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« RICCHEZZELE DONNE BRASA »

I BALANTA

Post n°127 pubblicato il 28 Dicembre 2009 da guerrinob

La storia dei Balanta è orale. Poche e frammentarie sono le testimonianze che i bravi cantori e i suonatori di bombolon hanno tramandato.

Innanzi tutto il nome. Padre Cossa in un saggio in attesa di pubblicazione, dice che questo nome è estraneo a questo gruppo . Effettivamente loro si chiamano Brasa. Tutti però li chiamiamo Balanta, questo nome deriverebbe da una “tribù chiamata Malinquè che avevano relazioni con i portoghesi al momento dell'espansione della colonizzazione. Siccome i Malinques non sapevano spiegare il vero nome dei Brasa, rispondevano: Quelli là, i Balanto, che vuol dire, coloro che non si sottomettono all'autorità di nessuno... Belantath vuol dire:coraggiosi ed agili nei combattimenti”.

Altra etimologia dà alla parola Balanta, il significato di Uomini, in effetti nella lingua balanta uomo si dice lante e al plurale diventa Balante.

Sicuramente arrivano dall'Africa del nord e fanno parte delle varie popolazioni Bantù.

All'espansione militare dell'impero del Mali hanno reagito ritirandosi verso ovest fino agli attuali lidi. Molto numerose le testimonianze del loro coraggio e della loro abilità nell'uso delle armi nella partecipazione alla lotta contro la dominazione portoghese, che si si è conclusa nel '74 come Rivoluzione dei Garofani.

Alle armi preferiscono, da veri contadini, utilizzare la loro abilità manuale per la vita. Li ho visti fare riparazioni di telefonini, radioline, motorini, auto, pompe idrauliche che non credevo possibili.

Da questa esperienza bellica mantengono una qualità: parlano poco di se stesi e niente degli altri, il nemico non deve sapere.

Sono tra i migliori coltivatori di riso dell'Africa. Per questo hanno meno problemi di altre tribù, che si dedicano a coltivazioni secche o al commercio, che tende a concentrarle nelle città, dove accumulano indolenza, malattie e fame.

Hanno pochi terreni con acqua dolce tutto l'anno e terreni dove l'acqua sparisce durante il periodo di siccità  in fessure profonde. Questi ultimi vengono coltivati a riso nella stagione delle piogge.

Prevalentemente la loro risicoltura, che gli studiosi chiamano risaie di mangrovia, interagisce con l'acqua salata.

Guardando la carta geografica si nota subito che la Guinea Bissau è invasa dal mare, che si insinua nel terra ferma attraverso i vari Rio.

Rio Mansoa, sulle cui sponde sono state costruite le risaie di Fanhe, largo circa un chilometro e si addentra nel paese per circa cento chilometri, non è il più grande. Bagna grandi estensioni di terreno. Queste risaie a fianco delle diramazioni secondarie dei grandi Rio, un po' fiumi e un po' prolungamento del mare nel territorio , vengono realizzate con lo sbarramento di un braccio secondario mediante una diga di terra, fatta in modo che una parte dell'acqua possa fluire verso la risaia. Qualche volta questo braccio di Rio viene prolungato con canali per arrivare fino a terreni anche più alti, soprattutto se in questi esiste una sorgente di acqua dolce. Questa mescolandosi con l'acqua della pioggia e la poca acqua salata a cui consentono l'ingresso, si riversa nel terreno delle risaie e le rende coltivabili. Quando le risaie sono a regime, l'ingresso di poca acqua salata neutralizza l'acidità del suolo e incentiva la fertilità portando sali minerali ed altre sostanze contenute nei fanghi.

L'utilizzo dell'acqua salata fa parte del patrimonio culturale dei Balanta. Questo modo di coltivare ha il grandissimo vantaggio di non richiedere la concimazione.

In queste zone i Balanta hanno ricuperato molti spazi coltivabili . Separano con argini di terrapieno il terreno dal l'acqua salata. Sotto questi argini vengono posti dei tubi dotati di tappi, molto utili quando con l'aiuto delle piogge è necessario diminuire la salinità dell'acqua..

Intanto le piantine di riso crescono fuori dalle risaie. Al momento opportuno quando  le piogge riempiono le risaie  e le piantine del riso sono pronte, si fa il trapianto. Il trapianto a Fanhe avviene da settembre metà ottobre. Il raccolto del riso è pronto nella seconda parte di dicembre.

Gli argini sono soggetti ad usura e quando il rio riesce a sfondarli è un disastro. Gli argini sono costruiti con l'aiuto di una vanga di legno. E la desalinazione di una risaia nuova o ricostruita richiede tre o più anni di piogge.

Tutti questi lavori sono preceduti da cerimonie per invocare la protezione dei Bi-ule, spiriti della natura e anime degli antenati.

Il lavoro e le fatiche maggiori cominciano ad aprile e maggio con la preparazione delle risaie e del vivaio per le piantine del riso, compito specifico degli uomini. Da fine agosto ai primi di ottobre il trapianto, compito delle donne. Da dicembre a gennaio il raccolto: il taglio del riso è compito degli uomini, il trasporto delle donne. La battitura è in prevalenza compito dei giovani. Mentre la pilatura con i caratteristici mortai è ancora compito delle donne.

Preparare con il mortaio il riso necessario necessario per l'alimentazione di una giornata per una famiglia si richiedono tre o quattro ore di lavoro faticoso di due donne. A loro e affidata la gestione della casa, degli orti, dei piccoli animali, l'approvvigionamento dell'acqua, il bucato, l'educazione e la salute dei bambini.

 

 

 

 
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