Creato da estremalatitudine il 19/06/2008

estremalatitudine

racconti di vita, di sesso

 

 

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Post n°407 pubblicato il 30 Luglio 2014 da estremalatitudine

adorava essere baciata lì. sì, certo, si diceva, a chi non piaceva essere baciata lì?

ma il punto era che a lei il resto piaceva poco o punto.

essere presa? no, grazie. le faceva male, praticamente in tutte le posizioni. leccarlo? che schifo!

a volte pensava di essere lesbica, ma poi l'idea di essere baciata da una donna la irritava solo al pensarci.

no, a lei piaceva da pazzi essere baciata e intanto toccarlo, tenerlo in mano, sognarlo, grosso, potente, liscio, umido, massaggiarlo, scoprirlo, ricoprirlo, andare lentamente su e giù, intanto che la sua lingua, le sue labbra, il suo respiro la facevano sua.

impazziva per questo.

era strana? chi non lo è, si rispondeva, mentre facendo svolazzare la gonna si allontanava da lui, che vedendola andare via sorrideva già all'idea della prossima volta che sarebbero stati insieme e avrebbe potuto baciarla. lì.

 
 
 

corto 74 - da donnasofia il seguito del racconto nr 65 e 67

Post n°406 pubblicato il 17 Luglio 2014 da estremalatitudine

Breve riassunto: lei e lui per un week end in campagna. scopano in sala pensando di essere soli. dalla finestra lei vede un tizio fermo davanti alla finestra che la sta guardando scopare.

 

ecco cosa ha pensato Donnasofia. grazie

 

trovo un po' di fresco sotto l'albero, la bici appoggiata al tronco e la mia ragazza che entra nella villa per chiedere se c'è un bagno...  le donne... con tanto verde a disposizione per pisciare devono cercare un bagno, ok accucciarsi non sarà il massimo dell'erotico, ma in realtà non ci vedo neanche niente di così umiliante e in fondo mi piacerebbe guardare una donna che fa pipì accucciata per terra... sa di antico e naturale.

Gironzolo un po' nel verde, c'è la casa padronale, sembra un casale antico. Le finestre aperte, una macchina nel piazzale davanti. Giro di fianco, mi piace l'architettura classica delle case rurali del secolo scorso, sanno di solidità, magari poco fantasiosa, ma affidabile.

Mi cade l'occhio dentro la finestra per puro caso, cazzo! C'è una donna china su un tavolo, è nuda e ... ma cazzo! Sta scopando! Porc..... non riesco a vedere l'uomo dietro di lei, ma di sicuro c'è. Vedo le sue tette sospese nel vuoto ondeggiare per i colpi alle sue spalle, la vedo alzare lo sguardo e vedermi.... Oddio che caldo! Mi tolgo la maglia e mi accarezzo leggermente il torace con i miei capezzoli induriti dall'improvvisa tensione. Dovrei andarmene e invece resto ipnotizzato a guardare la scena... un film porno dal vivo! Porca miseria.... Ci danno sotto sti due... lei mi guarda, e lo fa apposta! La guardo aprire leggermente la bocca ad ogni ondeggio delle sue tette, gliele strizzerei mentre il tizio là dietro la tromba feroce. Apre la bocca... o cazzo... ecco glielo infilerei in bocca mentre quello la scopa a pecorina, spingerei a tempo con lui per infilzarla allo spiedo.... No lo spiedo non è sexi... lei si cazzo, se lo è!  Oddio basta così, devo andare via che mi si sta gonfiando il passerotto che sta diventando un'aquila! Loro tanto hanno finito, si stanno facendo la doccia? Tutto il mondo, dopo, fa un salto al bagno...Mi giro ancora un attimo e la vedo... cazzo viene verso di me... un'attrice porno che fino a un secondo fa era dentro una realtà irraggiungibile e ora sta entrando nel mio mondo reale.... Le sorrido, è bella, è sfatta dal piacere, le vorrei tanto toccare le tette, dopo averle viste agitarsi così compiaciute.... Viene verso di me e io mi protendo... ma la voce   della mia ragazza che mi cerca mi fa girare di scatto. Torno alla mia passeggiata con la mia lei, senza rimpianti, con una contagiosa  allegria e parecchia voglia....  Giuro che stasera me la scopo a pecorina sul tavolo!

 
 
 

corto 73

Post n°405 pubblicato il 15 Luglio 2014 da estremalatitudine

Un vero bastardo, non c'è dubbio.

Era evidente che cosa voleva e lo voleva subito, cazzo! E lui invece lì ad indugiare, a continuare a baciarla, proprio lì, che se la sentiva esasperata, tesa, sottile, quasi irascibile, così pronta, così pronta, cazzo.

Lo voleva!

Glielo aveva detto ed era stato peggio. Si era allontanato lo stronzo. L'aveva lasciata lì su quel divano letto, tutto disfatto, pieno di odori, in quella stanza vagamente sporca, non pulitissima, sì, insomma, lei, che continuava a chiedersi cosa ci faceva lì, con quello, con quello lì che l'aveva intortata su, non c'era dubbio, e adesso spariva.

Minuti, inesorabili. Il desiderio invece che diminuire, aumentava. Ricordò situazioni simili, con fidanzati e mariti, che per un contrattempo o qualche altra genialata avevano pensato bene di mollarla lì, sola e il suo desiderio era sparito, praticamente subito, immediatamente, come non fosse neanche mai esistito, solo le bollette e l'indomani di nuovo immediatamente, immediatamente in testa, quegli stronzi. E invece con questo qui, con questo casanova da strapazzo, niente. Non spariva, anzi. Sarà che l'aveva portata all'estremo. Ma quanto l'aveva leccata e baciata e toccata e alitata e soffiata e presa con le dita, quanto? tanto! troppo, cazzo! lo voglio.

La voglia di essere presa era persino dolorosa, come una fitta, in mezzo alle cosce.

lui rientrò e si sdraiò di fianco a lei. aveva una corda tra le mani. "ti prego...." si lamentò lei.

