Creato da estremalatitudine il 19/06/2008

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« Una festaquattro ragazze »

la signora col turbante

Post n°250 pubblicato il 05 Giugno 2012 da estremalatitudine

Mattino, mattino presto. Il golfo è calmo. Nessun vento. Solo il primo sole. Qualche pescatore e una bella signora che, scesa per tempo, scioglie il reggiseno e si butta nell'acqua ancora fresca dalla notte.

Quella stessa notte, la signora si affacciò alla sua stanza d'albergo. Aveva appena finito una doccia e teneva in testa un asciugamano rosso, avvolto a mò di turbante.

Da sotto, al piano bar, qualche cliente la notò, incorniciata nella porta finestra illuminata, con un corto accapatoio, che le arrivava appena sopra il ginocchio e quel turbante rosso acceso in testa.

La signora si vestì con cura, si truccò e uscì.

Lui la aspettava nell'atrio. Era elegante, profumato. Al solito. La accolse con un leggero abbraccio, come a stringerle appena le braccia. Un bacio sulla guancia e via verso un ristorante sul molo.

Dopo la cena, a notte inoltrata, lui la condusse a ballare. Era bravo a condurla. Le faceva girare la testa, stringendola in vita e facendola girare al ritmo della musica.

Si sedettero un poco accaldati. Una bibita fresca. Una vodka secca.

Un uomo si avvicinò e le chiese di ballare. Lei guardò il suo ospite che con cenno acconsentì.

Il suo nuovo compagno profumava di arso. Aveva la camicia leggermente aperta sul torso, portava una collana d'oro e teneva le maniche rimboccate fino a metà. Aveva avambracci gonfi di muscoli e i bicipiti, quando la stringeva nella danza, gonfiavano le maniche della camicia.

Lei profittando del ritmo gli avvolse l'avambraccio con una mano. La sua pella bianca e le sue unghie perfettamente laccate luccicavano su quei muscoli scuri. Lo carezzò, un poco. Con la punta dei polpastrelli, seguendo i brevi turgori della pelle abbronzata. Era un piacere. Forse l'unico che si sarebbe permessa quella notte.

Tornò al tavolo accompagnata dal suo sconosciuto ballerino. Lui la salutò educatamente, con una voce flessuosa.

Lei si sedette e accavallò le gambe, distendendo la schiena lungo il divano.

Desiderava ballare ancora con quel tizio, ma era tardi e il suo accompagnatore le chiese se poteva riaccompagnarla in albergo. Lei certo acconsentì.

Uscendo quel tizio era sulla porta e passandogli accanto lei sussurrò il nome dell'albergo.

In macchina si chiese se aveva capito. Non era certa, anzi, al contrario, era sicura che non avesse capito nulla. Gli uomini si sa, perdono sempre le occasioni migliori.

Infatti, davanti all'albergo non c'era nessuno. Lei salutò abbracciandolo il suo amico e salì in camera. Come si aspettava, nessuno. Mai una sorpresa. Sempre banali.

Si rincuorò pensando al tuffo in mare che avrebbe fatto nuovamente l'indomani all'alba, se fosse riuscita ad alzarsi.

Era già a letto, quando il telefono squillò. Quella voce flessuosa si scusò del disturbo. Lei cinguettò qualcosa, pensando che se aspettava ancora un po'...

Farlo salire? Scendere? Aspettare il domani? Che cretino. Le era passata la voglia.

Lui insistette. Lei rifiutò. Terminò la telefonata bruscamente, come a voler troncare con un seccatore. Spense la luce.

Dopo poco, nel buio, ad un tratto il taglio di luce potente del corridoio. Porta aperta. Una figura maschile, grossa, enorme. La porta si chiuse. Buio di nuovo. 

Lei di corsa accese la luce. Lui era là, il ballerino sconosciuto, con un enorme mazzo di rose in mano. Dove l'aveva trovato? A quell'ora? Incredibile. Scoppiò in una risata liberatoria.

"Non ti arrendi mai?" chiese ridendo. "Tipico degli uomini!" pensò. "Il loro bello" pensò ancora.

"Girati, ti prego, che mi alzo." lui si girò. Lei raccolta la vestaglia si alzò. Si sentiva nuda. Lui se ne accorse.

Dopo, facendole inarcare la schiena nell'affondare da dietro tra le sue cosce, poggiando un braccio vicino alla sua testa, le si avvicinò e le disse sussurrando che di lì a poco l'avrebbe inculata. Lei carezzandogli il braccio, debolmente rispose: "queste cose non si dicono ad una signora." Poi chinò la testa sul cuscino e attese.

Era bravo, sapeva il fatto suo. Entrò in lei dolcemente, come un cucchiaio in una torta. Lei si sentì piena, soddisfatta. La mano di lui la prese a palmo aperto davanti, nello sdraiarsi completamente su di lei. Con la sua voce flessuosa, all'orecchio lui le mormorò qualcosa. Lei si eccitò a quelle parole e dopo poco venne.

 

 
 
 
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Qui ci sono storie di sesso. Non necessariamente tutte eccitanti, ma a volte sì. Non necessariamente tutte esplicite, ma a volte sì.

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Se non vi va di leggere di questi argomenti, lasciate stare.

Se vi interessano, spero di riuscire ad essere all'altezza delle vostre attese.

 

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