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favole e scorpioni

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Bellissimo post, molto attuale: ateismo, tradimenti,...
Inviato da: Cassandra_nagra
il 30/04/2012 alle 18:30
 
Gia'...quanto e'vero.... Piacere Fabio
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il 19/04/2012 alle 15:00
 
fabbbb... qua si comincia a preoccuparsi. eh!
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Tristissimo....!
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il 23/08/2011 alle 10:41
 
Grazie di avermi permesso di leggerti.
Inviato da: lucciko75
il 17/08/2011 alle 12:56
 
 

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« IL NASOIO E MARIA TERESA »

SOTTO I LAMPIONI

Post n°52 pubblicato il 14 Ottobre 2007 da fabio1972dgl

Lorena lavora lungo il viale alberato che porta alla stazione, fa la prostituta. Aspetta i clienti sotto il quarto lampione. E' piccolina, magra, e non dorme mai.
Ha iniziato a battere per pagare la retta dell'università. "Un altro esame e basta, e solo per quest'anno" così si mentiva ogni volta. Ma tutti i buoni propositi si scontravano con il portafoglio spesso vuoto.
Fare la prostituta non è come raccontano: lo squallore non sta nei corpi nudi solo all'altezza dei pantaloni slacciati, o nei baci di uno sconosciuto. Non sta nemmeno nel passaggio dei soldi da una tasca all'altra.
La miseria sta nelle parole: gli uomini parlano, si confidano, si lasciano andare emotivamente. Si, c'è qualche toro che svuota le palle e va via, ma per uno così ci sono un sacco di falli finti, mosci individui che non hanno nè forza nè dolcezza, ma solo solitudine da scaricare durante l'amplesso. Con questi non bisogna nemmeno fingere, è sufficiente rimanere impassibili e contare i rami dell' Arbre Magique appeso allo specchietto, ed è già tutto finito.
"Ma tutta quella solitudine finisce tra le mie cosce e rimane dentro me, questo è il brutto". Così pensa Lorena mentre si toglie la parrucca bionda che usa il mercoldì e si butta sul letto.

Saverio veniva a trovare Lorena almeno una volta alla settimana.
"Arrivo da una cena fantastica, c'erano tutti gli amici, la squadra al completo. Abbiamo fatto un tale baccano che il proprietario voleva sbatterci fuori, nemmeno fossimo stati dei ragazzini". Si presentava sempre elegante e profumato, curato in ogni dettaglio. Raccontava di cene memorabili, chiassose e ridanciane, descriveva i vari menù e i locali. "Un salone luminosissimo, con un lampadario enorme, forse di cristallo, che scendeva proprio sulle nostre teste. Poi c'erano queste due colonne ai lati del salone e una porta a forma di arco che dava sul terrazzo. Fantastico".
Saverio aveva quasi cinquant'anni la pancia gonfia e la faccia abbronzata. E parlava e parlava, sempre di cene e di belle compagnie: "Abbiamo fatto una tale mangiata stasera, tutto a base di pesce".
Proprio quella sera slacciandosi i pantaloni Saveriò mostrò il pigiama. Lorena capì che veniva da casa, che era sempre arrivato da casa.
Dopo quella sera Saverio non si fece più rivedere.

Lorena un po' sta ferma e un po' cammina attorno al suo lampione. Lungo la strada ci sono altre prostitute, tutte di colore. Alcune di esse hanno un fisico davvero monumentale, statuario, delle vere gazzelle. Si sente distante da loro, in tutto. Lei pensa all'amore, ci spera almeno, e sente che arriverà.
Cammina sul marciapiede e conta i passi da lampione a lampione mentre aspetta un altro cliente. Si stringe nel cappotto e accende un'altra sigaretta "solo per quest'anno e basta" pensa, mentre i fari di un'altra automobile  illuminano il suo viso.

Domenico baciava solo le tette. Aveva più di quarant'anni portava assurdi maglioni colorati e tanta forfora tra i capelli.  Si attaccava alle tette con impazienza, un po' baciava, un po' leccava e un po' respirava. Lorena lo odiava. Le dava fastidio quel suo modo di aggrapparsi al suo corpo, le avrebbe dato meno disagio un ragno sulla faccia o uno scarafaggio dentro le scarpe. Spesso si lasciava andare in un ridicolo pianto "tu non sai, tu non sai" e la riportava indietro.
Cosa ci fosse da sapere Lorena nemmeno se lo domandava, e non gliene importava proprio nulla.
Una sera però lui le chiese di fare l'amore. "Basta che paghi" disse lei fredda.
Domenico dopo qualche goffo tentativo si fermò con il viso sul seno, quasi tremando.
"Allora?" intimò Lorena "Mica si può star così tutta la notte".
Domenico in preda alla disperazione si spogliò completamente nudo "guarda, guarda".
Lorena guardò il pisello di Domenico. Vide della carne rugosa pendere a destra e basta.
Il pisello di Domenico non si scappellava. Avrebbe dovuto fare l'operazione, la circoncisione, ma si sentiva vecchio per parlare di questo ad un medico.  Non riusciva a fare l'amore così.
Domenico forse era ancora vergine.

Lorena ha pochi amici, le sue amiche prostitute sono quasi tutti maschi. O almeno hanno un pisello sotto le tette enormi. Molti uomini cercano anche quello. Non di rado le sono capitati clienti con cetrioli o zucchine ed un' unica richiesta: "Penetrami".
"Su questa strada ci sto solo quest'anno ancora" Così dice da tre anni.
Lorena pensa all'amore. Lo spera, lo desidera.
Cammina e conta i passi da lampione a lampione. Sette passi tra il terzo e il quarto, nove passi tra il quarto e il quinto.
Cammina sul marciapiede Lorena, cammina. "Quanta strada mi separa dall'amore?"
Forse non molta.

Ci sono solo parrucche da gettare via e passi da contare alla rovescia.

 
 
 
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