Creato da beby85e il 24/09/2008 |
fantasmi o fantasie?
nella vita capita di vedere cose che non sembrano reali o sentire fatti e avvenimenti inverosimili.....bhe giudicate voi
NOSTRADAMUS
....
GATTI NERI
gatti neri,ma quale superstizione chi li possiede dicono che abbia fortuna e chi non l'ha porta sfortuna BALLE!!! bell'animale e dolcissimo con i padroni
CASA DI FANTASMI
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JULES VERNE un semplice uomo
Post n°15 pubblicato il 05 Ottobre 2008 da beby85e
Il giovane Verne visse, per via della sua vocazione letteraria, un contrasto intenso con il padre, un avvocato che avrebbe voluto tramandare la professione. Per questo, non di propria volontà, nel 1847 partì per Parigi dove portò a termine gli studi legali. Nella capitale francese, oltre a stringere amicizie con molte persone in vista, trascorse molto tempo nei circoli letterari (dove ebbe modo di conoscere Alexandre Dumas) e alla Biblioteca nazionale informandosi e documentandosi - trascrivendo una infinità di appunti - su casi scientifici e storici. In quel periodo ricoperse anche l'incarico di segretario al Théâtre Historique (vecchio nome del Théâtre Lyrique, ora Théâtre de la Ville), per poi passare all'Opéra-Comique. Nel 1850 abbandonò definitivamente la carriera giuridica per dedicarsi alla letteratura. Cominciò quindi a scrivere commedie per il teatro, sia pure con scarso successo (uno dei titoli che si ricorda è Pailles rompues, Le paglie rotte). Nel 1857 si sposò con Honorine Morel, donna di buone condizioni; il matrimonio gli avrebbe garantito una sufficiente indipendenza finanziaria. Dall'età di trentacinque anni, nel 1863, iniziò la carriera di scrittore che continuò fino al 1919, con la pubblicazione postuma di molti suoi lavori: sessantadue romanzi e diciassette racconti. Il successo di Verne si dovette in gran parte all'editore Pierre-Jules Hetzel, il quale, dopo aver pubblicato proprio nel 1863 un suo primo volume di racconti Cinque settimane in pallone, ne pubblicò tre all'anno, consentendo all'autore di abbandonare il suo impiego di agente di cambio e dedicarsi completamente alle sue opere. |
Nella valle dei morti sono entrato.
La mente ardeva possente, ho cantato.
Eco fischianti e arcangeli d’abisso
mi seguivan nel viaggio. Mi scortavano
fino alle ultime barriere dei mondi
esseri limpidi d’aria ed il ricordo
di saggi antichi e splendenti che un tempo,
aquile alte, guidavano il mondo.
Per un giorno ho veduto, ho contemplato il mare
dove giacciono le ancore dei velieri scomparsi.
Ho raccolto dall’albero di vita un rosso frutto,
l’ho accostato alle labbra, l’ho baciato e ho pianto.
Quando morsi, però, morsi il mio cuore:
svanì la gioia e tace il dolce canto.
Hanno chiuso i miei occhi, mi han rubato
il frutto rosso: il fanciullo è infelice.
Dalle case di pianto non sa uscire,
non vi è alcuno a sentirlo, non vi è alcuno.
In nessun luogo al mondo vi è qualcuno.
28.III.1987
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