Creato da: valeria.61 il 24/12/2009
Frammenti di parole, frammenti di luce e colori

C.G. Jung

La vostra visione diventerà chiara solo quando guarderete nel vostro cuore. Chi guarda all'esterno, sogna. Chi guarda all'interno, apre gli occhi.

 

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Leggendo...

Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi.

 

 

 
« Sono ancora aperte come ...Frammenti di un discorso amoroso »

MANDALA... ordine del cosmo e impermanenza

Post n°7 pubblicato il 25 Dicembre 2009 da valeria.61
 

Mandala... ordine del cosmo e impermanenza

Mandala letteralmente significa «essenza» e «possedere» o «contenere» (la); tradotto anche come «cerchio-circonferenza» o «ciclo», entrambi i significati derivano dal termine tibetano dkyil khor è un termine simbolico associato alla cultura Veda. La parola è utilizzata, anche, per indicare un diagramma circolare costituito, di base, dall'associazione di diverse figure geometriche quali il punto, il triangolo, il cerchio e il quadrato. Il disegno riveste un significato spirituale e rituale nel Buddhismo e nell'Induismo.

Il Mandala rappresenta, secondo i buddhisti, il processo mediante il quale il cosmo si è formato dal suo centro; attraverso un articolato simbolismo consente una sorta di viaggio iniziatico che permette di crescere interiormente. Secondo i buddhisti le immagini fisiche servono per costruire il vero mandala che si forma nella mente della gente e vengono consacrate solo per il periodo durante il quale è utilizzato per il servizio religioso. Infatti, al termine del lavoro, dopo un certo periodo di tempo, il mandala viene semplicemente «distrutto», spazzando via la sabbia di cui è composto. Questo gesto vuole ricordare la caducità delle cose, l'impermanenza, e la rinascita, essendo la forza distruttrice anche una forza che dà la vita.

Non vi è al mondo un altro disegno simbolico così universale come il mandala; compare in tempi diversi e in ogni cultura visto che il più antico mandala sin qui conosciuto è una «ruota solare» paleolitica. Ma mirabili esempi di mandala cristiani si trovano già nel primo Medioevo, mostrando perlopiù Cristo nel centro e i quattro evangelisti o i loro simboli ai quattro punti cardinali. Inoltre possiamo osservare figure mandaliche nei rosoni delle nostre chiese, nei labirinti, nelle forme di certi templi, come pure nei siti etruschi e romani. Anche la natura attorno a noi spesso si presenta sotto forme mandaliche: nella frutta, nelle pietre, nei fiori, tra gli alberi, su nel cielo. Oltre ad essere disegnati i mandala vengono anche «vissuti»: tra gli indiani Navaho la persona da curare viene collocata al centro del cerchio disegnato sul terreno, mentre in occidente l’idea del centro e del cerchio protettivo si ritrova in numerose danze popolari.

I mandala hanno una tradizione antichissima e, nello scorso secolo, anche un grande studioso di psicologia ne ha fatto uno strumento di studio delle personalità dell'uomo, lo svizzero Carl Gustav Jung (1875-1961), che sull'argomento ha scritto alcuni saggi dopo averli studiati per oltre venti anni. Secondo Jung, durante i periodi di tensione psichica, figure mandaliche possono apparire spontaneamente nei sogni per portare o indicare la possibilità di un ordine interiore. Il simbolo del mandala, quindi, non è solo un’affascinante forma espressiva ma esercita anche un’azione sull’autore del disegno perché in questo simbolo si nasconde un effetto magico molto antico: l’immagine ha lo scopo di tracciare un magico solco intorno al centro, un recinto sacro della personalità più intima, un cerchio protettivo che evita la «dispersione» e tiene lontane le preoccupazioni provocate dall’esterno. Oltre a operare per restaurare un ordinamento precedentemente, un mandala persegue anche la finalità creativa di dare espressione e forma a qualche cosa che tuttora non esiste, a qualcosa di nuovo e di unico. 

 
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