"sssss" rispose lui, carezzandole con le dita le labbra. Poi le girò intorno e le legò le braccia dietro alla schiena.

in quel suo girovagarle intorno lei lo guardò ancora una volta. perfetto. non un filo di grasso. niente tartarughe del cazzo. solo pancia tesa e pettorali normali. perfetto. e quel suo coso che ballonzolava eretto, dritto, teso, tutto scoperto, non lunghissimo, ma grosso, spesso, lucido, dalla capella lucente. miii, lo voglio!

dopo averla legata, la fece inginocchiare, lì sul letto, le lenzuola mezze arrotolate tra le gambe. poi lui le si offrì. il suo cazzo le sfiorava le labbra e lui lo muoveva col bacino, in brevi e incerti movimenti rotatori.

lei cercò di prenderlo. ne sentiva l'odore prepotente, leccandosi le labbra incominciava ad apprezzarne il sapore, ma quando si sporgeva lui si allontanava, di poco, di quel tanto che bastava a che rimanesse sempre fuori dalla sua bocca.

che bastardo! aveva voglia di gridarglielo. farla sentire così. lei, una signora, una che non aveva mai avuto problemi ad avere tutti gli uomini che voleva. le bastava alzare lo sguardo, un sopracciglio. lei bella, regale, alta, slanciata, con quelle tette così grosse, sproporzionate rispetto al suo torace, quasi un miracolo, come un miracolo era quel coso che le ballonzolava davanti, grosso, spesso, lucido, suo, suo, mio, cazzo mio.

sarà stato il suo sguardo, sfinito da desiderio, ma quando ormai aveva quasi perso la speranza lui la prese, le si infilò in bocca e poi, dopo un brevissimo pompino, si staccò e la penetrò, di corsa, per entrare e uscire per minuti e minuti sempre così, in affanno, di corsa, potente, in fondo, fino in fondo, a toglierle il fiato, finalmente, finalmente, con le grida che le uscivano, lei che non gridava mai, con gli occhi strabuzzati, trafelata, presa, finalmente. Finalmente.

Poi rallentò, di colpo, senza un segnale e senza ragione e andò avanti un sacco così, lentamente, più lentamente, ancora più lentamente, quasi fermo, su e giù, pochissimo, a tastarle tutto il corpo, dentro, dentro di lei, per poi infine riprendere fino alla fine, fino alla sua fine, alla fine di lei, che venne, strappando quasi le corde che le fermavano i polsi.

Lui uscì. Il suo cazzo era ancora duro e perfetto come se non avesse fatto niente. Lei lo guardò sorpresa.

"la notte è lunga, se vuoi" le disse.

lei pensò che in fondo era sola in città e per una volta non doveva rendere conto a nessuno.

 

 

 

 
 
 

corto 72

Post n°404 pubblicato il 05 Luglio 2014 da estremalatitudine

La capa era lei, punto e basta!

Quel cazzo di azienda se l'era costruita passo per passo e adesso era sua. Era lei la capa, cazzo! Gli azionisti si fidavano solo di lei. Li aveva resi ricchi, quegli stronzi!

Sempre perfetta, inappuntabile, con i tempi della giornata rigorosamente (ed equamente) divisi tra ufficio e palestra, aveva un unico debole che alla lunga un pochino si era risaputo, anche se lei era stata più che attenta a stroncare sul nascere ogni pettegolezzo con licenziamenti immediati, anche a costo di pagare sontuose buone uscite.

La sua debolezza era che prima o dopo voleva che tutti quelli che lavoravano con lei, i suoi primi livelli, i dirigenti, i manager di quella premiata azienda, prima o dopo, tutti, ma proprio tutti, le avessero leccato la figa. Dei loro ammenicoli ridicoli non le interessava un fico. A lei bastava che fossero attenti nel fare quello che lei ad un certo punto non resisteva e ordinava loro, alzandosi da dietro la scrivania, venendo davanti, appoggiandosi al tavolo o al divano e tirandosi su la gonna quanto bastava: leccala.

Non lo chiedeva spesso, né aveva dei preferiti. chi c'era, c'era. dipendeva dal momento. di solito verso fine giornata.

S'alzava, si metteva in piedi e si tirava su la gonna. Le gambe slanciate sui tacchi incorniciavano normalmente un intimo nero, che il fortunato doveva scostare (mai abbassare!) e iniziare a leccare, intanto che lei si aggrappava con le mani affusolate al tavolo o al bordo della poltrona o del divano e conteneva gli spasimi che languidamente la prendevano tutta.

Dopo, lei si rimetteva a posto, tornava alla scrivania e allontanava il dirigente di turno. Facile immaginare di non dover dire niente a nessuno. Chi l'aveva fatto, fuori, immediatamente!

 
 
 

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Post n°403 pubblicato il 05 Luglio 2014 da estremalatitudine

non era un colloquio di lavoro, anche se avrebbe forse potuto esserlo. lui era lui, lo conosceva bene, prima solo di fama, ma da qualche tempo anche di persona.

non lo incontrava spesso. troppo impegnato. spesso all'estero. un gruppo da dirigere.

adesso erano lì, soli in quella stanza, da un po', da un bel po', e lui parlava, parlava, quanto parlava, innamorato di se stesso, forse, che poi in fin dei conti ne aveva anche ragione. tanti di quegli sfigati egocentrici, mai fatto un kaiser nella vita. Almeno lui aveva fatto, eccome. In silenzio. Lavorando. Mai una chiacchiera, su di lui, sul suo gruppo, sempre discrezione e lavoro. Dedizione al cliente, dicevano gli altri, i guru. Lui lo faceva da sempre.

Nell'ambiente era nota la sua mania per la precisione, per la cura dei particolari e lei, lei che faceva lo stesso mestiere anche se da sola, tra mille problemi, arrangiandosi un po', lei si sentiva un po' in imbarazzo a sentirlo parlare, parlare, così alto, impeccabile, con la piega dei pantaloni perfetta, nonostante la giornata, nonostante il caldo, e la giacca, la giacca, perfetta, certamente disegnata da lui, per se stesso, perfetta, nel colore e nel tessuto.

Mentre parlava, lei lo osservava con attenzione. Le mani curate. I capelli lisci e ondulati, tagliati da poco, la pelle liscia delle guance, ma soprattutto le mani, mani eleganti, lunghe affusolate e le sue labbra, che si aprivano poco mentre parlava, giusto quel che bastava, scoprendo di tanto in tanto denti bianchi e luminosi.

