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BAJUDE

Post n°119 pubblicato il 12 Dicembre 2009 da guerrinob

Pino, approfittando della presenza di Giulio, che può tradurre in balanta le nostre parole in modo preciso, si è recato con lui alla moranza di Tog na, padre di Sanleite.

Giulio, nella cui casa a Nhoma, Sanleite risiede in permanenza, ha tradotto le parole di Pino:

”Tua figlia, Sanleite, mi ha chiesto di aiutarla. L'ho fatto e lo farò ancora secondo le mie possibilità, ma questo non vuol dire che io sia obbligato a mantenerla tutta la vita. Perchè non aiutate vostra figlia a studiare?”

Risposta di Tog na:

“ Ti ringrazio moltissimo. Fai quello che puoi. Noi non abbiamo potuto. Ora con il raccolto del cagiù faremmo qualcosa. Però nel villaggio si diceva che ti avevo venduto la figlia”.

In effetti Olivera, che ogni tanto è più euforico, l'altra sera aveva chiesto a Pino: “Come sta tua bagiuda?”. Col temine bajuda si indicano le ragazze promesse in matrimonio..

Quasi tutte le ragazze presenti al villaggio sono fidanzate a qualcuno degli uomini del villaggio. Le ragazze nate a Fanhe sono in altri villaggi, tranne le pochissime non ancora promesse. E' assolutamente vietato il matrimonio tra un uomo e una donna dello stesso villaggio.

Per le donne balanta il matrimonio è irrinunciabile, perchè è l'unico modo di emanciparsi, cosa possibile dopo lo svezzamento del primo figlio. Scrive padre Armando Cossa nel suo saggio sul suo popolo Balanta, che il matrimonio non è tanto un patto tra moglie e marito, quanto un patto tra marito e la prole. L'unica autorità sui figli è quella paterna. I figli sono considerati la ricchezza della famiglia e della tribù.

Le mogli e le promesse spose sono soprattutto forza lavoro. Non possono ereditare né dalla famiglia paterna, né dalla famiglia del marito. Hanno però le loro autonomie economiche ed affettive. Non possono essere ripudiate dal marito. Loro possono abbandonare la famiglia, dopo lo svezzamento, però devono lasciare i figli al marito.

Stiamo traducendo lo scritto di padre Cossa, balanta lui stesso, molto esauriente su questi aspetti. Il suo trattato, come quelli di altri studiosi di questa etnia, mette in risalto un 'organizzazione sociale di grande interesse. Il confronto con i loro studi conferma le valutazioni che ricaviamo dai fatti quotidiani e mi incoraggia a continuare a descriverli. Devo però precisare che i costumi e la vita sociale sono in rapido cambiamento, anche per effetto della legislazione nazionale, che non sempre si sovrappone alle indicazioni della cultura balanta, trasmessa per tradizione orale.

Le promesse spose arrivano nella nuova famiglia giovanissime, a cominciare da 5 - 6 anni, promesse a uomini anche cinquantenni. La cerimonia del casamento ufficiale non è una grande festa. Molto più piccola a confronto con la solennità delle cerimonie funebri, che durano almeno una settimana, compatibilmente con la durata dei cibi e delle bevande.

 Queste bajude, ancora bambine, vengono a scuola quando glielo permettono. Arrivano puntuali, possibilmente prima dell'inizio delle lezioni.

Vengono a salutarci, a bere dai nostri occhi uno sguardo affettuoso, che non hanno più dalle famiglie dove sono nate. Come gli altri bambini ci toccano con tenerezza, e capisci che avrebbero ancora bisogno della tenerezza della loro madre.

La loro frequenza scolastica è frutto di trattative dei volontari con le famiglie. Unica eccezione di una giovane madre a scuola, lo scorso anno, la madre di Teresa. Vestiva come le altre ragazzine, non con i vestiti lunghi che portano le donne. Allattava durante le lezioni. Teresa nutrita dal latte materno e dal riso che gli altri bambini le davano dalle loro porzioni, girava indisturbata intorno alla scuola. Mi guardava con diffidenza. Anche quest'anno non fa parte dei mucchi di bambini che cercano di giocare con me, però saluta e risponde anche al mio sorriso, aggrappata al vestito lungo della madre, che non va più a scuola, ma avvolto sulla schiena ha un piccolissimo fratellino, frutto dell'ultimo anno solare, che ha portato a compimento molti casamenti e una decina di nascite.

Teresa è una miniera di allegria. Sovente, nella zona degli orti, gioca con altri bambini a fare la donna grande. Il giorno che non vedrò più Teresa nei sentieri del villaggio, sarà un giorno triste.

Diventare adulte a undici,  dodici, tredici anni è presto. Ai maschi vengono concessi molti anni di più.

 

 

 

 
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