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SI SCRVE A MA SI LEGGE B, il linguaggio della politica

Post n°36 pubblicato il 11 Marzo 2010 da hesse_f
 

Messaggio N°97
12-02-2007 - 23:15
 

Si scrive A ma si legge B

immagine

 Emanuele Luzzati


Conoscere la grammatica dei fatti è importante, ci permette di leggere gli avvenimenti e spesso di anticipare quello che ha da succedere. Imparata la formula, si è padroni di uno schema fisso, che decifra anche un lessico oscuro come il politichese, che si scrive A ma si legge B. Non c’è differenza tra il nostro quotidiano e gli episodi narrati sui giornali e in tv.
Se improvvisamente a Natale, la ricchissima zia novantanovenne, che ci ha tenuti tutti col fiato sospeso dal giorno del suo matrimonio con un sessantenne vedovo, ma con figli, torna d’acchito al fianco dei nipoti durante la cena di mezzanotte, è chiaro che lo zio è morto e il patrimonio, al contrario, è tornato in vita. Anche un analfabeta saprebbe leggere questo lessico familiare, che però nulla sembra aver a che spartire con la prima della Scala. Vediamo un po’. Il 7 dicembre di un paio di anni fa, a Milano si rappresentava l’Aida di Verdi. Prodi e consorte si fecero trovare già seduti al loro posto, mentre la Moratti accoglie va all’entrata i grandi d’Europa. Durante la serata si fecero poi, vedere assieme, ma quel piccolo particolare, chiaro a tutti gli intervenuti,  mostrava senza ombra di dubbio, lo stato di tensione dei loro rapporti. Poi calerà il buio e tutto si fermerà per riprendere vita nel momento in cui la musica è di nuovo a riposo. 
Chi crede ancora che si vada alla prima della Scala per sentire l’opera, è un ingenuo irrecuperabile, e allora ci vorrebbe un miracolo, non un alfabeto, ma, per quelli più smaliziati, ecco la lettura di quella sera.  Tra gli ospiti c’erano il cancelliere tedesco,il presidente greco, il primo ministro croato, il ministro della cultura francese, quello dell’energia del Congo, i responsabili del petrolio saudita, egiziano e nigeriano, insomma un parterre attentamente vagliato per una serata che deve aprire a Milano le porte dell’ Expo 2015. Nessuno era lì per caso. Gli abiti, i gioielli, lo stile ma soprattutto gli intrecci, si acclarano e si dichiarano, sotto quei riflettori. Bisogna saper distinguere tra quello che è la forma, l’obbligo, la necessità e la vera sostanza. Una stretta di mano più lunga o più calorosa, il  permesso di uno scatto o di una istantanea particolare, una presentazione ambigua o un incontro apparentemente casuale  sono i momenti cardine degli eventi mondani. Quanti tagli o ricuciture al suono di “Celeste Aida, forma divina..” e la Moratti lo sa, al punto di portarsi per il galà a palazzo Reale, le tovaglie da casa. Davanti alla Scala quella sera, forse c’era qualcuno convinto che all’interno del teatro si ascoltasse un’opera, ma chi era dentro, sapeva bene che Letizia Moratti, stava tessendo i primi contatti di una tela che, vedrà cucito l’ultimo punto,  solo nel 2015.

Proprio come noi con la zia…….. 

a.b.

 
 
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