di: Johann Rossi MasonSfruttiamo davvero tutte le potenzialità del nostro cervello?
A partire dai ruggenti anni 60 si diffuse la ‘voce’ che in realtà noi sfruttavamo solo il 10% delle nostre potenzialità cognitive e intellettive. E questa è una delle domande che vengono più frequentemente rivolte ai neuroscienziati. A chiarire l’equivoco una volta per tutte un articolo del numero speciale della rivista Scientific American dedicata proprio al cervello.
“In realtà” dice Barry L. Beyerstein del Brain Behavior Laboratory della Simon Frazer University di Vancouver “questo mito continua a resistere per consolare milioni di persone che sperano di poter attingere a riserve segrete di facoltà che però in realtà non esistono. Il cervello si è andato formando attraverso i processi di selezione naturale. Il tessuto cerebrale ha dei costi metabolici molto alti sia per crescere che per funzionare e sarebbe praticamente impossibile che l'evoluzione permettesse di mantenere inutilizzato il 90% di un organo.”
Gli esempi della neurologia clinica inoltre indicano che la perdita, a causa di un incidente o per malattia, anche di molto meno del 90% ha conseguenze catastrofiche sul suo funzionamento. Osservando gli effetti di un trauma cranico o di un ictus non sembrano esistere nel cervello possibilità che il paziente sfugga a qualche deficit funzionale, ma se avessimo facoltà o zone di riserva inutilizzate questo sarebbe evitabile.
La stimolazione elettrica di punti diversi del cervello in neurochirurgia non è riuscita ad individuare alcuna area ‘silente’, in cui applicando modesti stimoli sotto forma di lievi scariche elettriche, non fosse possibile evocare percezioni, emozioni o movimenti. Anche con l'uso di tecnologie sofisticate capaci di identificare l’attività elettrica, chimica e magnetica del cervello (EEG, PER, FMRi) i ricercatori hanno individuato sempre più centri specifici a cui corrispondono funzioni psicologiche, ma anche qui nessuna area ‘muta’.
Il mito del 10% è quindi solamente una leggenda metropolitana nata probabilmente in seguito all'opera di divulgazione del famoso psicologo William James alla fine del 1800. Egli parlò spesso del potenziale inespresso del cervello riferendosi al ’10% delle nostre capacità’ che si trasformò poi nel ‘10% del cervello’ forse grazie al giornalista Lowell Thomas che nel 1936 nella prefazione di un famoso libro di Dale Carnegie parlò per la prima volta delle potenzialità inespresse dell’essere umano, innescando un'idea mitica ma fortunatamente fantasiosa. Se dio vuole, il nostro cervello è lì, completamente a nostra disposizione, il problema forse non è quanto ne usiamo, ma come.
Istituzione scientifica citata nell'articolo:
Brain Behavior Laboratory
Inviato da: semprepazza
il 22/02/2010 alle 21:33
Inviato da: semprepazza
il 11/01/2010 alle 22:50
Inviato da: zelda.57
il 31/12/2009 alle 12:49
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il 21/12/2009 alle 18:26
Inviato da: elbirah
il 26/01/2009 alle 18:31