Ogni tanto riusciva ad inserirsi nel discorso e lui, interropendosi, stava ad ascoltarla con attenzione, facendo osservazioni azzeccate, spiritose, intelligenti, prima di riprendere il discorso, facendolo ripartire dallo spunto offerto da lei, agganciandosi alle sue parole.

perché parlava tanto? la voleva impressionare? che bisogno ne aveva? lui era lui, no?

Quante donne aveva avuto? tante, tra ufficiali e non. Tante.

Si distrasse. E mentre parlava iniziò a chiedersi come doveva avere l'uccello, come era come amante, forse troppo perfetto? eppure ne aveva avute così tante che qualcosa doveva avere imparato, no? chissà quanto ce l'ha lungo? a giudicare dal naso che era imponente, dalle narici frementi....

a quel pensiero le venne un poco da ridere. lui si interruppe e le chiese cosa ci fosse da ridere.

"niente" rispose lei "niente" come dirgli quel che stava pensando?

 
 
 

corto 70

Post n°402 pubblicato il 05 Luglio 2014 da estremalatitudine

aveva sempre pensato al sesso come ad un bisogno, ad un dovere, uno dei tanti: bisogna mangiare, lavorare, andar di corpo, fare sesso, bere, fare la pipì, cose così.

per questo se non lo faceva per tanto tempo le sembrava brutto. non che le mancasse più di tanto. ci si abitua, no? come a mangiare poco. per non parlare delle stitiche!

però era brutto, sì.

poi quando lo faceva, quando tutto era favorevole, nessuno stress, temperatura ideale, mattino successivo senza impegni, figli lontani, ecco lo faceva lasciandosi progressivamente andare e raggiungeva l'orgasmo senza problemi, dopo poco, dieci minuti al massimo, specie se era tanto che non succedeva.

Aveva il suo orgasmo e tant'è: basta. aveva mangiato, no?

 
 
 

corto 69

Post n°401 pubblicato il 27 Giugno 2014 da estremalatitudine

in realtà non aveva mai sognato di farlo con due uomini, nel senso che non le piaceva l'idea di essere scopata con forza da un tizio, mentre un altro stava lì a guardarla o a cercare di farselo baciare, ma, invece, l'idea di avere dentro di sè un uomo che si muovesse poco o punto, comunque pianissimo, praticamente fermo, bello grosso, e duro, mentre lei, sempre con calma e messa comoda faceva un pompino, ecco quell'idea le piaceva.

L'amica le chiedeva: ma che differenza fa? la differenza è che se c'è da scopare con foga, da farsi prendere e prendere con forza e passione, allora uno le bastava e avanzava (se era quello giusto), ma invece la sua idea era quella di prendersi lei tutto il piacere, come, quello, ad esempio, di tenerne due in mano, uno a destra e l'altro a sinistra e menarli anche in quel caso con calma e voluttà.

sì quella era un'idea stuzzicante.

 
 
 

corto 68

Post n°400 pubblicato il 27 Giugno 2014 da estremalatitudine

quando penso che intere generazioni di donne, secoli e secoli di donne per bene (ché le biricchine ci sono sempre state, ben per loro) non hanno mai provato il piacere di fare un pompino e probabilmente hanno accettato e goduto imbarazzate quando il marito (o l'amante) le voleva leccare, ebbene mi dico che ancora tanto c'è da fare, ma qualcosina le donne si sono guadagnate.

Oggi non credo esista donna, madre, fidanzata che non abbia fatto un pompino.

non che sia una grande conquista, certo, e spesso forse è più una volontà imposta dal maschio piuttosto che un vero piacere femminile (anche se per la verità ho ricevuto più di una confessione a favore del piacere femminile del pompino), ma questa idea che tutte, ma proprio tutte almeno una volta nella vita l'hanno fatto e che molte l'hanno fatto dopo averlo desiderato, ebbene per poco o per tanto mi rallegra.

notte

 
 
 

corto 67

Post n°399 pubblicato il 27 Giugno 2014 da estremalatitudine

Dopo avergli parlato e scoperto chi fosse, rientrò in casa.

Lui aveva appena finito la doccia e si era sdraiato sul letto ancora mezzo umido e completamente nudo.

Lei dalla soglia rimase a guardarlo: anche se leggermente appesantito suo marito manteneva quell'eleganza che l'aveva fatta innamorare.

Chissà quante altre l'avevano visto così. Che importava, in fondo. Lui era ancora lì con lei. Segno che non contavano niente. Solo scopate. Quelle che lei non aveva mai fatto con altri. Non le mancavano neanche tanto. Solo il pensiero di aver avuto un solo uomo la disturbava un po', come quando si fa a fare shopping e alla fine si rientra non avendo comprato niente. Leggera delusione. Insoddisfazione.

Anche adesso. Quello fuori l'aveva vista mezza nuda mentre faceva l'amore con suo marito ed era rimasto lì a guardare. Gli piaceva quindi. E anche a lei lui non sembrava male. Era un bel ragazzo, alto, forte, con un bel sorriso e, se sollecitata, una bella chiacchiera. Certo c'era l'imbarazzo di quella improvvisa intimità non voluta. Però lui l'aveva aspettata, fuori, fino alla fine e anche oltre e lei era uscita e avevano parlato e avrebbero potuto mettersi d'accordo e in fondo non le sarebbe dispiaciuto, ma, ma non l'aveva fatto e adesso era lì, sulla soglia che guardava il suo uomo nudo che si menava lentamente il pisello.

Quante volte l'aveva desiderato! E quanto!

La mano di lui abbronzata impugnava e scopriva e ricopriva adagio la cappella, rosata, secca, illuminata dal sole caldo del primo meriggio.

