VENTO DI PENSIERI.la sola verita' e' amarsi |
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L'OMBRA DELLA LUCE.
Difendimi dalle forze contrarie,
la notte, nel sonno, quando non sono cosciente,
quando il mio percorso, si fa' incerto.
E non mi abbandonare mai...
Non mi abbandonare mai!
Riportami nelle zone piu' alte
in uno dei tuoi regni di quiete:
e' tempo di lasciare questo ciclo di vite.
E non abbandonarmi mai...
Non mi abbandonare mai!
Perche', le gioie del piu' profondo affetto
o dei piu' lievi aneliti del cuore
sono solo l'ombra della luce.
Ricordami, come sono infelice
lontano dalle tue leggi;
come non sprecare il tempo che mi rimane.
E non abbandonarmi mai...
Non mi abbandonare mai!
Perche', la pace che ho sentito in certi monasteri,
o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa,
sono solo l'ombra della luce.
Franco Battiato (un maestro).
SGUARDI VITALI.
Cammino sui marciapiedi affollati, urto tra la gente, e procedo a fatica con passi impacciati tra l'indifferenza generale. Tanta gente incontrata per caso che mai piu' rivedremo, e' questo il nostro destino ma io mi oppongo: voglio un amico. Nel mare dell'indifferenza ci sono dei segnali di vita, che sono la speranza, la salvezza dell'umanita'. E tali segnali sono gli sguardi, specchi dell'anima, così brevi ma intensi, così occasionali ma sublimi. Incontrando la gente s'incrociano gli sguardi, così carichi di curiosita' e di vita, ma che nascondono anche molta malinconia. E alle volte con uno sguardo insistente, cerco di far breccia tra la gente, che, prigioniera dei propri pensieri, ha paura, ed abbassa lo sguardo per terra, come turbata. Eppure la salvezza del mondo risiede in quegli sguardi, segnali d'amicizia e d'amore pieni di voglia di comunicare. E ancor piu' la salvezza, sta nella certezza che tali sguardi si ripeteranno puntuali nell'arco della vita, giorno dopo giorno, con infinite diverse sfumature. Quando guidando la macchina, un pallone mi taglia la strada, io rallento, poi mi fermo, e mi volto indietro a guardare perche' so che apparira' un bambino, che di corsa attraversera' la strada per raccogliere la palla. Dietro un pallone, c'e' sempre un bambino, come dietro un bambino c'e' sempre una mamma. Allo stesso modo dietro un incontro, c'e' sempre la certezza di uno sguardo che c'invita alla fratellanza, che ci sprona alla vita.
Felice.
NON SI PUO' INSEGNARE QUALCOSA AD UN UOMO. PUOI SOLO AIUTARLO A SCOPRIRLA DENTRO DI SE'.
GALILEO GALILEI.
Post n°157 pubblicato il 11 Febbraio 2012 da felicedambrosio
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Post n°155 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da felicedambrosio
Quando non coincide più l'immagine che hai di te |
Post n°154 pubblicato il 06 Gennaio 2010 da felicedambrosio
Ciao a tutti Voi. Le feste sono ormai passate e cisacuno di noi avrà avuto modo, seppure per brevi momenti, di meditare sul significato del Natale. Il Natale porta con sé un'atmosfera particolare, magica se vogliamo. Ma oggi non è proprio come una volta. Oggi c'è sempre meno mistero e stupore. Per molti diventa una festa stressante in cui bisogna fare dei regali e pensare a ricevere nel miglior modo possibile i parenti e gli amici, magari organizzando un bel pranzo. Lo stress è dovuto anche ai risvolti economici che tutto questo implica, e non da ultimo, al disordine a cui si va incontro, mettendo a disposizione la propria casa. Certo, poi arriva il giorno di Natale, e tutto si sfuma, e anzi, alla fine si puo' essere generalmente soddisfatti di come siano andate le cose. Ma cosa significa il Natale? E' difficile spiegare questioni così intimamente legate alla propria interiorita'. Voglio però raccontare una storia afro-americana che viene tramandata dagli africani che sono stati deportati nelle Americhe a coltivare le piantagioni di cotone. |
Post n°153 pubblicato il 13 Dicembre 2009 da felicedambrosio
Ben trovati a tutti Voi. Credo che in pochissimi abbiano seguito la mia lunga indagine circa la possibile evoluzione dell'uomo. Ma sono molto contento di averla fatta ed anche dei commenti che ho ricevuto. Vedete... non vi e' spettacolo piu' patetico di quello di un'epoca in cui si e' annoiati della vita. Materialmente il nostro mondo moderno è piu' ricco di quanto non lo fosse in tempi precedenti; ma noi spiritualmente non siamo che dei poveri. A nascondere il nostro stato di poverta' interiore non bastano tutti i nostri progressi fisici veramente meravigliosi, né l'abbondanza dei divertimenti e delle sensazioni. Infatti il compito di questi è per l'appunto di nascondere la nostra indigenza interna. Quando la nostra vita è arida, noi dobbiamo assolutamente creare degli stimoli artificiali al di fuori per sostituire quel che ci manca, o per lo meno cercare di produrre una tale ininterrotta sequela di sensazioni sempre nuove, da non avere tempo di accorgerci della mancanza di vita interna. Pochi soltanto possono sopportare la solitudine o il silenzio e trovare una ricchezza di vita sgorgante in loro stessi anche senza alcun stimolo esterno; eppure soltanto questi sono felici, soltanto questi vivono veramente. Dove si scorge la smania di divertimenti e di sensazioni esterne, vi e', in modo manifesto, un'abietta