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favole e scorpioni

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Bellissimo post, molto attuale: ateismo, tradimenti,...
Inviato da: Cassandra_nagra
il 30/04/2012 alle 18:30
 
Gia'...quanto e'vero.... Piacere Fabio
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il 19/04/2012 alle 15:00
 
fabbbb... qua si comincia a preoccuparsi. eh!
Inviato da: laTremenda76
il 29/08/2011 alle 00:19
 
Tristissimo....!
Inviato da: lucciko75
il 23/08/2011 alle 10:41
 
Grazie di avermi permesso di leggerti.
Inviato da: lucciko75
il 17/08/2011 alle 12:56
 
 

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IO E MARIA TERESA

Post n°53 pubblicato il 03 Novembre 2007 da fabio1972dgl

La prima volta che vidi Maria Teresa ero su una montagna di sabbia con delle biglie in mano. Avevo solo undici anni ed ero nel cortile della scuola insieme a tutti gli altri bambini del condominio. Eravamo una quindicina in tutto e lei era l'unica femmina.
Un ragazzino più grande la prese per i piedi e la fece scivolare con il culo su tutta quella terra. Maria Teresa rise sorpresa e mentre quel ragazzo la trascinava qua e la tutti le vedemmo le mutandine a fiori. "Fanno la pista" mi disse mio fratello. Io non avevo mai giocato con le biglie prima d'allora. Non avevo mai visto fare una pista e soprattutto era la prima volta che vedevo mutandine a fiori. Io non ne avevo così, e nemmeno mio fratello ne aveva.
Quel giorno non giocai a niente. Di quelle palline colorate non ce ne furono a sufficienza, ed io, il più piccolo di tutti, rimasi fuori dalla partita. Però fu un bel giorno. Conobbi lei,  capellona, allegra e canterina.
Maria Teresa aveva undici anni come me, e una biglia per lei c'era sempre. Se sbagliava un tiro poteva riprovare un'altra volta. Spesso mi faceva tirare al suo posto e nessuno trovava mai nulla da ridire. Lei poteva giocare come voleva: era lei a fare la pista.  L'unica a portare mutandine a fiori.

Avevo riccioli castani dagli occhi al collo, una "graziella" verde con il campanello e la catena a terra: dopo l'ennesima impennata era caduta giu. Non riuscivo a rimetterla sulla corona. Ero seduto davanti alla bicicletta capovolta cercando di capire come fare quando arrivò lei, Maria Teresa.
"Ma cosa fai? Guarda". In un attimo la mise su. "Ti devi sporcare le mani". Le sue se le ripulì sulle mie guance ridendo. Era bella davvero. Avevamo tredici anni ma lei sembrava ne avesse diciotto. Culo e seno esplodevano da jeans e felpa. Aveva capelli nerissimi, pelle scura e denti  bianchi.
"Portami alla stazione". mi disse.
Salì dietro e si mise in piedi  tenendosi con le mani sulle mie spalle. Io stavo diritto e sentivo le tette sulla testa. Alla stazione c'era un tipo che fumava che l'aspettava.
Saltò giu dalla bici senza attendere che mi fermassi e la vidi sparire con quel tizio.
Feci la strada di ritorno a gran velocità suonando il campanello fino a farlo bruciare
Quasi tutti i pomeriggi  portavo Maria Teresa alla stazione. Mi piaceva portarla in giro con la bici per via delle tette. Non mi piaceva fare la strada indietro da solo. Non mi piaceva quel ragazzo che fumava.
Il campanello non durò molto su quel manubrio.