Fece un passo per andare in cucina a prendere una di quelle cose che si erano comprati. La voce di suo marito ruvida gli comandò: "vieni qui"

Tornò a girarsi verso di lui e gli sorrise con tenerezza. Nel frattempo il cazzo si era mezzo irrigidito. Era quello il momento in cui secondo lei il cazzo degli uomini era più sexi. Non completamente eretto e duro, mostruosamente eretto e duro, che lì, in quel momento o uno era davvero superdotato, e forse allora faceva un po' paura, ma certo incuteva rispetto e desiderio, oppure era solo un ridicolo cazzo duro senza scopo (a meno che non fosse già, come dire, a contatto con l'oggetto del suo desiderio). No, il cazzo mezzo duro, come quello di suo marito adesso, con tutte le vene gonfie e la cappella mezza mezza, di quella consistenza che lascia immaginare le sue delizie, senza svelarle del tutto, ecco quello era il momento dell'erezione maschile che preferiva. Spesso andava su internet e cercava foto di uomini in quello stato. Difficile. Di solito erano già tutti completamente sguainati. Ma ogni tanto capitava e lquando capitava, quando le capitava di trovare foto di attori o modelli col cazzo mezzo duro, lei, lei che non aveva mai avuto nessun altro uomo, sognava di averlo lì. lì con lei, quel modello e di iniziare un lento e delicato e insistito e approfondito pompino.

"vieni qui!" ripetè col tono incazzato suo marito, continuando a menarselo.

lei salì sul letto, così vestita.

"no, spogliati completamente"

lei si buttò indietro e si tolse velocemente tutto quello che si era messa addosso velocemente per uscire a parlare con quello. Quando fu completamente nuda, lui gli disse solo "succhialo" e lei prese a succhiarglielo, accocolandosi al suo fianco e tenendolo con la mano destra e andando lentamente su e giù.

quanto le piaceva! quanto le piaceva fare un pompino a suo marito, sentire il suo cazzo che le si irrigidiva tra le labbra, mangiarlo.

"credi che non ti abbia visto prima?" la domanda le arrivò nel cervello come una frusta proprio mentre l'aveva ingoiato tutto e aveva chiuso gli occhi.

"dal bagno" disse lui e lei, lei continuò a mangiarlo, sperando che lui non facesse scenate.

"sei una troietta." disse solo, nel silenzio. sprima e dopo solo il rumore della sua bocca, della sua lingua.

"sì, amore, sono la tua troietta" sibilò lei ad un tratto, tirando fuori la lingua e leccandogli il prepuzio intanto che lo guardava fisso con gli occhi pieni di desiderio. voleva scopare. voleva essere scopata.

"zitta! succhia. continua a succhiare" ripetè lui, come un colpo di bastone per terra. lei chiuse gli occhi, lui pure e le si abbandonò.

Poi d'imporvviso il suo cazzo le si sfilò dalla bocca e lui la girò sulla schiena, prendendola di getto.

"Senti come sei pronta. Davvero pensavi che non ti avessi visto o sentita? Tieni troia"

E affondò completamente dentro di lei.

"sì, amore, sì, amore, sì"

 
 
 

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Post n°398 pubblicato il 27 Giugno 2014 da estremalatitudine

Era tempo che qualcuno si prendesse cura del suo pisello. Lo sentiva con chiarezza. Sentiva con chiarezza il desiderio, la voglia.

Si guardò in giro. La biblioteca era piena di ragazze e signore che studiavano o, semplicemente, leggevano.

Era un gran bel ragazzo e il suo rialzare il capo dal libro e guardarsi in giro non passò inosservato. Sopracciglia si alzarono. Qualcuna corrispose al suo sguardo. Qualcuna addirittura gli sorrise, ma lui, lui era timido, giovane, imbranato. Solo sentiva con chiarezza che qualcuna doveva prendersi cura del suo cazzo. Troppo tempo dall'ultima volta. Non riusciva a rimanere concentrato su quel che doveva studiare. Ma era timido, imbranato, giovane e inesperto.

Per questo quella sera finì a puttane.

La tizia con cui capitò, dopo avergli messo il preservativo, gli fece un pompino. All'inizio era debolmente eretto. Poi il calore della bocca fece il suo effetto e venne di corsa.

Il giorno dopo era tornato a studiare con zelo e concentrazione.

 
 
 

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Post n°397 pubblicato il 22 Giugno 2014 da estremalatitudine

un weekend tutto per loro, finalmente.

dopo tutte le incomprensioni, il lavoro, i tradimenti, di lui, i rimpianti di lei. anni, energie, per tenere insieme quella relazione, per passare sopra a tutto quello che le aveva fatto passare, a quella là e quell'altra, alla "sua amica", la stronza, non riusciva neanche a pensarci, solo vomitare. Erano stati lontani, poi vicini, molto vicini e poi ancora lontani, lontanissimi e adesso, finalmente, quel week end, quel week end tutto per loro.

la vecchia casa in campagna, alla fine di quella stradina tutta sassi e buche, dove bisognava stare attenti, ché se no si spacca tutto.

Prima la spesa, le cose migliori, quelle che piacevano solo a loro, specialmente a loro, buone, buonissime, tante, così da non dover più uscire per tutto il week end, solo loro, loro due, dopo tanto tempo.

appena arrivati, messa la roba in frigo, fatta una doccia, ecco si trovano eccitati da quella idea, un week end tutto per loro, ecco, eccitati, e si baciano, si cercano, si trovano, si spogliano, si mangiano, si baciano, si ribaciano, iniziano a prendersi l'un l'altra, così, in sala, davanti alla finestra spalancata che dà su quella magnifica montagna lontanta e illuminata dal sole del mattino.

solo che, mentre lui la sta prendendo da dietro, con forza e tecnica, uscendo e entrando con calma e perizia, ammirandole la dolce curvatura dei fianchi e il solco profondo mentre lei, lei, sotto, ecco lo prende, lei, lei, rialzando la sguardo, girandosi indietro per guardarlo, per guardare suo marito, con gli occhi annebbiati dal piacere, ecco vede di là dalla vetrata un uomo, giovane? bello, sicuro, alto, forte, a torso nudo, che si è fermato, sembra sudato (lavorava?), si è appoggiato al fico del giardino e la sta guardando. i capelli lunghi gli coprono in parte il viso. il torace è abbronzato. il colore di quelli che stanno all'aria aperta. chi è? che fa? un vicino? uno che passa di lì?