confessione della mancanza di vita interna. Qui sta la differenza tra i vivi e i morti: alcuni sono morti pur vivendo, altri non possono mai morire poiche' sono la vita stessa. Noi tutti cerchiamo la vita perche' essa e' felicità, è realtà; ma è soltanto quando abbiamo il coraggio di rinunciare al sensazionalismo ed agli stimoli esterni che possiamo aver successo nella nostra ricerca. L'uomo la cui natura interna non è ancora risvegliata conosce soltanto fatti, non misteri; per lui le cose hanno in se stesse la propria spiegazione: il mondo è là e che altro vi è da conoscere? Tale la visione animalesca: ai bovini può parere buona o cattiva la pastura, ma non hanno bisogno di spiegazione. L'uomo non risvegliato è contento dei fatti dell'esistenza: il suo ambiente, il suo cibo, il suo lavoro, la sua famiglia, gli amici sono fatti piacevoli o spiacevoli che lo circondano per i quali egli non ha bisogno di spiegazione alcuna. Non avrebbe significato per lui parlargli dei misteri nascosti nella sua vita e nel suo mondo; egli esiste ed il fatto di esistere gli è sufficiente. Vita e morte possono per un momento cagionargli gioia o dolore, ma esse gli sono familiari ed abituali e non suscitano in lui il bisogno di farsi delle domande. Ed e' proprio la familiarità della vita che nasconde il suo mistero alla mente animale. Ciò che susciterebbe meraviglia se veduto una volta, diventa familiare quando è veduto centinaia di volte e cessa di suggerire la possibilita' di ulteriori spiegazioni. Non abbiamo noi acceso e spento tante volte le nostre lampadine elettriche che l'inesplicata meraviglia dell'elettricità si è dileguata nella familiarità dell'azione ed il fatto è diventato la sua propria spiegazione? L'uomo primitivo viveva in un mondo di misteri e si muoveva fra angosciose paure ed ignoti terrori; ma faceva troppo parte della natura stessa per poterla investigare. Oggi, se dovesse intravedere un barlume del mistero della vita, si affretterebbe a nasconderlo ed anche a rinnegarlo per paura che il suo placido sonno intellettuale possa essere turbato. Piuttosto che correre il rischio di disturbare i suoi familiari e comodi fatti della sua esistenza, egli chiudera' gli occhi all'inesplicato e condannera' al rogo chi persistera' nel vedere e nell'indagare. |
Post n°152 pubblicato il 08 Novembre 2009 da felicedambrosio
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Post n°150 pubblicato il 12 Ottobre 2009 da felicedambrosio
Ben trovati a tutti Voi, miei carissimi amici. Oggi affronteremo nel dettaglio lo studio dei centri. Cominciamo con il centro intellettuale. La parte meccanica del centro intellettuale lavora quasi automaticamente, e non esige alcuna attenzione; ma proprio per questo non è in grado di adattarsi ai cambiamenti delle circostanze, non puo' pensare, continuando a lavorare come ha cominciato, anche quando le circostanze sono completamente cambiate. Nel centro intellettuale, la parte meccanica include tutto il lavoro della registrazione delle impressioni, dei ricordi e delle associazioni. Questo è quello che dovrebbe fare normalmente, se cioe' le altre parti facessero il proprio lavoro. Non dovrebbe mai rispondere agli interrogativi che si rivolgono al centro intellettuale nella sua totalita' e neppure tentare di risolvere i problemi, né prendere mai alcuna decisione. Sfortunatamente il fatto è che essa è sempre pronta a decidere e che risponde sempre a tutti i generi di questioni, in maniera molto ristretta e limitata, a frasi fatte, in gergo, con slogan da partito politico. Tutto cio', e molti altri elementi delle nostre reazioni abitudinarie, costituisce il lavoro della parte meccanica del centro intellettuale. Questa parte ha un nome: si chiama "apparecchio formatore" o anche "centro formatore". Molte persone, soprattutto tra gli uomini numero 1, ossia la grande maggioranza degli uomini, passano tutta la loro vita con il solo apparecchio formatore, senza mai ricorrere alle altre parti del loro centro intellettuale. Per tutti i bisogni immediati della vita, per ricevere le influenze di tipo A e rispondere ad esse, per deformare o respingere le influenze di tipo C (derivanti dalle scuole), l'apparecchio formatore è del tutto sufficiente. E' sempre possibile riconoscere il pensiero del "centro formatore". Sembra che il centro formatore sappia contare soltanto fino a due. In effetti divide ogni cosa in due: comunismo e fascismo, lavoratori e borghesi, proletari e capitalisti, e così via. Siamo debitori al pensiero del centro formatore della maggior parte dei nostri "clichè" moderni - e non soltanto della maggior parte dei nostri clichè - ma di tutte le teorie popolari moderne. Forse è possibile dire che, in tutti i tempi, tutte le teorie popolari derivano dall'apparecchio formatore. |
Post n°149 pubblicato il 28 Settembre 2009 da felicedambrosio
Eccoci di nuovo qui, cari amici: ben trovati. Per approfondire lo studio del possibile sviluppo dell'uomo, resta da stabilire un punto molto importante. Sono due gli aspetti che nell'uomo devono essere sviluppati, ossia il suo sviluppo deve effettuarsi simultaneamente su due linee. Questi due aspetti dell'uomo, o queste due linee di sviluppo, sono il SAPERE e l'ESSERE.
