La tua lama indugia, giovane martire, ma una lama non prova pietà né paura: ne ha forse il tuo cuore?
La tua posa è gentile, il tuo sguardo, fermo: lo è altrettanto la tua volontà?
Cosa turba la tua vocazione? Sono forse gli sguardi della gente attorno?
Guardali, gran giustiziere di Diocleziano, nei loro occhi solo gioia dovrebbe leggersi, in questo giorno fausto, non quello smarrimento attonito.
Uccidi, nero guerriero! Ricaccia nelle profondità infernali il tuo nemico! È lì ai tuoi piedi, trascinato docile nella polvere dalla mano della bella Silene: perché non trema? Perché pare quasi rasserenarsi, nell’attimo terribile della fine?
Gli serrasti la gola perché la sua parola non ingannasse alcuno e adesso brami un suo lamento, un soffio di quell’alito infuocato che disveli ciò che la tua fede nasconde.
Improvviso, come nelle sere andate, il suo grido si udì un’ultima volta ancora:
- Finché quella striatura di pietre, paglia, ossa e sangue chiamata Selem continuerà a pesare sulla sabbia del deserto, la sua ombra colorata continuerà ad invadere arrogante il mio regno.
Colpiscimi, grande guerriero! Io, come quall’ombra adagiata sull’acqua, sono solo l’immagine di ciò che temi.
Colpiscimi! Disegna cerchi inutili nel tuo stagno, mio vincitore, poi guarda i contorni della tua paura ricomporsi intatti.
Nessun riflesso può morire finché vive il solido corpo che lo genera.
Il sangue scorreva via rosso come i tuoi capelli, come il fuoco che ti brucia dentro e non sai spegnere. Il sangue scorreva lento e piano nascondeva dietro il mantello delle palpebre, nelle iridi ormai spente, il volto tuo sgomento.
Dimmi, grande guerriero, dov’è il tuo nemico?
Inviato da: ElettrikaPsike
il 03/06/2024 alle 22:27
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il 11/09/2020 alle 15:37
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il 30/08/2020 alle 16:54
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il 26/08/2020 alle 23:41
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il 25/08/2020 alle 03:09