spavento! si ferma, di colpo si ferma, non segue il ritmo, si ferma, e anche lui, il marito, certo si ferma, le chiede, senza aggredirla, non come al solito, solo le chiede, come mai, perché, e lei dice solo "fuori" e fa segno col capo, ma lui niente, lui guarda, ma non vede, perché? allora lei, girandosi, lo guarda, si gira come può, lui ancora dentro di lei, e lo guarda meglio e si accorge che lui, lui non lo vede, non vede quell'altro, non può vederlo, è coperto da un angolo, non vede quello là fuori, fuori dalla finestra che nel frattempo, ridicolo, si è in parte nascosto, poco, quasi niente, e comunque continua a guardarla, attento, mistero, angoli di visuale, lei se ne rende conto, lei ragiona, veloce, lui non lo vede, quindi anche quell'altro non vede nient'altro se non il suo viso, le sue spalle, metà corpo, non il sedere, se no lui lo vedrebbe, che strano, strano, quindi quello non vede, insomma, vede solo il suo viso, meno imbarazzo, eppoi se dice, se parla, lui smette, si incazza, il week end rovinato, scopata rovinata, per cosa? lui non vede, non può, loro non si vedono, meno male, sì, meno male, tensione sparita? no, solo un po' meno, muscolatura che si rilassa, corpo che un poco torna mobido, accogliente e lui, suo marito, a quel segnale riprende, lentamente, il su e giù, lentamente e lei, lei, come cullata, lo segue, pian piano, non più così di corsa, pian piano, mentre quell'altro fuori ancora la guarda, senza far niente, solo guardarla, di là dal vetro semi aperto, estate, lei che gode, lui che la guarda godere, l'altro che la sente godere, ma non la vede, è dietro, la prende da dietro, la sente, la sente godere, vede solo capelli arruffati, e il sedere e il solco, mentre il piacere la scioglie, intenso, ancora di più, ma non la vede, lui, solo quell'altro fuori la vede, giramento di testa, sospiro forte, ansima, lei, ansima dal piacere, dal piacere di lui che la prende, profondo, grosso, come lo ricordava, esattamente come lo ricordava, e da quell'altro, quel ragazzo, quell'uomo, quello lì, quello bello che da fuori la guarda godere.

suo marito non capisce, anzi, crede che sia il piacere e ha ragione, è il piacere, e aumenta il ritmo, approfondisce i colpi e questi sì che le annebbiano ancora di più lo sguardo, le ispessiscono il respiro, lui, il marito, grugnisce godi troia, e lei, lei sorride alla stupidità degli uomini e al piacere che viene e quello di fuori anche, le sorride anche lui, lo vede a occhi socchiusi, ne è certa, assomiglia a qualcuno? le sembra, a quel tizio, giù in ufficio, quello che la fissava, bello, alto, ben fatto, assomiglia? lui che la guarda, come la guardava, come la guarda, la desidera, quasi le vedesse dentro, quasi vedesse tutto, tutto, quello che accade, il cazzo che la prende, ma non può, quello no, solo le ammira il seno che ondeggia, proprio mentre una mano di lui, di suo marito, glielo raccoglie e lo stringe, lo strizza.

lei non dice nulla. più nulla. solo ogni tanto rialza la testa e lo guarda, guarda quello là fuori e lo vede sempre più eccitato o almeno le sembra e la certezza di quegli due uomini che la desiderano la fa venire d'improvviso, come un torrente d'estate.

dopo, mentre lui sta facendo una doccia, lei si riveste veloce, qualcosa addosso, quell'altro che ancora guarda, fuori dalla finestra, ancora là, appoggiato al muro, quasi la stesse aspettando. cosa?

che vuole? chi è? cosa fa? uscire? imbarazzo. curiosità.

solo poche parole. solo sapere chi è.

poi, dopo, dopo quelle poche parole, davvero, ecco il loro week end. il loro week end! dopo tanto. dopo tutto quello che..... il pensiero delle altre.

vestita alla svelta, tanto l'ha già vista praticamente nuda, così alla svelta, solo riordina i capelli, scuotendo la testa e dando un colpo secco col collo li scioglie, esce. il sole del mezzogiorno è caldo e la avvolge completamente. calore sulla pelle. scollatura della camicetta. seni liberi. sotto. i seni liberi premono sui bottoni. calore. capezzoli ancora sensibili, grossi. caldo. lui fa un cenno di saluto con la testa. lei si avvicina. lui, dentro, non deve sentire.

 
 
 

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Post n°396 pubblicato il 17 Giugno 2014 da estremalatitudine

Lei guardava la sua amica, così amica da tanti anni che non si vergognava più dei suoi troppi chili, quei kg che da giovane facevano benessere e che con l’età, perduta ormai la guerra contro la forza di gravità, facevano trascuratezza.

E le raccontava del suo amore scappato, come tutti i maschi di poco conto, con carne più giovane e soda, senza rendersi conto che anche quella è destinata a stagionarsi, e senza mai guardare obiettivamente la propria… le raccontava, e aveva fiducia che lei capisse, non pensasse “ti credo, con tutti quei kg come poteva avere ancora voglia di scoparti…”, sapeva che non lo avrebbe manco pensato.

Le raccontava come era stato bello il sesso per anni, come ogni volta che lei apriva quelle cosce ciambellose di cicca, lui si tuffasse nella sua savana leccandola come un cono gelato… come avevano riso quando a spasso per madrid avevano trovato la statua di botero… le gambe della statua proprio come le sue, identiche, come anche i suoi capelli corposi e intrecciati.

Le raccontava delle parole che le diceva, di quanto era di dolce miele la sua figa, un paradiso di profumi e sapori, da non uscirne più. Di quanto si divertivano e di come dolce fosse la notte, quando stanchi e appagati si accoccolavano vicini in un intreccio di corpi morbidi e duri, accogliente e avviluppante l’uno e forte e scattante l’altro… si amavano così. Diversi e impossibili agli occhi di tutto il mondo. Le raccontava di come era stato bello amare ed essere amati, senza sforzo, con allegria.

Era la prima volta che ne parlavano, la prima volta che si concedeva la nostalgia… la sua amica le chiese…. Ma insomma, ma ti sei vista allo specchio? Perché avrebbe dovuto restare con un elefante? Lui così atletico, così curato? Perché non dimagrisci e diventi come tutti gli altri?