L'idea fu di Maria Teresa. "Facciamo il cavalcavia, poi invece di andare verso la scuola giriamo verso la ferrovia, scavalchiamo la staccionata, attraversiamo i binari, saliamo sul treno e ci chiudiamo nel cesso fino a quando non ci fermiamo. Semplicissimo." Avevamo diciasette anni, eravamo sempre senza soldi e non studiavamo mai. "Torniamo con il treno delle 11.30, diremo che siamo usciti un'ora prima perchè non c'era inglese. Non lo saprà mai nessuno Fabio, fidati.". Io non capii molto, ma dissi "si, si può fare" solo per compiacerla. Il mattino dopo attuammo il piano.
Facemmo il cavalcavia quasi di corsa ma ci videro sia il professore d'italiano che quello di ragioneria. Scavalcata la staccionata  trovammo un treno merci fermo sui binari. "Passiamo sotto dai." disse lei. Noncuranti del rischio che quel merci potesse ripartire da un momento all'altro strisciammo sotto il treno e ci procurammo una bella striscia di ruggine e grasso sugli zaini che  fu impossibile da spiegare ai nostri genitori. Salimmo sul  treno un secondo prima che partisse e a tenerci la porta aperta fu proprio il controllore. Una volta su corremmo di vagone in vagone tra i pendolari tristi alla ricerca di una toilette libera  trovando sempre porte chiuse.  All'ennesimo cesso occupato Maria Teresa se la prese con un signore occhialuto con la ventiquattrore e urlandogli " siete tutti dei cagoni" mi fece venire una ridarella isterica da farmi quasi morire. "Non ridere Fabio, corri". Lei mi sgridava ma intanto si fermava a scroccare sigarette. Quando finalmente trovammo un bagno libero ci chiudemmo dentro insieme. Abbracciati tra il lavandino e la turca ridemmo fin quasi a soffocare.
Io mi tenni la pipì per tutto il viaggio, lei invece la fece con me davanti. E non mi chiese di voltarmi.

Il locale era pieno, gli amici erano tutti in pista e io avevo una gran voglia di bere.
Contai i soldi nel portafogli e ne avevo per una sola bevuta. La notte era ancora lunga per viverla con un bicchiere solo. Avevo ventidue anni le maniche della camicia arrotolate fino al collo e degli stivali marroni con la fibbia  Ero fuori moda e lo sapevo. E mi piacevo. Venni spintonato in maniera brusca e quando mi voltai vidi davanti a me Maria Teresa. Aveva i capelli rasati a zero e una maglietta scollata che si chiudeva praticamente solo all'altezza dell'ombelico. Al suo fianco c'era un tipo con la coda  gli occhiali scuri e l'auricolare ad un orecchio. Maria Teresa mi diede una card per poter bere gratis, e sparì insieme a quel tipo.
Alle tre del mattino la discoteca si stava ormai svuotando ma io non ero ancora riuscito a recuperare i miei amici. Feci il giro di tutto il locale per cercarli e invece vidi Maria Teresa entrare nel bagno degli uomini. Il suo amico stava davanti alla porta e impediva a chiunque di entrare.
Non rimasi li ad aspettare. Andai verso il bar e restituii la card.

Maria Teresa si trasferì con la famiglia qualche anno dopo ma io e lei non ci frequentavamo più da tempo.
Una mattina mentre andavo in palestra me la ritrovai in strada che faceva autostop.
Il viso era più gonfio che pieno mentre le tette di un tempo non c'erano più. Non le chiesi che facesse li a piedi, nessuna domanda. Mi disse che sarebbe andata a vivere al mare, che sarebbe partita il mese dopo. Avrebbe gestito un lido con il suo ragazzo. Non me la vedevo aprire ombrelloni sulla spiaggia. La lasciai vicino alla stazione. Ad attenderla c'era una pertica d'uomo che fumava, sembrava un vecchio. Scendendo dall'auto mi diede un bacio sulla guancia e un pizzicotto sul pisello.

Ieri l'ho rivista. Era seduta su una panchina e fissava il lago. Non mi ha visto, oppure ha fatto finta di non riconoscermi. Aveva un berretto in testa e la faccia bianca. Il viso benchè al sole sembrava spento. Un tipo alto con le spalle curve era accanto a lei. Fumavano entrambi e parlavano poco.

Maria Teresa, è una vita che ti fai prendere per i piedi e ti fai trascinare qua e la con il culo per terra.
Chissà se cambierai mai gioco.










 
 
 
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Io amo, non corrisposto, l'ozio

scrivo due post al mese
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questo mese ho pubblicato quello sbagliato:

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Rimasta mio malgrado
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JOSE' SARAMAGO  - l'Uomo Duplicato -

ERRI DE LUCA  - Il Contrario di Uno -

CHARLES BUKOWSKI  - Panino Al Prosciutto -

JOHN FANTE  - Chiedi Alla Polvere -

 

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