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Post n°148 pubblicato il 13 Settembre 2009 da felicedambrosio
Ben trovati, cari amici. Spero davvero che abbiate passato delle piacevoli vacanze. Mi spiace aver dovuto saltare l'appuntamento del 31 agosto, ma ora non vi sono piu' ostacoli per la ripresa del nostro cammino. Questo lo dico per tutti ma soprattutto per quei pochi ma preziossimi Amici che mi seguono sempre. Nello scorso appuntamento c'eravamo lasciati argomentando sulle emozioni negative. Nella nostra presente condizione l'unico lato buono è che in noi non vi è nulla di permanente. Se qualcosa diviene permanente nel nostro stato attuale è segno di pazzia. Solo gli alienati possono avere un ego permanente. Detto di sfuggita, questo fatto svuota di contenuto un certo termine errato che si è insinuato nel linguaggio psicologico attuale sotto l'influenza della psicanalisi: intendo dire la parola "complesso". Nella nostra struttura psicologica non vi è niente che corrisponda all'idea di complesso. Nella psichiatria del secolo XIX, cio' che ora si indica con il nome complesso era chiamato " idea fissa" e le idee fisse erano considerate come segno di follia, cio' che continua ad essere perfettamente giusto. Un uomo normale non puo' avere idee fisse, complessi o fissazioni. E' utile ricordarsene nel caso in cui qualcuno tentasse di trovarvi dei complessi. Abbiamo gia' fin troppe cattive qualità e le nostre possibilità sono minime anche senza complessi. |
Post n°147 pubblicato il 03 Agosto 2009 da felicedambrosio
Eccoci di nuovo qui, miei cari amici. Oggi, dobbiamo cercare di comprendere un'altra caratteristica dei centri, il che ci dara' in seguito eccellenti dati per l'osservazione di sé e per il lavoro su di sé. Il post risultera' un po' lungo e so benissimo che piu' lungo diventa meno lettori avra', ma dovro' per forza dilungarmi sulle emozioni negative, le quali giocano un ruolo fondamentale nella nostra vita. Supponiamo che ciascun centro sia diviso in due parti, POSITIVA e NEGATIVA. Questa divisione è particolarmente chiara per il centro intellettuale e per il centro istintivo. Tutto il lavoro del centro intellettuale si divide così in due parti: affermazione e negazione, sì e no. Ad ogni istante nei nostri pensieri, uno dei due aspetti prevale sull'altro oppure sono entrambi di egual forza: da qui l'indecisione. La parte negativa del centro intellettuale è utile quanto la positiva, e la minima diminuzione di forza dell'una in rapporto all'altra provoca dei disturbi mentali. Nel lavoro del centro istintivo, la divisione è pure molto chiara e le due parti, negativa e positiva, sono ambedue necessarie ad un giusto orientamento nella vita. |
Post n°146 pubblicato il 21 Luglio 2009 da felicedambrosio
Ben trovati a tutti Voi. Eccoci di nuovo qui. Oggi cominceremo con un esame piu' particolareggiato dei centri. Come gia' abbondantemente detto esistono quattro centri: il centro intellettuale (testa), il centro emozionale (torace), il centro motore e quello istintivo (parte inferiore del tronco e dorso). In effetti ogni centro occupa tutto il corpo e compenetra, per così dire, l'organismo intero. Al tempo stesso ciascun centro possiede quel che vien detto il suo "centro di gravità". Il centro di gravita' del centro intellettuale è nel cervello; il centro di gravita' del centro emozionale è nel plesso solare; i centri di gravita' del centro motorio e del centro istintivo si trovano nel midollo spinale. Tale asserzione va presa per buona, ma non puo' essere verificata poiche' l'anatomia del corpo umano è ben lontana dall'essere una scienza completa. Quindi, poiche' i centri sono per noi inaccessibili, il loro studio deve cominciare dall'osservazione delle loro funzioni, che si offrono interamente al nostro studio. I centri hanno molti punti comuni, ma allo stesso tempo ciascun centro possiede caratteristiche particolari che non dobbiamo mai perdere di vista. Uno dei principi piu' importanti che dobbiamo capire è la grande differenza che esiste tra le velocita' dei centri, cioe' tra le rispettive velocita' delle loro funzioni. Il piu' lento è il centro intellettuale. In seguito, sebbene molto piu' rapidi, vengono i centri istintivo e motore, che hanno, piu' o meno, la stessa velocita'. Il piu' rapido di tutti è il centro emozionale che però, nella condizione di "sonno in stato di veglia", non lavora che molto raramente ad una velocita' che si avvicina alla sua reale; in genere lavora alla velocita' dei centri istintivo e motore. L'osservazione può aiutarci a constatare una grande differenza tra le velocita' delle funzioni, ma non puo' darcene le cifre esatte. In realta', la differenza tra le funzioni di uno stesso organismo è grandissima, molto piu' grande di quanto si possa immaginare. Come ho detto, noi non possiamo, con i nostri mezzi ordinari, calcolare la differenza di velocita' dei centri; ma se ci venisse detto qual e', potremmo trovare, se non le cifre esatte, molti fatti che confermerebbero l'esistenza di una enorme differenza. Prima di citare delle cifre, desidero parlarvi delle osservazioni ordinarie che si possono fare senza alcuna specifica conoscenza. |
