Creato da ERAqui il 21/01/2006

Oltre L'anima

In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me..

 

 

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Post N° 46

Post n°46 pubblicato il 07 Giugno 2006 da ERAqui

La piccola BEATA

LAURA VICUNA

La storia che sto per raccontare è una testimonianza eclatante di quanto importante sia imparare a custodire il rapporto con Dio attraverso i sacramenti. La piccola Beata Laura Vicuña (1891 – 1904), una bambina cilena di appena undici anni, rattristata per la condizione immorale vissuta dalla sua mamma (convivente con un uomo senza scrupoli, violento e attaccabrighe e per questo motivo lontana dai sacramenti e dalla comunione con Dio) decide di offrire la sua vita a Dio per salvare l’anima della madre. Laura amava la vita, ma il desiderio di veder ritornare la madre nella comunione con Dio era più grande. Formulato, così, l’atto di consacrazione e di offerta a Dio (sotto lo sguardo attonito del suo confessore che non saprà fermare l’ardore e l’insistenza della piccola) Laura inizia a vivere la sua infanzia (la normale vita di una bambina di undici anni) offrendo a Dio ogni piccola azione di vita quotidiana. Accadde però che Don Manuel (così si chiamava il convivente della madre) cercò di profanare la purezza della piccola Laura che vi si oppose categoricamente. Da quel momento Don Manuel cercò in tutti i modi di soddisfare le sue voglie riversando sulla piccola e sulla madre ogni sorta di violenza. La piccola dovette così lottare con tutte le sue giovani forze per sfuggire alle aggressioni del losco individuo. Nel frattempo Laura – a causa di una inondazione che la costrinse a stare fuori tutta la notte al freddo – si ammalò gravemente e per prestarle cure migliori la madre decise di trasferirsi con la piccola in paese. Don Manuel, in preda all’ira, decise di andare a trovare le due donne con la pretesa di trascorrere la notte insieme a loro.

 

Così, P. Antonio Maria Sicari racconta in uno dei suoi numerosi Ritratti di Santi editi dalla Jaca Book:

“Febbricitante, Laura si alzò dal suo povero letto, tutta infreddolita nella sua camiciola da notte: «Se lui resta, io vado nel mio collegio», disse intrepida. E s’incamminò faticosamente.

Si vide allora il superbo signorotto scagliarsi sulla povera fanciulla inerme, trascinarla per i capelli e coprirla di insulti e di colpi violenti. Solo l’intervento della gente del paese riuscì a strappargliela dalle mani.

Per Laura fu il colpo di grazia, e tutti intuirono che era ormai questione di giorni.  Il 21 gennaio la fanciulla era totalmente prostrata, anche se poteva ancora gioire: si celebrava la festa di S. Agnese (Laura aveva la sua stessa età), santa patrona di tutte le figlie di Maria Immacolata ed era anche il quarto anniversario del giorno in cui Laura aveva trovato la sua vera casa nel collegio delle suore.

Il 22 gennaio ricevette l’Estrema Unzione. Poi chiese di parlare in segreto per l’ultima volta col suo confessore: aveva un permesso speciale da chiedergli. E fu alla presenza del sacerdote che la piccola si decise a svelare alla madre il suo doloroso segreto: «Mamma, – le disse – io muoio. L’ho chiesto io stessa a Gesù… Sono quasi due anni che gli ho offerto la mia vita per te, per la tua conversione, perché tu ritorni a Lui. Non mi darai la gioia di vederti pentita, prima di morire?».

La mamma, intanto, s’era inginocchiata piangendo accanto al letto della sua bambina. La rivelazione l’aveva ferita fino in fondo all’anima. Ma forse ella aveva indovinato già da tempo. Ebbe  solo la forza di dirle: «Ti giuro che farò quello che mi chiedi… Sono pentita, e Dio è testimone della mia promessa».

La manterrà, infatti, resistendo per anni a tutte le pressioni e le persecuzioni del Mora e ricostruendosi col tempo un’esistenza decorosa.

Don Manuél, invece, finirà la sua vita, alcuni anni dopo, ucciso in una rissa.

 

Al suono dell’Angelus della sera del 22 gennaio 1904, Laura, consapevole d’aver compiuto la sua missione, dopo aver baciato e ribaciato il suo crocifisso, spirò mentre ancora diceva: «Grazie Gesù, grazie Maria! Ora muoio contenta».

Accorsero le compagne. Accorse la gente del paese. E tutti si dicevano: «È morta la santina!».

Al funerale, videro che la mamma si accostava, pentita e tremante, ai sacramenti e compresero.

E chi conosceva tutte le sventure che la piccola aveva passato, invocava: «Laura vergine e martire», mentre la mamma – ricordando ciò che la figlia aveva dovuto subire – assentiva tra le lacrime: «Sì, vergine. E martire per me»”.

 
 
 
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