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Non ho mai rincorso una carriera. Durante l’università sono passata indifferentemente tra i lavori più diversi. Le pulizie, al pomeriggio, con la mia migliore amica in un locale che, a pensarci ora, sembrava più una sede di partito, che un posto per rilassarsi e ascoltare musica. La correttrice di bozze, l’archivista in Tribunale, la segretaria di un cancelliere in Pretura. Accettavo qualsiasi lavoro, considerandoli più esperienze di vita che sostanza per un eventuale curriculum; ma di uno in particolare, ancora adesso, sono grata alla casualità, che me lo propose. Se fossi nata negli Stati Uniti, dove questa professione è apprezzata e diffusa, sulla mia carta d’identità per qualche anno ci sarebbe stato scritto fact checker. Ancor oggi, invece, non so, come lo si potrebbe scrivere su un documento italiano, perchè, nonostante tanti lamentino la mancanza, nelle redazioni, di chi controlla la veridicità di fatti e notizie, non mi sembra che questo ruolo sia stato, da noi, ufficializzato. In seguito cominciai a scrivere io stessa ma i primi tempi dovevo solo fare verifiche. Lo facevo con attenzione e scrupolo, e non mi accontentavo di una sola fonte. Se proprio non era possibile fare confronti, cercavo di stabilire con altre ricerche,l’attendibilità dell’autore. A volte era faticoso e snervante, anche perché non esisteva Google, o qualche altra scappatoia del genere. Ogni ricerca presupponeva pagine e pagine di libri, enciclopedie, saggi, biografie che, fino alla fine della documentazione, restavano aperti alla pagina necessaria, impilandosi l'uno sull’altro. Qualche anno fa uscì un film, tratto da una storia vera: “L’inventore di favole”. Il giovane Stephen Glass diventa negli anni 90, uno dei giornalisti freelance più interessanti d’america. E’ brillante, arguto, originale, apprezzato da tutti al The New Republic, uno dei più premiati magazines americani, fino al giorno in cui si scopre che, alcune delle storie, da lui raccontate con tanto di fonti di riferimento, sono del tutto inventate. Viene chiaramente licenziato e indagato per falso giornalistico. Ho sempre letto le notizie sui giornali accompagnando ogni frase da grossi punti interrogativi e accendo la tv con sospetto. Certo è più facile che legga in modo rilassato Sofri che Belpietro ma ormai la sfiducia fa parte del mio DNA al punto che, se al mattino compero una brioche e un giornale è più facile che, se sento puzza di bruciato, non annusi, istintivamente, il sacchetto del panettiere.
Qualche giorno fa parlando con un amico ci chiedevamo
" Saranno andati davvero sulla Luna?"
a.b.
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