Post n°145 pubblicato il 06 Luglio 2009 da felicedambrosio
Eccoci di nuovo qui miei cari amici. Sapete, sarei tentato di parlare d'altro, ma devo proseguire nel nostro studio, quindi andiamo dritti per la nostra strada... Spero solo di non risultare noioso... Eravamo rimasti sui due tipi di influenze che raggiungono l'uomo. L'influenza A, interessi ed attrattive creati dalla vita stessa, e l'influenza B, costituita da interessi che traggono le loro origini dalle scuole. Per un uomo completamente assoggettato alle influenze A o ad una particolare influenza A, e del tutto indifferente alle influenze B, niente potra' cambiare e le sue possibilita' di svilupparsi diminuiranno di anno in anno. A una certa eta', talvolta anche molto presto, esse possono scomparire per sempre; questo significa che l'uomo muore pur restando fisicamente in vita, come un seme non piu' in grado di germogliare e produrre una pianta. Se invece un uomo non e' completamente schiavo delle influenze A e se le influenze B lo attirano, lo commuovono e lo fanno pensare, i risultati delle impressioni che queste influenze producono, si concentrano in lui attirandone altre della stessa specie e crescono, occupando nella sua mente e nella sua vita un posto sempre piu' importante. Quando i risultati delle influenze B hanno preso sufficiente forza, si fondono insieme formando nell'uomo cio' che viene detto un CENTRO MAGNETICO. Bisogna pero' capire subito che il termine "centro" in tal caso non ha lo stesso senso che nelle espressioni "centro intellettuale" o "centro motore"; questi appartengono all'essenza. Il centro magnetico appartiene invece alla personalita'; e' semplicemente un gruppo di interessi, che, diventando sufficientemente forti, servono entro certi limiti da fattore di orientamento e di controllo. Il centro magnetico convoglia i nostri interessi in una certa direzione e contribuisce a mantenerli. |
Post n°144 pubblicato il 22 Giugno 2009 da felicedambrosio
Ben trovati a tutti voi... L'idea che l'uomo sia una macchina non e' nuova. In effetti questa idea mostra chiaramente che l'attivita' della macchina umana dipende dalle impressioni esteriori e comincia con delle reazioni a queste impressioni. Con ogni impressione esterna, sia che prenda la forma di suono, di visione o di odore, noi riceviamo dall'esterno una certa quantita' di energia, un certo numero di vibrazioni. Questa energia che dall'esterno penetra nell'organismo e' un nutrimento. |
Post n°143 pubblicato il 08 Giugno 2009 da felicedambrosio
Ciao amici miei, eccoci di nuovo qui. Sì, lo so che non stiamo raccontando barzellette ma che volete farci: questi sono argomenti che mi stanno davvero a cuore. Siete pronti? Allora cominciamo. Dobbiamo parlare dell'IDENTIFICAZIONE e della CONSIDERAZIONE. |
Post n°142 pubblicato il 24 Maggio 2009 da felicedambrosio
Ben trovati a tutti voi e spero che vi sentiate pronti per continuare il nostro viaggio. |
Post n°141 pubblicato il 11 Maggio 2009 da felicedambrosio
Ben trovati amici miei. Stiamo per giungere al cuore del problema ma in questi discorsi ogni cosa e' importante. Ho gia' dato due definizioni della psicologia. Dapprima ho affermato che la psicologia e' lo studio delle possibilita' di evoluzione dell'uomo; in seguito che la psicologia e' lo studio di se'. Confrontando da un lato cio' che possiamo sapere sulla fase successiva dell'evoluzione dell'uomo, cioe' quella in cui egli acquistera' la conoscenza, l'unita' interiore, un Io permanente e la volonta', e dall'altro certi elementi che derivano dall'osservazione di se' e ci permettono di riconoscere l'assenza in noi dei poteri e delle facolta' che ci attribuiamo arbitrariamente, ci scontriamo con una nuova difficolta' nel nostro sforzo di comprendere il significato della psicologia, e sentiamo inoltre la necessita' di una nuova definizione.
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Post n°140 pubblicato il 27 Aprile 2009 da felicedambrosio
Ben trovati amici... continuiamo pure il nostro studio, passando in rassegna, in modo piu' dettagliato, i differenti stati di coscienza che puo' avere l'uomo. Come abbiamo gia' detto, quattro stati di coscienza sono possibili per l'uomo: il sonno, la coscienza di veglia, la coscienza di se' e la coscienza oggettiva. Tuttavia l'uomo vive soltanto in due di tali stati, in parte nel sonno ed in parte nella coscienza di veglia. E' come se possedendo una casa di quattro piani, egli non vivesse che nei due piani inferiori. Il primo e piu' basso livello di coscienza e' il sonno. E' uno stato del tutto soggettivo e passivo. L'uomo vive immerso nei sogni. Tutte le sue funzioni psichiche lavorano senza alcuna direzione. Non vi e' ne' logica, ne' continuita', ne' causa, ne' risultato, nei sogni. Immagini del tutto soggettive, sia echi di passate esperienze che di vaghe percezioni del momento, come rumori che raggiungono l'uomo che dorme, sensazioni fisiche, lievi dolori, tensioni muscolari, attraversano la mente, non lasciando che un'impercettibile traccia nella memoria, ed il piu' delle volte nulla. |
Post n°139 pubblicato il 13 Aprile 2009 da felicedambrosio