Fu per accontentare gli occhi del mondo che decise di dimagrire, fece palestra e diventò snella e piacente. Uscì col suo nutrizionista e suscitò l’invidia di tutti, amica compresa. Era già dimenticato il suo amore fuggito. Ma la statua di botero a madrid le metteva sempre una strana malinconia…

 
 
 

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Post n°395 pubblicato il 16 Giugno 2014 da estremalatitudine

lei era dolcemente tonda, di una rotondità rassicurante, come il suo sorriso aperto, senza finzioni, allegro, rassicurante.

lui era un palestrato insicuro, ancora alla ricerca, forse, di una mamma perduta. giocava spesso a fare il macho, il maschio, quello che ha ragione, il bello, il superiore, ma, ma la notte le dormiva vicino, vicino, anche d'estate, quasi che le sue carni, le carni di lei, esse sole lo rassicurassero.

spesso, spessissimo lui la desiderava e lei, lei si faceva prendere docile e sorridente, eccitandosi ogni volta a vederlo così muscoloso, pronto, atletico, dotato e voglioso, voglioso di lei.

in quei momenti, entrambi si prendevano lunghe pause per mangiarsi l'un l'altra. "nutre e non ingrassa" diceva lei. "dolce come il miele e senza calorie" diceva lui.

vissero felici e contenti, finché la massa di lei, causa gravità, non ebbe i primi mancamenti. lui se ne trovò una uguale, ma solo più giovane. lei si disse che era ora di mettersi a dieta e in capo ad un anno, smagrita, si era messa con un salutista greco che la conduceva in lunghe camminate montane, baciandola poi con desiderio all'ombra delle prime conifere.

 

 
 
 

corto 63

Post n°394 pubblicato il 16 Giugno 2014 da estremalatitudine

Gentili Signore, prima di farlo, prima di essere prese, un bacio, un lungo e appassionato bacio al signor cazzo che si appresta a prendervi è assolutamente e sempre gradito.

Noi uomini siamo davvero come voi ci dipingete: esseri semplici.

Per questo apprezziamo gli omaggi alla nostra virilità, proprio perché consci che essa, la virilità, la possanza, non dipenda assolutamente da noi, ma sia un dono a cui, per l'appunto, va reso omaggio.

Le tecniche poi, le attese, le rincorse, i precipizi, le parole, i sussurrii, le grida, i gesti, quelli sì che sono nostri, intimamente nostri e di quelli dovete semmai , se le avete gradite, ringraziare noi e la nostra lussuria, ma il cazzo, il signor cazzo nel suo ergersi, elevarsi, irrigidirsi, ingrossarsi, gonfiarsi, scottare, ecco di quello il nostro merito è pari al vostro rispetto al seno o al sedere. essi ci sono e se sono naturali, come sempre io auspico, la loro grandezza e consistenza non è merito o colpa di nessuno - se non genericamente ad una vita sana e naturale.

quindi vi prego prima (ma anche durante le pause - se preferite) rendete omaggio alla virilità baciando e leccando con passione il signor pisello del vostro uomo, sia esso marito, amante o fortunato passante.

 
 
 

corto 62

Post n°393 pubblicato il 06 Giugno 2014 da estremalatitudine

Donna (quanto odiava e amava il suo nome!!) non era più una ragazzina e finalmente si godeva la sua altezza.

quando era giovane, le ragazze alte erano rare e tutti le chiamavano le cavallone. da un certo punto di vista avevano anche un certo fascino, un po' da circo, un po' perverso, da sadomaso, da cosa strana, particolare, esotica, un po' come le nere, le asiatiche o le bisessuali.

per questo era rimasta a lungo sola, in attesa di un lui, alto a sufficienza, che la amasse senza far conto dei centimetri delle sue gambe (in effetti sproporzionate rispetto al busto) (troppo, troppo lunghe) e di quel caspita di nome che sua madre, inglese, le aveva voluto appioppare a tutti i costi.

poi l'amore era arrivato e come era arrivato se ne era anche andato. lo stronzo!

adesso si godeva la sua età, ancora bella, in piena forma e finalmente in media rispetto alla popolazione femminile, almeno quella più giovane, tutta ormai composta da over 1,70.

gli amanti del sadomaso non erano spariti, per la verità, attratti da quella sua altezza, da quello splendore di spalle dovute al nuoto e dalla tonicità dei muscoli esercitata in ore di palestra.

ci aveva fatto l'abitudine e quando per sbaglio (ché stava molto attenta nella fase del corteggiamento reciproco) qualcuno ancora le capitava nel letto e la pregava di fargli questo o quello, embé lei si divertiva a recitare la parte e se volevano scudisciate avevano scudisciate. certo non era la cosa che più la attizzava, ma ancora qualche volta capitava.

ciò che veramente la faceva impazzire era l'uomo più basso di lei, di spirito, intelligente e spiritoso, che l'accettava con i tacchi o senza e che la scopava come un vero uomo doveva fare con una donna, senza troppi riguardi (ma senza brutalità), con decisione e tecnica, facendola sempre stare sotto, lei alta, troppo alta, che suo marito, quel pirla, imbarazzato dalla sua altezza, nonostante la propria, le chiedeva spesso di mettersi sopra di lui, a cavalcioni e lei sì che lì si sentiva una cavallona e perdeva tutta la fantasia e fare arrivare l'orgasmo ci voleva del bello e del buono.

quando invece veniva presa normalmente, come tutte le altre, e lo sentiva bene dentro di sè e si sentiva scuotere in profondità, ecco lì lei spesso perdeva facilmente la trebisonda e se appena poteva urlava di piacere.ù

unico problema: data l'altezza, la sua altezza, a cui evidentemente corrispondeva una qualche profondità, ecco, sì, insomma, lui, il lui, quello, doveva essere proprio un signor manico, se no lei, lei, lei, ecco sentiva poco.

quello rese le ricerche un pochino più complicate.

