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« la fogliasette mesi »

NONNO

Post n°28 pubblicato il 30 Novembre 2006 da pippop3

Ed eccolo il giorno tanto atteso!

Pieno d’emozione contenuta e cosciente che una nuova vita ha iniziato il suo percorso, mi accingo ad andare a trovare il nipotino nato da due sole ore.

Quale gioia proverò vedendolo, cosa dirò a mia figlia oltre i complimenti del caso?

Ancora devo vederlo e già mi preoccupo che stia bene, che sia un buon bambino anche se oggi non va più tanto di moda essere buoni.

Lui è un essere a se, che sarà padrone di se stesso e delle sue azioni solo se noi saremo capaci di insegnargli il rispetto per se stesso e per gli altri.

Strano che io non gridi “sono diventato nonno” e mi limiti a vedere le cose con molta realtà!

Avrà bisogno di protezione, di tanto amore, giorno dopo giorno e chissà fin dove sarà accompagnato dal nonno e dalla nonna!

Noto di non aver ancora ben compreso la situazione ed adesso mi muovo come uno zombi dimenticando le cose più elementari da fare, non mi sono messo l’orologio, non ho chiuso la porta di casa a chiave. Avrò preso le chiavi della macchina?

Man mano che il tempo passa mi sento sempre più rincitrullito, sto guidando verso l’ospedale e sto pigiando sull’acceleratore senza motivo, sono in anticipo per l’orario di visita, e loro non sgarrano di un minuto l’apertura!

Quando varco la soglia sento un dolore artritico alle ginocchia che aumenta man mano che faccio i gradini fino al primo piano.

Un poco di tachicardia mi prende mentre percorro il lungo corridoio della neonatalogia  e finalmente entro nella camera dove vedo mia figlia e mio genero sorridenti e con il bimbo in braccio.

Credo che chi mi ha visto in quel momento abbia pensato a quanto era ridicolo il mio sorriso che si apriva da orecchio ad orecchio, il mio tentativo, goffo, di accarezzare il neonato, le stentate e stupidissime parole che mi uscivano dalla bocca in quel momento.

E’ stata un’ora d’adorazione mentre vedevo questo visino ancora congestionato, queste manine che gesticolavano nell’aria, questo corpicino  fragile, che pareva si dovesse rompere toccandolo.

Poi li abbiamo lasciati e siamo tornati a casa.

Ma non era più la stessa casa!

Pur non essendoci ne sentivamo la presenza, i nostri discorsi ormai vertevano solo su di lui!

Era ormai notte e siamo andati a letto ma ancora le ultime parole sono state “ Speriamo  che Samuele dorma bene stanotte”.

 
 
 
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