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federico.vannucci il 26/10/06 alle 14:42 via WEB
Parlando di caccia, ed in particolare di "caccia di selezione", ripropongo quanto già inviato ad altri Blog (anticaccia):
DA UN PUNTO DI VISTA TECNICO, come in ogni altro luogo italiano dove vi è presenza di ungulati, è possibile procedere ai cosiddetti “prelievi selettivi”. Tramite criteri di scientificità, questi prelievi possono incidere in qualsivoglia maniera sulla popolazione stessa: cioè possono contrarla, lasciarla invariata od addirittura incrementarla (rispetto alla sua “dinamica naturale”). Sì, avete capito bene, INCREMENTARLA. Questo significa che, in certe situazioni, se ad es. oggi ci sono 100 caprioli, con un prelievo mirato-selettivo (mettiamo di 5) l’anno prossimo avremo la presenza di magari 110 caprioli, cosa che non sarebbe avvenuta senza l’abbattimento di quei 5. L’esempio è banale, ma il concetto è questo.
DA UN PUNTO DI VISTA MORALE, cosa c’è di male se un uomo uccide un animale? La biologia, e la funzione biologica della specie animale UOMO, a prescindere dal fatto che oggi si è “svincolato” dalle leggi ed equilibri della Natura, è quella di un predatore onnivoro. Questo implica che di certo mangia carne, che come ogni “buon” predatore si procura (anche) uccidendo delle prede (animali di altre specie). Casomai è proprio quando l’uomo diviene INCAPACE DI UCCIDERE ANIMALI, che di certo rappresenta una DEGENERAZIONE della propria specie. Ed un uomo che vuole addirittura IMPEDIRE ad altri suoi simili una cosa che è INSITA nella sua stessa funzione biologica, oltre ad una degenerazione, è probabilmente portatore di una vera e propria DEPRAVAZIONE.
DA UN PUNTO DI VISTA PRATICO, i caprioli, come ogni altra specie selvatica, costituiscono una vera e propria risorsa economica ed alimentare, al pari di una qualsiasi “produzione” agricola. Quindi perché mai, non si dovrebbero UCCIDERE? Si consideri che il selecontrollore altro non fa che “adempiere” (proprio tramite i prelievi selettivi scientifici) nel MIGLIORE DEI MODI POSSIBILE alla sua stessa funzione biologica, cioè al motivo stesso della sua presenza nell’ecosistema NATURA (predatore onnivoro). E questo costituisce anche un pratico, efficace, corretto e “fruttifero” sistema di gestione delle popolazioni selvatiche (a vantaggio stesso dei caprioli): per le quali la SCIENZA può certo fornire un supporto molto più valido di più o meno vaneggianti IDEOLOGIE ANIMALISTE.
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