Ben trovati... avete passato un'ottima Pasqua? Mi auguro proprio di sì... Sara' stata una Pasqua di riflessione dopo gli eventi del terremoto... Personalmente m'interrogo sempre piu' su quelli che dovrebbero essere i disegni divini... comunque... Siete pronti per proseguire? Allora... cominciamo! La macchina umana ha sette funzioni differenti: 1) Il pensiero (o intelletto);
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Post n°138 pubblicato il 30 Marzo 2009 da felicedambrosio
Ben trovati a tutti, anche se ho la sensazione che saremo sempre di meno... Ma noi proseguiamo imperterriti nel nostro cammino, giusto? Ahahahah... Qualcuno mi rimprovera che rido poco... beh... lo abbiamo accontentato! Veniamo a noi. Che cosa significa "sviluppo"? E cosa vuol dire diventare un essere differente? In altre parole: quale genere di cambiamento e' possibile per l'uomo? Quando e come inizia questo cambiamento? Abbiamo gia' detto che il cambiamento deve cominciare dall'acquisizione di quei poteri e capacita' che l'uomo si attribuisce ma che in realta' non possiede. Cio' significa che prima di acquisire un qualsiasi potere nuovo o una nuova capacita', l'uomo deve sviluppare in se' quelle qualita' che crede di possedere e sulle quali si fa' le piu' grandi illusioni. Lo sviluppo non puo' fondarsi su di una menzogna a se stessi, ne' sull'inganno. L'uomo deve sapere cio' che gli e' proprio e cio' che non lo e'. Deve rendersi conto di non possedere le qualita' che si attribuisce: la capacita' di fare, l'individualita' o l'unita', l'Ego permanente, come pure la coscienza e la volonta'. Occorre proprio che lo sappia, poiche' fino a quando s'immaginera' di possedere queste qualita', non fara' gli sforzi necessari per acquisirle, così come un uomo non acquistera' mai degli oggetti preziosi, ne' sara' disposto a pagarli a prezzo elevato, se crede gia' di possederli. La piu' importante di queste qualita', e quella che trae maggiormente in inganno, e' la coscienza. E il cambiamento nell'uomo comincia con un cambiamento nel suo modo di comprendere il significato della coscienza e procede con la graduale acquisizione di una padronanza della coscienza stessa. Che cos'e' la coscienza? Nel linguaggio ordinario la parola coscienza e' quasi sempre usata come l'equivalente della parola intelligenza, nel senso di attivita' mentale. In realta', nell'uomo, la coscienza e' una specie molto particolare di "PRESA DI CONOSCENZA INTERIORE", indipendente dalla sua attivita' mentale; in primo luogo e' una presa di conoscenza di se stesso, una conoscenza di chi e', di dove e', quindi una conoscenza di cio' che sa, di cio' che non sa e così via. Soltanto l'uomo stesso e' in grado di sapere se in un dato momento e' o non e' cosciente. Ogni uomo e' quindi il solo in grado di sapere se in un dato momento la sua coscienza esiste o non esiste. Questo significa che la presenza o l'assenza della coscienza nell'uomo non puo' essere provata dall'osservazione dei suoi atti esteriori. L'uomo puo' rendersi conto per un istante che, prima di quello stesso istante, non era cosciente; in seguito dimentichera' questa esperienza, e quand'anche se ne ricordasse, questo non sarebbe ancora la coscienza, ma soltanto il ricordo di una forte esperienza. Ora desidero richiamare l'attenzione su di un altro fatto che e' stato perso di vista da tutte le scuole moderne di psicologia. Il fatto cioe' che la coscienza nell'uomo, in qualsiasi modo la si consideri, non e' mai permanente. E' presente o assente. I piu' alti momenti di coscienza creano la memoria. Quanto agli altri momenti, l'uomo semplicemente li dimentica; questo piu' d'ogni altra cosa produce in lui l'illusione di coscienza continua o di continua percezione di se'. La coscienza ha dei vari gradi ben visibili e osservabili per ciascuno in se stesso. In primo luogo vi e' il criterio della durata: per quanto tempo si e' rimasti coscienti? Poi vi e' quello della frequenza: quante volte si e' divenuti coscienti? In terzo luogo quello dell'ampiezza e della penetrazione: di che cosa si era coscienti? Infatti questo puo' variare molto con la crescita interiore dell'uomo. Tenendo conto soltanto dei due primi punti, possiamo gia' comprendere l'idea di un'evoluzione possibile della coscienza. Si tratta del fatto che la coscienza puo' essere resa continua e controllabile mediante sforzi speciali ed uno speciale studio. Cerchero' di spiegare in che modo puo' essere studiata la coscienza. Prendete un orologio e osservate la lancetta dei minuti cercando di mantenere la percezione di voi stessi, e di concentrarvi per esempio sul pensiero "io sono Felice D'Ambrosio", "io sono qui in questo momento". Provate a non pensare che a questo, seguite semplicemente i movimenti della lancetta dei minuti restando coscienti di voi stessi, del vostro nome, della vostra esistenza e del luogo in cui vi trovate. Scartate ogni altro pensiero. Riuscirete, se sarete perseveranti, a fare questo per DUE MINUTI. Tale e' il limite della vostra coscienza. E se tenterete di ripetere l'esperienza subito dopo, la troverete piu' difficile della prima volta. Questa esperienza dimostra che un uomo, nella sua condizione ordinaria, puo', con grande sforzo, essere cosciente di qualcosa (se