 

 
 
 

una signora

Post n°392 pubblicato il 02 Giugno 2014 da estremalatitudine

quanti anni, quante esperienze per diventare una signora?

l'esuberanza fisica attrae come attraggono i fenomeni della natura, ma la consapevolezza, la cura, l'attenzione ai particolari, la capacità di gestire e gestirsi, quanto ci vuole perché una donna, una ragazza diventi una signora?

e quanto più gustoso e raffinato e succoso  è quando una signora, valutato ogni aspetto della questione, si lascia andare, si abbandona, si fa trascinare e perdere dal desiderio?

sentimento e seduzione sono in una signora al loro massimo

 
 
 

legato

Post n°391 pubblicato il 02 Giugno 2014 da estremalatitudine

era legato come un salame, in piedi, nudo, col le braccia tirate in alto e tese da una grossa corda che gli segava i polsi.

lei, vestita sommariamente, era di fronte a lui e carezzava un cazzo finto nero, lucente.

lui pensò che grazie a dio era legato alla parete. per sicurezza provò ancora una volta a spostare in avanti un piede, ma era impossibile. Le caviglie gli erano state infilate in anelli di acciaio fissati alla parete. Se lei avesse voluto usare quel coso avrebbe dovuto slegarlo e lì se ne sarebbero viste delle belle.

la ragazza gli venne vicino, sempre accarezzando il cazzo finto. poi proprio con quello iniziò ad andare su e giù sul suo corpo, la pancia, le cosce, il torace, salendo su fino a passarglielo sul viso e le labbra. lui non riuscì a controllarsi e fece una smorfia di disgusto.

lei si allontanò e posò il cazzo finto su un tavolino. poi si girò di nuovo verso di lui e sbottondandosi completamente la camicetta e massaggiandosi un seno tornò ad avvicinarsi.

era bella. su quello non c'erano dubbi. l'avevano scelta bene, gli stronzi.

lo toccò a palmo aperto. seguì i contorni del suo corpo, evitando accuratamente i genitali. lo guardava fisso, negli occhi gli stessi lampi di quando poco prima carezzava il cazzo.

con la bocca gli sfiorò le labbra. il fiato caldo passava dalla bocca, al collo, alle orecchie. i seni nudi gli sfioravano il torace.

lui si svegliò. situazione di merda e quello si rizza!

lei, rassicurata, continuò quella specie di danza sul corpo di lui, sempre stando attenta a non toccare (ma neanche sfiorare) il suo cazzo ormai mezzo rigido.

"capisci che non puoi fare niente ed io tutto"

"capisci che sei stato un coglione a farti beccare"

"capisci che ho voglia di cazzo."

poi si allontanò. tornò vicino al tavolino da dove prese una frusta. si tolse quella specie di gonna. era nuda. la passera brillava, come se si fosse tinta i peli di nero fuoco. un puntino rosso spuntava al centro.

gli tornò vicino, molto vicino. o frustò delicatamente. come un fruscio. Poi forte, improvviso, bruciante. fissandolo lasciò cadere la frusta, che con una giravolta su se stessa cadde sul pavimento. il manico fece uno schiocco secco, come qualcosa che si rompe.

lei gli sorrise, bellissima. e vicinissima al suo viso sussurrò: "mi capita sempre così. prima di fargli male, male sul serio, ho sempre voglia di scoparmi il poveretto. di solito mi trattengo. certi ramarri. ma tu...."

gli carezzò (finalmente, sospirò lui) il cazzo. diventò come marmo.

lei si chinò, si mise in ginocchio e con un rapido movimento prese a lccargli i coglioni, a prenderli in bocca, a succhiarli, mentre con la mano giocava con il sedere, tastandolo e girandoci intorno.

"come va?" chiese lei interrompendosi in una risata tutta di gola, roca e profonda.

da sopra la cascata dei suoi capelli faceva da sfondo al suo cazzo svettante.

calore sull'ano. aveva preso a leccarglielo. indugiò a lungo. poi tornò sul davanti e glielo mangiò tutto, mentre la mano tornava sul sedere e glielo tentava.

per minuti interi, lunghi, interminabili, lei alternò i baci e le slinguate al cazzo a quelle all'ano.

poi si rialzò e si allontanò, tornando al tavolino, dove prese il cazzo finto.

tornata da lui, prima di scendere nuovamente, lo baciò calda sulle labbra e poi mordicchiandogli l'orecchio disse: "non ti senti come una verginella la sua prima volta? ci pensi come deve essere per una verginella la prima volta? è la prima volta che vieni beccato, no? hai paura? ma hai voglia? non è così? lo sento che hai voglia. lo senti come te lo accarezzo bene? che bel cazzo! lungo, grosso, mio, tutto mio, no? hai paura? la mia prima volta fu con un tizio molto più grande di me. non sapevo cosa volesse esattamente, ma sapevo che lo volevo. ce l'aveva enorme. come questo cazzo qui. lo guardavo e mi eccitavo e avevo paura tutto insieme e tu, stronzetto, che ti sei fatto beccare come una verginella? senti come ti si dilata il buco del culo.... hai voglia, amore mio?"

 
 
 

corto 61

Post n°390 pubblicato il 31 Maggio 2014 da estremalatitudine

"amore mio, fammelo fare" miagolava lei e lui, lui dopo un po' accosentiva.

era una pazzia, ma in fin dei conti erano sposati e quindi se anche li avessero beccati...

le prime volte l'imbarazzo lo frenava, gli impediva di eccitarsi, nonostante lei, lei ci desse dentro, ma lì, in mezzo a tutti, continuava a guardarsi intorno, mentre lei, lei continuava a mangiarlo, a leccarlo, a succhiargli i coglioni, stretti, stretti appena fuori dalla patta dei pantaloni.

Poi, visto che non era successo niente, come se nessuno si accorgesse di niente, lui, dopo un bel po', s'era rilassato, o, meglio, il contrario, appena tirato fuori era già pronto e quando era così, quando il suo cazzo appena estratto dalla patta era già duro e pronto come il marmo, ecco che lei stringendolo tra le dita, si issava alle sue orecchie e rideva beata sussurandogli un "quanto è grosso" che glielo faceva tirare ancora di più.

Lei spariva di nuovo e tutti quelli che passavano non potevano immaginare quello che lei, quella bella signora, moglie del professore, lei stava facendo, lì, praticamente davanti a loro, solo riparata per decenza, la decenza degli altri, ché lei, se ci pensava bene, l'idea di fare un pompino per bene e a lungo davanti a tutti, in piena luce, senza nascondigli o finzioni, ecco quella idea la eccitava da pazzi.

mentre era lì, mentre lo faceva, e sentiva i passi, le voci, pensava, lei pensava di essere con un altro, uno sconosciuto e quella idea le faceva raddoppiare l'entusiasmo e la voglia, tanto che spesso quando arrivavano in fondo e lui, lui veniva come una fontana di paese, veniva anche lei, solo stringendo le cosce e sfregando la gambe l'una contro l'altra.

