 La nozione di Crescita collegata all'attuale modello dei consumi è per definizione insostenibile nel tempo perché, in parallelo alla crescita delle popolazioni, della progressiva riduzione dei territori utili alla produzione alimentare, e al parallelo veloce depauperamento delle risorse naturali, non è possibile assicurare la possibilità di vita alle generazioni future. Addirittura, come proiettato nel diagramma dello studio dell'MIT "I limiti dello sviluppo" 1972 e oggi precisamente confermato nelle sue tendenze evolutive, questo collasso delle popolazioni potrebbe avvenire già attorno alla metà di questo secolo (vedi in proposito le affermazioni di Alberto di Fazio a pag. 28 del libro di Paolo Ricotti Sostenibilità e Green Economy - Quarto Settore - Franco Angeli 2010.)
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Post n°52 pubblicato il 01 Maggio 2012 da emmedicom
Secondo i dati di Thomson Reuters, lo scorso anno 103 start-up internet hanno ricevuto finanziamenti da parte di venture capitalist in Germania. Un dato che batte quello di qualsiasi altro Paese, Stati Uniti e Cina compresi. Non esiste un dato sugli investimenti per città, ma tutto fa pensare che Berlino sia la capitale delle giovani imprese digitali. Dal 2008 a oggi, rivela la Camera di Commercio locale, sono state fondate 1.300 start-up internet di cui 500 solo nell’ultimo anno. Mike Butcher, direttore della testata digitale TechCrunch Europe, dà al successo di Berlino una spiegazione molto semplice: “Berlino è una città a forte vocazione internazionale, l’inglese è parlato comunemente, c’è una grande vivacità artistica e, dal punto di vista economico, trovare casa è facile e poco costoso. Una variabile ideale, quest’ultima, per chi ha pochi soldi e molte idee”. Circa l’80% dei finanziamenti proviene da fonti internazionali. Uno squilibrio che Ciarán O’Leary, partner del fondo di venture capitalist da oltre cento milioni di dollari Earlybird, attribuisce a due variabili. La prima è una sorta di disinteresse tutto tedesco per il rischio, aggravato, in questo caso, dalla scottattura della bolla speculativa di internet. La seconda è la lungimiranza degli investitori internazionali per i quali pochi venture capitalist significano maggiori opportunità. Lo scorso maggio, Wooga, il più grande sviluppatore europeo di social gaming, ha annunciato un giro di finanziamenti da 24 milioni dollari guidato da una società del Massachusetts. A novembre, la londinese Atomico, società di venture capitalist del co-fondatore di Skype Niklas Zennström, ha investito 4,2 milioni di dollari in 6Wunderkinder, un creatore di applicazioni di produttività come come Wunderlist, che consente di condividere liste fra i dipendenti di un’azienda. L’interesse delle società di venture capital della Silicon Valley (e non solo) è la conseguenza della vivacità dell’iniziativa imprenditoriale che molto deve, in realtà, al sostrato culturale di una città portata allo scambio e all’incontro. È così che gli hacker Chaos Computer Club, uno dei più storici gruppi di hacker del mondo con base a Berlino, si sono ritrovati in contatto con “colleghi”, come esperti di tecnologia internazionali e ingegneri provenienti dall’università di Berlino, ma anche con designer, artisti e musicisti che da sempre affollano la città. La piazza di internet è diventata un nuovo punto di aggregazione. Questo spiega perchè molte start-up si occupano di contenuti culturali: Gidsy, per esempio, è un mercato online dove acquistare esperienze offerte da persone comuni, come visite d’arte guidate da graffitari locali, corsi di tango o di cucina. SoundCloud è una piattaforma di distribuzione di registrazioni audio che oggi vanta oltre dodici milioni di membri e che è anche una tra le più grandi storie di successo recenti, come dimostra l’ultimo giro di finanziamenti da dieci milioni di dollari provenienti da New York e dalla Svizzera. “L’atteggiamento di Berlino è molto punk e questo è molto importante per una start-up che, fondamentalmente, è come se dicesse: “Ho intenzione di fare le cose a modo mio”, osserva Alex Ljung, sound designer e fondatore di SoundCloud. Adesso, c’è anche chi finanzia questa libertà.
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Inviato da: wholesale10
il 27/10/2011 alle 03:08
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il 27/10/2011 alle 03:07
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