la fata di fango
they say there's nothing I can do but talk to strangers and wait for youha qualcosa in sè di spietato e assieme, in un certo senso, placido.
non so.
è quasi certo che io lo ami, e che lo abbia amato subito.
fare teatro per lui è come sconfiggersi piano, come una sorta di discesa che ti porta a essere sottile come un filo in te stessa, e però sempre più infinita, profonda ed empia ad un tempo.
ha quella qualità tremenda e rara, di penetrare con semplicità.
ha solo poche parole per te, lungo la sottile ironia di cui candisce il proprio parlare, ha un grappolo di parole per te, e sono quelle che slegano e slacciano maschere e luminose insicurezze, subito dietro gli occhi.
non so resistergli.
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per il quarto anno come un dolce parto le mie dita lunghe e magre cascano in gola, lungamente, acremente.
vomito.
l'unica realtà di un'improbabile e sempre ironica ironia, perchè senza tregua io ne rido!
sì.
non sono una di quelle che piange sopra le proprie prodezze. io rido. io mi compiaccio, godo, soffro solo se proprio necessario.
mi è capitato spesso di arrendermi, dopo, del tutto spossata, cadere in uno di quei sonni che vibrano dei sogni più allucinanti, di quelli che non si dimenticano mai più.
ho sognato di essere ricoperta di api, in silenzio, esterrefatta dinnanzi la montagna senza fine, alta come il cielo e sottile come un velo, che si stagliava fra me e tutto il resto.
non potevo piangere, per le api. ne urlare, per le api. io e la montagna sottile come un velo.
senza suoni.
piano mi svuotavo.
forse io rido di gusto per tentare di raccogliermi, se ci fosse mai qualche eco di ritorno, se le mie risate suonassero mai meno vuote.
forse io rido perchè c'è una matassa di carne nel mio petto, e non è un cuore, e non pulsa, non fa che giacere acido e tremulo.
forse io rido perchè vivo lo stupore di un istante che non è passato, e non è presente, e mai risuona di futuro. si può morire un istante solo, e poi vivere per sempre senza cuore, senza tregua.
il quarto anno scendono come velluto. tecnica colta impedisce ormai ogni vago sintomo, è come se niente fosse. ormai non sento neppure la violenza, la cattiveria.
eppure vivo.
eccome.
eppure vivo. addirittura più di molti altri incontrati.
sarà perciò che nonostante tutto, mi guardo allo specchio con la pelle sempre più chiara, come una nuvola, e non sento più nessuna colpa.
e rido.
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all we do is share the words we say.
share our thoughts.
share our smiles.
there's no dignity in lies,
lightly levitating upon us, us, us.
all we want is sacred love.
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si chede Red se io non vaghi come un caso. si chiede nel vedermi se non sia dissolta nei molti luoghi andati.
ho paura del suo sguardo. ho paura del suo cogliermi nuda.
Che è forse vero, che sono io dissolta. e leggere della verità altrove, leggere di me in lui, e non in me, ormai...come può non spaventarmi?
mi chiedo io se Red non sia qui solo per poco, benchè io lo vorrei per sempre.
che è forse lui quel caso che mi fa vagare. che forse ogni luogo della mia disgregazione è in lui, che forse non ho fatto altro che seguire le segrete vie del suo corpo.
Red è il fiore di sangue che sboccia sul mio petto. cerco di stringerlo fra le dita, cerco di nasconderlo nei miei pensieri.
chi altro farà fiorire il mio corpo?
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mi chiedo se le manco. lei non mi manca. ma continuo a pensarla. continuo a disturbarmi di ricordi. lei no, lei immagino di no.
perchè per lei sbocciare è stato dimenticare?
c'è stata una volta che eravamo su degli scogli, ed era tardi, era notte. eravamo molli di alcool, e perse fra il rumore delle onde e la leggerezza della sbronza.
c'era anche lui. che se ne stava rannicchiato e stringeva fra le labbra una sigaretta. se ne stava un pò lontano. insieme lo spaventavamo, insieme lui non poteva resistere.
lei piangeva. io ridevo. lui fumava.
forse abbiamo dormito un pò.
se ne sono andati assieme.
io sono rimasta lì. avevo perso una scarpa.
forse ho pianto. o forse era solo pioggia che avevo conservato dietro agli occhi.
allora avevo capito che di noi non c'era più nulla. che ora c'era lui.
non penso di mancarle.
penso che lei non mi manchi.
mi chiedo cosa stia facendo. vorrei tenermela stretta fra le mani, lei che è così minuta, così piccola che la potrei spezzare fra le dita. sì, vorrei spezzarla, guardarla negli occhi.
la mia vita si riempie di assenze.
tutti se ne vanno, e io rimango lì su quello scoglio, e cerco sola la mia scarpa.
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