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« Messaggio #170 | And You? » |
Post n°171 pubblicato il 07 Marzo 2008 da eroico.aviere
Comu voli Diu... ![]() Quando dico che quel libro lo potevo recitare a memoria, beh credetemi, è così. Il massimo era leggerlo durante le giornate in cui mi assentavo da scuola per l’influenza, mi piaceva alternarlo ad un volume a caso dei Quindici, una delle enciclopedie dell’infanzia più diffuse della mia generazione. Mi piace leggere quando sono costretto a casa per via di quei malanni che ti allontanano dal tran tran quotidiano, ho sempre pensato che non tutti i mali vengano per nuocere ed alcune pause siano rigenerative. Ad esempio negli ultimi giorni di riposo forzato ne ho approfittato per leggere: qualche tempo fa una mia amica mi ha prestato l’ultimo di Ammaniti, Come Dio comanda. Forse per via del senso di nausea che mi ha accompagnato durante il lungo periodo di influenza (non riuscivo a sentire correttamente neppure il gusto del caffè, “summa” sventura per un caffeino-dipendente come il sottoscritto), forse perché Ammaniti non mi fa né caldo né freddo, devo ammettere che l’ho trovato orribile. Intendiamoci, non illeggibile, tutt’altro: è un libro che ti prende dalla prima all’ultima pagina, scritto con un ritmo incalzante, non vedi l’ora di sapere come va a finire e tutto il resto dei bla bla... ma alla lunga prevale il disgusto. Disgusto per gli ambienti degradati descritti in maniera compiaciuta, i personaggi senza speranza, vuoti, alcuni talmente inutili nel contesto narrativo che quando si tolgono dai coglioni a metà storia, ti chiedi che cavolo ci stavano a fare. I protagonisti mangiano porcherie che lasciano l’alito cattivo, si muovono in ambienti puzzolenti, cambiano pelle secondo l’evoluzione narrativa. In questo scenario deprimente, viene più volte chiamato in causa quel Dio a cui il titolo fa riferimento, un Dio silenzioso che sembra assistere dall’alto all’intreccio di tutti quegli eventi che i miserabili interpretano come segnali inequivocabili della sua volontà, avvalendosi della stessa profondità interpretativa di un bambino scemo. Aggiungete dei dettagli sparsi a casaccio, un venditore ambulante nero investito da un auto che risorge inspiegabilmente, un anello che sparisce dalla mano di una ragazzina trucidata che ti fa pensare a delle ripercussioni fondamentali. Invece. Nulla. Non se ne fa niente. Ecco, la lunghezza media delle frasi è pressappoco questa: un punto fermo ogni due, tre parole. Ottimo per entrare nella memoria a breve termine e non fare scervellare il lettore. Pare che Salvatores sia impazzito e voglia farne un film; anzi, pare che il primo ciak... vabbeh, tanto non andrò a vederlo. Non esiste la via italiana del pulp, oppure se esiste non è questa: il pulp di Tarantino è lo spaghetti western trasposto ai giorni nostri, odora di polvere da sparo e salsa Chili, con tonnellata di ottima musica in sottofondo. Quello di Ammaniti puzza di muffa e zuppa di cavoli andata a male. E in sottofondo suona Ligabue. Che sfiga! Altro libro, altra settimana di convalescenza. Zugzwang, mossa obbligata di Bennet Ronan. Consigliato a chi ama gli scacchi, a chi vuole immergersi nell’atmosfera della Russia zarista, a chi si compiace di scoprire pagina dopo pagina intrighi e complotti prima che vengano rivelati dallo scrittore. Sto per finirlo e ne sono entusiasta. Chi ama leggere può capire come ci si sente... A proposito di scacchi e rompicapi, se non avete nulla da fare, tipo siete al lavoro ma il boss non c’è oppure è talmente idiota che non capisce la differenza tra un foglio di excel ed un blog (esistono, esistono...), vi propongo questo giochino che ho scoperto leggendo un blog: si tratta di coprire un grosso disco rosso mettendovi sopra cinque piccoli dischi grigi... il gioco si chiama Cover te red spot, lo trovate cliccando qui, per giocare non dovete far altro che inserire un qualsiasi username nella finestrella e cliccare “GO”... sembra una cosa facile, no? |
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i libri di modellismo non li mai letti ma ho avuto i miei periodi di passione per: la fotografia (e ho letto enciclopedie su focali obiettivi iso asa esa), le inclusioni, il cucico, il ricamo, l'uncinetto, la lavorazione della creta (e tutti i "simili" pasta al sale, pasta di marmo, pasta al forno) la pittura la scultura la cartapesta....e poi non ricordo più, tranne il modellismo...come si chiamava quel libro????????
Per quanto riguarda i quindici, conosco a memoria "fare e costruire" e "luoghi da conoscere", gli altri li sfoglio tuttora di tanto in tanto. Sono molto contento ed orgoglioso di essere riuscito a tramandare, più o meno integro, questo immenso "patrimonio culturale" a mia figlia, che già mostra di apprezzarlo molto avendo scambiato un volume per un albo da colorare...
Lascero i due Ammaniti dove stanno (chissà dove) e continuerò le mie letture come le ho sempre fatto: lasciando il tutto al caso e finora, quasi sempre, mi è andata bene.
Però "Io non ho paura", il film, era bello.
Ora vado a provare il "Cover the red spot".
D'accordissimo, "Io non ho paura" era molto bello.
Nemmeno io riesco a definire i generi. Sono ancora alla ricerca della definizione "perfetta" del genere "noir" ;)
Fusco? Ora mi informerò ;)
non ho l'aria un po' bohemienne?