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E NESSUNO SE NE ACCORGE ..MAI

Post n°14 pubblicato il 11 Febbraio 2010 da hesse_f
 

Messaggio N°128
06-12-2007 - 11:15

E NESSUNO SE NE ACCORGE

..MAI

                                              Frida Kahlo 1938-39


Qualche giorno fa un ragazzo ha tentato il suicidio. 30 anni circa e per me che lo incrociavo in auto e lo vedevo seduto al bar in mezzo agli altri, è stata una sorpresa, e, mi chiedo se la reazione dei suoi amici al suo gesto sia stata di stupore o di rassegnata attesa. Nel paese dove abito, nonostante vi sia nata, non conosco quasi nessuno. Ho vissuto tanti anni a Milano e conto di tornarci, quindi vivo questa situazione come un intermezzo che suonerà per poco, a cui non serve partecipare.

Non ho mai amato, per di più, queste tre case che non riescono a nascondere il verde che sta ovunque d’attorno. E’ un paese agricolo e, se adesso questa frase vuole dire poco, quando io ero ragazzina era una realtà che ne scandiva l’andamento e le stagioni. Un po’ come il sabato del villaggio senza più donzellette che “ornava(no)……al dì di festa il petto e il crine”. L’uomo lavorava. Il lavoro era quello fuori casa, e le donne, che spesso crescevano 3, 4 figli, più il marito che, in un certo senso, era il più bambino di tutti, erano le “regine del focolare”. Si parlava poco a quei tempi e le parole si consumavano quasi tutte nei rari momenti d’incontro. I giovani a cui si doveva prestare attenzione ancora non c’erano, a quel tempo si era ragazzi, “usi a obbedir, tacendo”.  Non era per noi è vero, ma a noi si adattava bene. Come si adattavano anche le vesti dei fratelli maggiori.

Tre mesi fa un altro ragazzo si è suicidato, non lo conoscevo ma so che era molto più giovane, 15 o 16 anni.

Stiamo parlando di un paese di 1200 abitanti, frazione compresa. Di quelli che un tempo venivano definiti a misura d’uomo.

E’ pur vero che la mente di ogni ragazzo è sfiorata, prima o poi, da questo pensiero infausto e che io stessa con quelle parole dei “Promessi Sposi” con cui aprivo il mio diario di adolescente, gridavo un disagio che nessuno era disposto a sentire. Il mio scontro, però, coinvolgeva soggetti ben definiti. Nel mio isolamento, nella fragilità e nel potere di un adulto di manipolare il bisogno di appoggio di un giovane, per quel che riguardava me il discorso vedeva di fronte due precise entità. Io e la mia famiglia. Credo invece che ora il discorso vada ampliato e che il rispetto negato alla sensibilità di questi giovani più fragili non sia solo quello di una famiglia che non riesce a leggere la disperazione che ogni giorno aggiunge parole ad un diario interiore che resterà per sempre sconosciuto, ma di una società che, questa sì, per davvero, veicola aspirazioni, desideri, che, lasciati crescere da soli, mangiano un’anima che non avrebbe bisogno di modelli ma soltanto di attenzione e ascolto.

"Vi son de' momenti in cui l'animo particolarmente de' giovani, è disposto in maniera che ogni poco d'istanza basta a ottenerne ogni cosa che abbia un'apparenza di bene e di sacrifizio: come un fiore appena sbocciato s'abbandona mollemente sul suo fragile stelo, pronto a concedere le sue fragranze alla prim'aria che gli aliti punto d'intorno. Questi momenti, che si dovrebbero dagli altri ammirare con timido rispetto, son quelli appunto che l'astuzia interessata spia attentamente e coglie di volo, per legare una volontà che non si guarda".  Alessandro Manzoni

a.b.

 
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a.b.

 
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