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da cenerentola_07 con la seguente motivazione :
un topo di biblioteca, la sua vita è tra le pagine di qualche libro.
da cenerentola_07 con la seguente motivazione :
a Erica per il suo altruismo e la sua saggezza.
« Galà degli Europei di Pa... | Gli IMI » |
Imre Kertész, proclamato vincitore, ieri pomeriggio, a Palazzo Reale, del «Premio per lettura», nell’ambito del 28° Grinzane Cavour è un Ebreo ungherese, vittima dei totalitarismi sia nei lager nazisti sia nei gulag staliniani-
Nobel 2002, è autore di sedici libri, la metà tradotti in italiano.
Forse è un caso o forse è un segnale che, mentre Israele è messa sotto accusa, venga premiato questo scrittore considerato un testimone scomodo dello sterminio.
Nel suo primo romanzo, Essere senza destino, racconta infatti la storia, in parte autobiografica, di un quindicenne deportato a Auschwitz e Buchenwald, mostrando nel lager un mondo dove anche l’arbitrio trova giustificazione ed è persino possibile una felicità esistenziale.
Il libro venne rifiutato dagli editori, quindi ignorato, con l’autore messo al bando fino al crollo del Muro di Berlino.
Ieri ha dichiarato: «Il valore principale, nei lager e nei gulag, era sopravvivere. Ma per sopravvivere bisognava collaborare. Perciò i superstiti hanno dovuto dimenticare se stessi».
Di lui esce un nuovo libro, Dottor K., in cui lo scrittore intervista se stesso. Già uscito in Germania, è stato definito su Die Zeit «profondamente commovente». u libro che leggerò di certo!
Ma l’impotenza di esprimere tutto ciò che, di fronte alle tragedie della vita e della storia, si vorrebbe esprimere, è stato anche il filo rosso che ha collegato la poetica di Kertész e la drammatica esperienza di Ingrid Betancourt, ostaggio per sei anni dei guerriglieri colombiani, ed insignita di un premio speciale alla tolleranza.
Diventata simbolo della lotta per la libertà, è arrivata a Palazzo Reale assediata da cameramen e fotografi. Ricevuto il premio si è concessa un lungo e suggestivo intervento. Ha parlato della letteratura come filtro per lottare per una causa, citando l’influenza esercitata su di lei dallo scrittore uruguayano Eduardo Galeano.
Ha detto che ci sono diversi modi di vivere il dolore, una parte dei quali esige un certo grado di silenzio:
«Io ho bisogno di silenzio».
Ha confessato inoltre lo sgomento per quel mondo giovanile, compresi i suoi carcerieri, che non riesce a capire «Perché giustificano con travestimenti ideologici e con acrobazie intellettuali esiti barbari dei comportamenti umani».
La libertà per lei è un grande irrinunciabile valore:
«Senza libertà non c’è dignità».
«E senza dignità la vita non vale la pena».
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