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si fa ma non si dice ( soprattutto qui nei blog) LA CHAT
si fa ma non si dice
( soprattutto qui nei blog)
LA CHAT
(uno)
Le prime volte che sono andata in chat, 10 anni fa circa, ho pensato di trovarmi in un ambiente ostile. Ero tagliata fuori da una conversazione che alla mancanza di contenuto sopperiva con l'umorismo e la velocità. Tutti rapidissimi sia nell'inviare sia nel trovare la risposta più spiritosa, simpatica. Tutti, tranne me.
"Rosadelnord, Sonoquiperte, OceanoInfinito" persone che si erano ribattezzate al mondo della chat, rinascendo a nuova identità, con questi nomi così esotici, sibillini, a volte dichiaratamente maliziosi, univano all'impegno dimostrato nello scegliersi un nick perfetto, la capacità di essere brillanti, arguti e sparavano battute con una frequenza che mai ho ritrovato, nè prima nè dopo, in un dialogo normale. E io, ignorata fin dal primo timido ciao, cercavo di dire la mia con la lentezza e le paure di chi è nata in provincia e non è troppo abituata ad imporsi, e ad attirare l'attenzione.
Ad aggravare i natali sbagliati pure la timidezza giocava un ruolo non indifferente così per il timore di dire qualcosa di inopportuno alla fine ero sempre fuori luogo e fuori tempo.
Lenta e timida un connubio suicida per chi vuole partecipare ad una chat.
Accantonata ogni illusione di diventare chatleader, riprovavo ogni sera a buttarmi nella mischia con il mio "ciao" a cui veniva subito sbattuta la porta in faccia. Aguzzando l'ingegno pensai che avrei dovuto trovare un modo per esistere ai loro occhi e siccome le mie risposte erano sempre fuori tempo di almeno sei righe, che sembrano tante per un comune mortale ma che per un chatuser sono circa due secondi, pensai di ricorrere alle maiuscole.
"Hesse non gridare!!!!!!! "
Nongridare????? chi era questo pazzo che ce l'aveva con me?????
Nemmeno il tempo di godermi la visibilità acquisita e subito redarguita, biasimata e accusata di disturbo della quiete! Dopo un attimo di sbigottimento, compresi che esisteva un gergo della chat, per cui, le maiuscole ,equivalevano ad alzare la voce e io mi ero imposta a tutti nel modo più scortese.
Imposta, per modo di dire perché continuavo ad essere invisibile.
Ad un certo punto si apre una finestra piccola e Mario, messi i panni del GobbodinotreDame, mi chiede:
“Disturbo?”.
Come disturbi?????
“Vuoiparlare in pvt ? ”
Pvt, cirillico, braille, avrei affrontato qualsiasi linguaggio pur di conversare con qualcuno al di là del monitor.
Nonsolo. Se fossimo nella realtà e tu avessi bussato alla mia porta ora saresti sul divano più comodo, circondato da profumi che avrei disperso nell’aria, intento a sorseggiare il miglior vino, della migliore annata, della cantina più rifornita del mondo. Qui posso offrirti solo un ciao scritto con lo stile più elegante.
Non importa se tra poco scopriremo di non aver nulla da dirci, se io ho l’età di tua madre o tu di mio nonno, se nella realtà saremmo subito divisi da quell’antipatia istintiva che a volte ti prende nei confronti di una persona appena conosciuta, per adesso sei l’alito divino che mi ha dato la voce, colui che mi ha consegnato la chiave della chat. E infatti, dopo alcune domande che, successivamente scopersi, erano di rito, nonc’era più nulla da dire. In chat gli uomini fanno la prima mossa ma poi, se non hanno in mente qualcosa di preciso, lasciano portare avanti il dialogo alla donna, e io ero troppo timida per continuare una conversazione che diventasse personale con uno sconosciuto.
A questo punto ho le chiavi del regno ma non so più se ci voglio entrare.
(continua)
a.b.
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