stesso) per due minuti al massimo. La deduzione piu' importante che si puo' trarre da questa esperienza, quando sia fatta correttamente, e' che l'uomo non e' cosciente di se stesso; l'illusione di essere cosciente di se stessi, e' creata dalla memoria e dai processi del pensiero. Per esempio, un uomo va a teatro. Se ne ha l'abitudine, per tutto il tempo in cui vi rimane, non si rende conto in modo speciale di esservi. Eppure, puo' vedere ed osservare; lo spettacolo puo' interessarlo o annoiarlo, puo' ricordarsene e ricordare le persone che ha incontrato, e così via. Tornato a casa, si ricorda di essere stato a teatro, e beninteso pensa di essere stato cosciente mentre ci si trovava. Così non ha alcun dubbio sul fatto di essere cosciente e non si rende conto che la sua coscienza puo' essere del tutto assente, anche quando egli pensa, osserva ed agisce in modo ragionevole. In generale, l'uomo puo' conoscere quattro stati di coscienza: il sonno, lo stato di veglia, la coscienza di se', la coscienza obiettiva. Tuttavia, pur avendo la possibilita' di conoscere questi quattro stati di coscienza, l'uomo non vive in realta' che in due di questi stati: egli vive una parte della sua vita nel sonno e l'altra parte, in cio' che viene chiamato "stato di veglia", benche' veramente il suo stato di veglia differisca ben poco dal sonno. Nella vita ordinaria, l'uomo non sa nulla della coscienza obiettiva e non puo' avere alcuna esperienza di quest'ordine. Il terzo stato di coscienza, ovvero la coscienza di se', l'uomo se lo attribuisce, crede di possederlo, benche' in realta' egli non sia cosciente di se stesso che per brevi, rarissimi istanti. Anche durante questi lampi di coscienza, e' poco probabile che riconosca questo stato, perche' non sa che cosa implicherebbe il fatto di possederlo realmente. Questi stati di coscienza si manifestano in momenti eccezionali: in momenti di pericolo, in condizioni di intensa emozione, in circostanze e situazioni nuove ed inattese, oppure a volte, in momenti del tutto normali in cui non accade nulla di particolare. Ma nel suo stato ordinario o "normale" l'uomo manca di un qualsiasi controllo su questi momenti di coscienza. Riferendoci alla nostra memoria ordinaria, potrete notare che non sempre vi ricordate delle cose nello stesso modo. Di alcune vi ricordate in modo molto vivo, di altre vagamente; di altre ancora non vi ricordate affatto. Sapete soltanto che sono accadute. Sarete molto sorpresi nell'accorgervi di quanto poco ricordate. E cio' perche' VOI RICORDATE SOLO I MOMENTI NEI QUALI SIETE STATI COSCIENTI. Così, riferendoci a questo terzo stato di coscienza, possiamo dire che l'uomo ha dei momenti fortuiti di coscienza di se' che lasciano un vivo ricordo delle circostanze nelle quali si sono verificati. Ma l'uomo non ha alcun potere su questi momenti. Essi appaiono e scompaiono da soli, sotto l'azione di condizioni esteriori, associazioni accidentali, ricordi di emozioni. A questo punto sorge una questione: e' possibile acquisire la padronanza di questi fuggevoli momenti di coscienza, richiamarli piu' sovente, o addirittura renderli permanenti? In altri termini: E' POSSIBILE DIVENTARE COSCIENTI? Questo e' il punto essenziale. Con dei giusti metodi e dei giusti sforzi, l'uomo puo' acquisire il controllo della coscienza, puo' diventare COSCIENTE DI SE STESSO, con tutto cio' che questo comporta. E proprio cio' che questo comporta, noi nel nostro attuale stato, non lo possiamo nemmeno immaginare. Soltanto dopo aver bene afferrato questo concetto e' possibile intraprendere un serio studio della psicologia. Questo studio deve cominciare dall'esame di cio' che si presenta come OSTACOLO ALLA COSCIENZA DI NOI STESSI, perche' la coscienza non puo' incominciare a crescere se almeno alcuni di questi ostacoli non sono stati rimossi. Il maggiore ostacolo e' l'ignoranza di noi stessi, la nostra convinzione illusoria di conoscerci, almeno fino ad un certo punto, e di poter contare su noi stessi; in realta' non ci conosciamo affatto e non possiamo contare su noi stessi neppure nelle piu' piccole cose. Dobbiamo comprendere ora che "psicologia" significa veramente STUDIO DI SE STESSI. Questa e' la seconda definizione della psicologia. Non si puo' studiare la psicologia come si studierebbe l'astronomia, cioe' al di fuori di se stessi. Nello stesso tempo, dobbiamo studiarci come si studierebbe una qualsiasi nuova macchina complicata. Occorre conoscere i pezzi di questa macchina, le sue funzioni principali, le condizioni necessarie per un lavoro corretto, le cause di un funzionamento difettoso e parecchie altre cose difficili a descriversi senza far uso di un linguaggio speciale, linguaggio che e' indispensabile conoscere per essere in grado di studiare la macchina. Ok, basta così. A lunedì 13 Aprile: ci faremo gli auguri di Pasqua. Grazie di cuore per l'attenzione. |
Post n°137 pubblicato il 16 Marzo 2009 da felicedambrosio