A casa poi si rifaceva con gli interessi.

 
 
 

corto 60

Post n°389 pubblicato il 31 Maggio 2014 da estremalatitudine

si incontravano tutte le mattine per andare al lavoro.

All'inizio era stato lui a notare lei: naturale! Alta, bionda, giunonica, come non vederla?

Poi a forza di vedersi, anche lei si era accorta di lui, di quel bel tipo sempre elegante che ascoltava musica con delle piccole cuffie bianche.

Qualche parola, qualche sorriso, poi una volta si erano beccati anche al rientro, quando il treno è meno affollato, ci si può anche sedere, l'uno di fronte all'altra, si erano presentati, conosciuti, parlati.

Adesso appena potevano si davano appuntamento e rientravano insieme. erano i loro momenti più veri. Parlavano, si confessavano, si raccontavano, ché a casa, nella vita normale non potevano, no, lei già sposata, con un ragazzino per di più. lui, lui fidanzatissimo da quando aveva quindici anni.

Se no, se gli orari d'ufficio non coincidavano, rimanevano le mattine, quelle sempre, quelle tutte, il treno stracolmo, loro che sapevano e si aspettavano, si mettevano lui dietro di lei oppure davanti con i visi tanto schiacciati che sarebbe stato più naturale baciarsi che cercare ostinatamente di schivarsi e intanto, sotto, nascosti da quella moltitudine di altri corpi intorno a loro, le loro mani si cercavano, si stringevano e se appena era possibile anche lui cercava lei, gli si appoggiava contro, le si schiacciava contro e lì, certe mattina, lui, lui si ingrossava e lei, lei con le dita glielo carezzava così sopra ai vestiti, mai nient'altro, lo giuro, solo quello, solo quegli sfregamenti, bellissimi, in mezzo a tutti, bellissimi, loro, solo loro, degli amanti del treno.

 
 
 

corto 59

Post n°387 pubblicato il 28 Maggio 2014 da estremalatitudine

immaginate lo stronzo più stronzo con cui vi tocca avere comunque rapporti, vederlo, parlarci, essere gentili, il vostro capo, se lavorate, o il padrone di casa, o il vicino di casa che gira nudo per casa e si scopa improbabili ragazzette e le urla di quelle puttanelle vi riempiono la casa, le orecchie, che a volte di notte non riuscite a prendere sonno (mentre vostro marito o il vostro compagno ronfa della grossa).

immaginate lo stronzo più stronzo, che vi tratta come se voi non esisteste, voi, donna, bella, carina, che gli altri si girano per strada e lui, lui niente, lo stronzo, manco vi vede, ovvero vi vede, vi saluta, se lo salutate, accenna col capo, ma niente, niente non vi considera, non vi considera più che un pacco postale.

immaginate che per qualche motivo lui che si scopa quello che vuole, bambole deficienti di ventanni, fresche come rose, minus habens che neanche la terza media, ecco, lui, quello un giorno alla sua maniera, da stronzo quale è, profittando di una occasione, di un pretesto, di una scusa, lui, lui d'improvviso vi baci e poi subito dopo scompaia, si ritragga, torni a non vedervi, sia lì, ma non sia lì, vi guardi, ma non vi veda, voi stupita, voi imbarazzata, voi incazzata, uno stronzo, il solito, il solito maledetto figo stronzo che crede di averlo solo lui, quello che le fa urlare di notte e continua per ore, quando vostro marito, il vostro compagno dopo dieci minuti...

poi si erge, si alza, vi sovrasta in altezza, nonostante i tacchi, nonostante tutto, si erge, si alza, vi passa un braccio dietro alla schiena e vi tira a sé senza riguardo e vi bacia ancora e voi, voi pensate che grazie a dio c'è tempo, tutto il pomeriggio, che succeda quel che succeda, che voi vi liberiate e gli molliate uno schiaffo o che vi abbandoniate a quello stronzo, a quel magnifico stronzo, che adesso vi stringe stretto, più stretto e vi fa sentire il suo respiro che sa di cannella e arancia ed è sopra di voi, e vi guarda dall'alto, voi di solito alta, più alta, ché a vostro marito, al vostro compagno non dà noi essere più bassi, mentre lui, lui è sopra di voi e vi guarda e con gli occhi vi dice quanto vi piacerebbe essere scopata

lo stronzo!

resistere? perché?

la sua camera da letto è vostra, finalmente, e urlate, urlate anche voi, pomeriggio pieno, nessun vicino, tutti a lavorare, urlare, come le altre, quelle puttanelle, mentre lui vi prende col cazzo più grosso che avete mai visto.

e dopo il primo orgasmo, vostro, ancora affamate, più affamate, gli lasciate fare quello che vuole, quello che anche voi volete, quello che erano anni, quello che no, stasera no, quello no, e lui lo fa, lo fa bene, senza troppi riguardi, ma senza farvi male, nessun dolore, solo piacere, e urlate ancora, ancora, fino a quando vengono le sei, quasi le sette e dovete correre via e lui vi vede andarvene mezze nude, dal letto, vi guarda dal letto, ancora col cazzo duro, grosso, enorme e sorride sornione, mettendosi le braccia dietro il capo a mò di cuscino e non dice una parola, mentre voi raccogliete mutandine e reggiseno, infilate le scarpe col tacco e filate in bagno a cercare di ricomporvi, non prima di avergli dato un'ultima occhiata, non a lui, al cazzo, al suo benedetto cazzo che sta su dritto ancora dopo più di due ore, benedetti maschi, che vi fanno impazzire

 
 
 

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QUEL CHE C'È E QUEL CHE NON C'È

Qui ci sono storie di sesso. Non necessariamente tutte eccitanti, ma a volte sì. Non necessariamente tutte esplicite, ma a volte sì.

Qui non c'è vita vera, ma solo letteratura, ovvero vita attraverso la tastiera.

Se non vi va di leggere di questi argomenti, lasciate stare.

Se vi interessano, spero di riuscire ad essere all'altezza delle vostre attese.

 

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