Ben trovati... Siamo in prossimita' della primavera e cio' dovrebbe regalarci nuove energie... C'eravamo lasciati con questa domanda: perche' non tutti gli uomini possono svilupparsi e divenire degli esseri differenti? La risposta e' molto semplice. PERCHE' NON LO DESIDERANO. Perche' non ne sanno nulla e anche a parlargliene non capirebbero che cosa significhi, senza prima essere stati lungamente preparati. L'idea essenziale e' che, per diventare un essere differente, l'uomo deve desiderarlo moltissimo e per lungo tempo. Un desiderio passeggero o vago, nato da una insoddisfazione riguardo alle condizioni esteriori, non potra' generare un impulso sufficiente. L'evoluzione dell'uomo dipende dalla sua comprensione di cio' che puo' acquisire e di cio' che deve dare per questo. Se l'uomo non lo desidera, e se non lo desidera abbastanza intensamente e non fa gli sforzi necessari, egli non si sviluppera' mai. Non vi e' dunque alcuna ingiustizia. Perche' l'uomo dovrebbe avere cio' che non desidera? Se l'uomo fosse obbligato a divenire un essere differente, mentre e' soddisfatto di cio' che e', allora vi sarebbe ingiustizia. Ora dobbiamo domandarci cio' che significa un essere differente. In pratica diventando un essere differente l'uomo acquista delle qualita' nuove e dei poteri che prima non possedeva, legati alla sua crescita interiore. Prima di acquisire delle facolta' e dei poteri nuovi pero', un uomo deve acquistare delle facolta' e dei poteri che allo stesso modo non possiede, ma che si attribuisce, pensando di conoscere gia'. Per sapere quali nuove facolta', quali poteri insospettati l'uomo puo' acquisire e quali sono quelli che egli s'immagina di possedere, dobbiamo partire dall'idea che l'uomo in genere si fa' di se stesso. Qui ci troviamo subito davanti ad un fatto importante. L'UOMO NON SI CONOSCE. Egli non conosce i suoi limiti, ne' le sue possibilità; non sa neppure fino a che punto non si conosce. L'uomo ha inventato molte macchine e sa che talvolta occorrono anni di studi impegnativi per usare o controllare una macchina complicata. Ma lo dimentica appena si tratta di se stesso, benche' egli sia una macchina molto piu' complicata di tutte quelle che ha inventato. L'uomo e' pieno di idee false su di se'. In primo luogo, non si rende conto di ESSERE REALMENTE UNA MACCHINA. Ma cosa vuol dire: "L'uomo e' una macchina?". Vuol dire che egli non ha movimenti indipendenti, ne' interiori, ne' esteriori. E' una macchina messa in moto da influenze e choc esteriori. Tutti i suoi movimenti, le sue azioni, parole, idee, emozioni, umori e pensieri sono provocati da influenze esteriori. Preso a se', non e' che un automa con un certo bagaglio di ricordi d'esperienze anteriori e con un determinato potenziale di energie di riserva. DOBBIAMO COMPRENDERE CHE L'UOMO NON PUO' FARE NULLA. L'uomo pero' non se ne rende conto e si attribuisce la capacita' di fare. E' questo il primo falso potere che egli si arroga. Questo deve essere capito molto chiaramente. L'UOMO NON PUO' FARE NULLA. Tutto cio' che crede di fare, in realta' SUCCEDE. Accade esattamente come quando "piove" o "tira vento". Purtroppo non esistono nella nostra lingua verbi impersonali che si possano applicare alle azioni umane. Dobbiamo dunque continuare a dire che l'uomo pensa, legge, scrive, ama, detesta, intraprende delle guerre, combatte, eccetera... In realta', tutto cio' succede. L'uomo non puo' ne' pensare, ne' parlare, ne' muoversi liberamente come crede. E' una marionetta tirata qua' e la' da fili invisibili; se lo comprendesse potrebbe imparare qualcosa di piu' su se stesso, e forse allora le cose comincerebbero a cambiare per lui. Ma se non puo' riconoscere ne' comprendere la sua profonda meccanicita' o se non vuole accettarla come un fatto, non potra' imparare niente di piu' e per lui le cose non potranno cambiare. L'uomo e' una macchina, ma una macchina molto speciale perche' se le circostanze sono favorevoli ed essa e' manovrata nel modo giusto, PUO' RENDERSI CONTO DI ESSERE UNA MACCHINA. E se ne diviene pienamente consapevole, puo' trovare i mezzi per CESSARE DI ESSERE UNA MACCHINA. Ora vi prego di seguirmi molto attentamente. Anzitutto l'uomo deve sapere di non essere UNO, ma una MOLTITUDINE. Non possiede un Io unico, permanente e immutabile. L'uomo cambia continuamente. In un dato momento e' una persona, il momento seguente un'altra, poco dopo una terza e così via, quasi senza fine. L'illusione della sua unita' o integralita' e' creata nell'uomo in primo luogo dalla sensazione di un corpo fisico, poi dal suo nome che in genere non cambia e infine da un certo numero di abitudini meccaniche che si sono radicate in lui con l'educazione o ha acquisito per imitazione. Avendo sempre le stesse sensazioni fisiche, sentendosi chiamare sempre con lo stesso nome e ritrovando in se' abitudini ed inclinazioni conosciute da sempre, s'immagina di essere sempre lo stesso. In realta' non esiste unita' nell'uomo, non vi e' un centro unico di comando, ne' un Io o un ego permanente. Ogni pensiero, ogni sentimento, ogni sensazione, ogni "mi piace" o "non mi piace", e' un IO. Questi Io non sono collegati fra loro ne' coordinati in alcun modo. Ognuno di essi dipende dal mutare delle circostanze esteriori e dal variare delle impressioni. Un certo Io automaticamente ne fa saltar fuori tutta una serie; alcuni sono sempre appaiati ad altri. In questo tuttavia non c'e' ne' ordine, ne' sistema. Certi gruppi di Io sono unicamente collegati da associazioni accidentali, da ricordi fortuiti, o da somiglianze del tutto immaginarie. Ciascuno di questi Io rappresenta, ad un dato momento, soltanto un'infima parte delle nostre funzioni, ma ciascuno di essi crede di rappresentare IL TUTTO. Quando l'uomo dice Io, si ha l'impressione che parli di se' come totalita', in realta', anche quando egli crede che sia così, non si tratta che di un pensiero passeggero, di un umore o di un desiderio che passano. Un'ora dopo egli puo' averlo completamente dimenticato ed esprimere con la stessa convinzione un'opinione, un punto di vista o degli interessi opposti. La cosa peggiore e' che l'uomo non se ne ricorda. Per lo piu' da' credito all'ultimo Io che ha parlato, fin quando dura, cioe' fino a che un nuovo Io, talvolta senza alcuna relazione con il precedente, non abbia espresso con maggior forza la sua opinione o il suo desiderio. Vi prego di meditare su questa sacrosanta verita'. Per oggi puo' bastare... A lunedì 30 marzo. Grazie per l'attenzione. |
Post n°136 pubblicato il 02 Marzo 2009 da felicedambrosio
Un grande saluto a tutti voi: siete pronti? Bene... Innazitutto, dobbiamo parlare di cosa sia la PSICOLOGIA. La psicologia di cui si tratta, e' molto differente da tutto cio' che potete conoscere sotto questo nome. Per cominciare debbo dire che mai, in nessuna epoca, la psicologia si e' trovata a un livello tanto basso. Essa ha perso ogni contatto con la sua origine e col suo significato, a tal punto che ora e' difficile stabilire cosa sia la psicologia e cosa essa studi. E questo benche' mai nel passato siano esistite tante teorie psicologiche e tanti libri di psicologia come oggi. La psicologia viene talvolta definita una scienza nuova. Questo e' completamente sbagliato. La psicologia e' forse la scienza piu' antica, e sfortunatamente, nei suoi aspetti piu' essenziali, e' una scienza dimenticata. Un tempo era legata alla filosofia, alla religione, ed esisteva anche sotto varie forme d'arte, come la poesia, la tragedia, la scultura, la danza e persino l'architettura. Talune cattedrali gotiche, per esempio, erano essenzialmente dei trattati di psicologia. Ad un certo punto la psicologia e' sopravvissuta anche sotto forma d'insegnamenti legati all'astrologia, all'alchimia o alla magia. Comunque sia, occorre notare che tutti i sistemi o le dottrine psicologiche, possono dividersi in due categorie principali. La prima: le dottrine che studiano l'uomo così come lo trovano o come suppongono o immaginano che egli sia. La moderna psicologia "scientifica" o cio' che e' conosciuto sotto tale nome, appartiene a questa categoria. La seconda: le dottrine che studiano l'uomo non gia' dal punto di vista di cio' che e' o di cio' che sembra essere, bensì dal punto di vista di cio' che puo' divenire, ossia dal punto di vista della sua EVOLUZIONE POSSIBILE. Queste ultime dottrine sono in realta' quelle originali, o in ogni caso le piu' antiche, e soltanto esse possono far comprendere l'origine dimenticata della psicologia e il suo vero significato. Quando avremo riconosciuto come sia importante nello studio dell'uomo il punto di vista della sua EVOLUZIONE POSSIBILE, capiremo che la prima risposta alla domanda "che cos'e' la psicologia", dovrebbe essere: LA PSICOLOGIA E' LO STUDIO DEI PRINCIPI, DELLE LEGGI E DEI FATTI RELATIVI ALL'EVOLUZIONE POSSIBILE DELL'UOMO. |
Dalla deliziosa e raffinata ericarg.
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A GIORGIA. (IGNARA DI TUTTO)
Ti ringrazio Giorgia. Ti ringrazio per avermi cambiato la vita. Ti ho incontrata, ho parlato con te, ho sognato con te. Nella mia mente si rincorrono ancora gli echi della tua voce sottile e le mille sfumature del tuo viso, dei tuoi gesti. La luce dei tuoi occhi, e' ora prigioniera dentro di me e funge da motore perpetuo, che scatena la gioia, la serenita', l'entusiasmo, l'amore. Ogni volta che ti guardo, la mia anima si nutre di questa luce ed e' così che divento coraggioso, generoso, forte, deciso, dinamico, fino a raggiungere l'equilibrio della felicita'. Non esistono piu' ne' dolori, ne' malinconie, ma solo i tuoi occhi magici che trasformano tutto, che sublimano la vita. Vorrei entrare dentro di te, avere le tue esperienze, il tuo sangue. Vorrei guardare il mondo attraverso i tuoi occhi, i miei occhi. E soddisfatto vorrei comunicare la mia gioia al mondo intero, all'universo infinito. Comprenderei così l'eternita', fuso nella tua anima, nell'universo intero. E miliardi di stelle, alimenteranno il mio amore, che diventera', a sua volta, immenso, tale da coinvolgere tutti. Ed e' con questo amore, che sconfiggero' ogni male, ogni sofferenza, ogni timore, ogni solitudine di questo mondo. Ti ringrazio Giorgia, per questo amore, perche' salvera' tutti, perche' va oltre la morte, ed ha come meta la vita eterna.
Felice.
LA PIU' GRANDE MISERIA DELL'ANIMA E' QUELLA DI CREDERSI FORTE. PADRE PIO.
Inviato da: ericarg
il 09/01/2011 alle 19:28
Inviato da: crisalide6
il 13/12/2010 alle 11:20
Inviato da: lightdew
il 22/11/2010 alle 21:13
Inviato da: lightdew
il 22/11/2010 alle 21:12
Inviato da: raggiodiluce1974
il 12/11/2010 alle 17:27